Nuvole in scatola
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Compito per casa: fai una ricerca sul tema affrontato in classe.

Da dove iniziare? Di solito, si parte da Google, se va bene da Wikipedia. Ecco: a mio parere, questo non è un buon inizio.

Sia chiaro: non sono contraria all'utilizzo della rete e della tecnologia, ma vedendo quanti adulti sono incapaci di distinguere le fonti attendibili dalla malinformazione, credo che prima di arrivare alla ricerca su Internet sia necessario un percorso ampio e approfondito su cosa significhi la ricerca e sui metodi per discernere le informazioni vere da quelle false.

Le soluzioni, per come la vedo io, sono due: accompagnare il bambino nella ricerca, analizzando ogni singola fonte online e cercando di capire insieme la provenienza e l'attendibilità delle informazioni, o affidarsi ai cari, vecchi e mediamente più fidati libri.

Si tratta di due approcci in qualche modo complementari tra loro.

Il primo è formativo perché gradualmente insegna al bambino cosa significhi cercare in rete.
Il secondo è prezioso per l'autonomia perché lascia il bambino più libero nel lavoro.

Peccato che non esistano più le enciclopedie di una volta, vero? 

Forse ne avete ancora una in casa, ma si può ancora considerare aggiornata, con l'evoluzione delle scoperte, del sapere, della realtà geografico-politica che ci circonda?

Tutta questa premessa per dirvi quanto ritengo preziosa questa nuova iniziativa di Editoriale Scienza, che ha appena lanciato la propria enciclopedia, Adesso lo so.

Adesso lo so - corpo umano

"Adesso lo so" ha le caratteristiche di ogni prodotto Editoriale Scienza: unisce l'autorevolezza della casa editrice con il suo stile divulgativo chiaro e leggero, con box di curiosità e approfondimento. In più, vi è sempre quella tendenza ad ampliare lo sguardo, a cercare, anche in quest'opera enciclopedica, cenni di interdisciplinarietà.

Adesso lo so - corpo umano

Il primo volume, dedicato al Corpo umano, ad esempio, inizia dal significato e l'origine della vita, per poi spaziare sulle relazioni tra corpo e cultura, o le connessioni tra stile di vita e salute: input che completano i temi trattati, lasciando capire che ogni branca del sapere è in qualche modo connessa.

Adesso lo so - corpo umano

Corpo umano - Adesso lo so! è suddiviso in temi facilmente rintracciabili grazie alle fascette colorate presenti in ogni pagina. Ogni doppia pagina affronta un argomento, e in coda, in basso a destra, un box colorato riassume le nozioni imparate (Con un "Adesso lo so" che dà il nome alla collana).

Adesso lo so - corpo umano

Il testo è arricchito da mappe concettuali (utili anche per il ripasso, o per comprendere un tema a colpo d'occhio) e tavole illustrate a doppia pagina, come quelle in cui si presenta ogni singolo apparato, così come è collocato e distribuito nel corpo umano.

Adesso lo so - corpo umano

Mi piace pensare a Corpo umano e all'intera enciclopedia "Adesso lo so" (il secondo volume, Scienza, è in uscita ad aprile 2022) come a un regalo di quelli "importanti", da fare un pezzo alla volta, per insegnare ai bambini a non correre, a non cercare la risposta facile, ad approfondire e capire.


Non è che i bambini facciano apposta, a disobbedire, anzi.

È che le tentazioni, spesso, sono più forti della forza di volontà; e d'altra parte, non vale lo stesso anche per noi, quando ci ripromettiamo di metterci a dieta o di urlare di meno?

Forse

Chris Haughton lo racconta molto bene, senza toni moralistici o sanzionatori, in Forse, recentemente pubblicato in Italia da Edizioni Lapis.

Forse ricorda molto da vicino altre due famose e amatissime opere dello stesso autore: Oh-oh! per l'ambientazione, tra gli alberi della foresta, e Oh, no, George! per il tema.
Anche qui, infatti, troviamo una raccomandazione e qualcuno che, pur animato da buone intenzioni, non sa resistere alla tentazione che si manifesta davanti ai suoi occhi.

Forse

Protagoniste sono questa volta tre scimmiette alle quali mamma scimmia raccomanda "Non avvicinatevi all'albero di mango. È pieno di tigri lì sotto".
Ma le scimmiette, quando vedono i manghi così a portata di mano, non ce la fanno.

Forse

Un aspetto coinvolgente di questo libro è la coordinazione tra le tre scimmiette, che come fratellini o sorelline ben affiatati agiscono di concerto e con molta rapidità, con un dialogo che si compone di battute veloci e serrate.
Coordinandosi rapidamente, le scimmiette controllano che non ci siano tigri all'orizzonte e si muovono leste verso l'obiettivo, spingendosi ogni volta un po' più in là, spostando l'asticella della disobbedienza verso un pericolo di volta in volta più concreto.

Forse

 
È un albo molto dinamico, Forse, una storia in cui emergono in modo netto la rapidità dei movimenti e il cambio di ritmo tra i momenti decisionali (che si concludono con quel "forse..." possibilista che dà il titolo al libro) e quelli di azione e avventura.

Il movimento è sottolineato anche dalla disposizione grafica del testo, che spesso segue l'azione delle protagoniste, come se le parole saltassero tra i rami degli alberi insieme a loro.

Vi è anche un piccolo scarto tra testo e immagini che rende tutto più divertente: i piccoli a cui leggerete l'albo non mancheranno di notare che le tigri, in realtà, ci sono eccome, anche quando le scimmiette non le vedono (se ne accorgeranno anche le scimmiette, in un secondo momento!).

Sebbene la disobbedienza delle piccole protagoniste le avvicini al pericolo, non si avvertono nella lettura un tono didattico o un intento pedagogico: Forse Ã¨ un libro comprensivo verso la lusinga del proibito, accogliente verso chi legge e verso quelle buone intenzioni di cui ci nutriamo tutti i giorni pur ascoltandole solo quando riusciamo a farlo.



   

Ma questo cos'è? Un graphic novel o una fiaba? Un volume serio ed elegante o un fumetto ironico? Un albo per bambini o un racconto per ragazzi?

Mule Boy e il troll dal cuore strappato

Forse non è un caso se Mule Boy e il Troll dal cuore strappato, di Øyvind Torseter, è uno dei primi titoli di una collana dal nome "Trasversale Beisler", perché la sua identità è sicuramente obliqua rispetto ai soliti canoni, e in questo suo sfuggire alle definizioni si rivela decisamente contemporanea.

Iniziamo dall'inizio, cioè dalla copertina: elegante nella sua costa a contrasto e impreziosita da fregi dorati, sembra un volume miniato. Nell'illustrazione al centro, però, la sua identità di fumetto emerge prepotentemente, con un font gotico ed espressivo e quel protagonista, Mule Boy appunto, che è un ibrido tra umano e animale, minimale nei tratti, che richiamano altri personaggi del fumetto a partire dai Mumin di Tove Jansson.

Mule Boy e il troll dal cuore strappato

All'interno, dopo i risguardi zeppi di personaggi, troviamo una pagina che ricorda i vecchi libri di fiabe, e infatti inizia con "C'era una volta". La storia di Mule Boy e il Troll dal cuore strappato nasce infatti dalla reinterpretazione di una tradizionale fiaba norvegese, a cui Øyvind Torseter ha aggiunto strati ineffabili di arte, ironia e contrasti.

L'avventura di Mule Boy Ã¨ piuttosto classica nel suo dipanarsi: il ragazzo, ultimo di sette figli, parte per salvare i fratelli da un terribile troll, e salverà anche una principessa. In questo viaggio troviamo mandanti, aiutanti, donatori, oppositori, nel rispecchiamento della più tradizionale morfologia della fiaba.

Tuttavia l'elemento che più emerge nella lettura non è la trama ma la sovrapposizione di stili, sia iconici che verbali.
Ci fa sorridere, in un contesto dai toni epici, la figura del cavallo fifone che cerca scuse per non mettersi in pericolo.

Mule Boy e il troll dal cuore strappato

E i due personaggi principali, Mule Boy e la principessa, sembrano appartenere a codici figurativi lontanissimi tra loro: in lui vediamo le linee minimali e infantili del fumetto, in lei tratti espressivi dal forte richiamo artistico, nel suo profilo che sembra un Picasso.

Mule Boy e il troll dal cuore strappato

E poi c'è il troll, con un codice ancora diverso: sfumato, abnorme nelle dimensioni quasi incompiuto nei tratti, come se volesse rappresentare la paura dell'ignoto e dell'incerto.
 
Muke boy

 
L'intero graphic novel è insomma un affascinante sovrapporsi di suggestioni e contrasti che costruiscono una sfumatura di fascino difficile da afferrare coscientemente ma che lascia tracce più a fondo e ci conduce, tra storie di astuzie, inganni e coraggio fino a un finale, lieto e favolistico, ma con una sfumatura adulta: 

vissero per sempre perlopiù felici e contenti.


Ascoltare la voce di mamma e papà, giocare scoprendo come funziona il proprio corpo e il mondo attorno a sé, imparare a "leggere" immagini e colori: sono tre piaceri molto importanti per il benessere e lo sviluppo dei bambini nella prima infanzia, che si ritrovano in queste due proposte editoriali. 

solletico cucu

Solletico e Cucù, di Francesco Fagnani (Editrice Il Castoro) portano su carta (anzi, su cartone) due tra i giochi prediletti dei più piccoli, con un meccanismo interattivo in cui il genitore-lettore si fa tramite non solo del testo del libro, ma anche della sua trasposizione "fisica" nella realtà.

Entrambi contengono un elemento di internazionalità, con la traduzione di un suono tipicamente infantile in diverse lingue del mondo. È evidente che all'età a cui questi libri si rivolgono (dai sei mesi ai due anni circa) i concetti di lingua e di traduzione non sono afferrabili, ma la traduzione diventa un pretesto per accedere a nuove onomatopee e a nuove sonorità che ravvivano il momento giocoso.

solletico

In entrambi, il protagonista che guida la lettura è Lupino. 
In Solletico lo vediamo triste, e siamo invitati a fare qualcosa per farlo ridere. Ecco che allora si dà il via a una carrellata di animali provenienti dalle varie parti del mondo, e ogni genitore fa a modo suo (e nella sua lingua) "ghiri ghiri" al suo cucciolo.

Un viaggio da percorrere solleticando il personaggio col ditino sulle pagine, o trasferendo quel gesto al bambino che ascolta, e immergendosi nelle pagine ricche di colori pieni e vivi e dalle atmosfere così diverse l'una dall'altra.

solletico

Ancora più coinvolgente è Cucù, in cui ogni personaggio (a cominciare da Lupino) si copre gli occhi con le mani e invita il bambino a immaginare chi si nasconda lì dietro, nel più gradito dei primi giochi.

cucu

C'è qualcosa di molto tenero e autentico in questo gesto tipicamente infantile: l'animale copre soltanto gli occhi ma, non vedendo, immagina di non essere visto a sua volta.
La resa grafica dell'animale con gli occhi tappati è interessante, perché mette in evidenza dettagli inconsueti, come la forma delle zampe o delle ali, e il gioco a indovinare risulta così divertente anche per bimbi un po' più grandi.

cucu

Molto allegra, dal gusto fumettistico, la resa dell'animale che si svela.

cucu

Le diverse lingue in cui il gioco viene declinato rendono l'esperienza sensoriale di Solletico e Cucù più varia, accompagnando i gesti con suoni ogni volta diversi.

Sono formule profondamente impresse nell'animo di ogni bambino (quelli della mia infanzia sono in friulano: "ghiti ghiti" e "cucuc"), parole diverse eppure in qualche modo affini tra loro, perché il piacere di giocare è ciò che ci rende, universalmente, bambini.


 

"È Toy story!" mi hanno detto in coro il Piccolo T e il Piccolo D quando ho letto loro questo albo per la prima volta.

Quello nuovo

E in effetti le somiglianze tra Quello Nuovo e il film della Pixar sono innegabili: entrambi vedono come protagonisti dei giocattoli animati, e in entrambi è ben presente il timore di non essere più amati dal bambino che li possiede.

In questa proposta di Editrice Il Castoro,  la storia si arricchisce di un tema particolarmente importante per i bambini, ma soprattutto della bella prosa di Silvia Vecchini e delle espressive illustrazioni di Sualzo.

Quello nuovo

È Cavallino a dare la notizia a tutti: "Quello Nuovo è arrivato!".

I giocattoli pensano subito che si tratti di uno di loro, e cominciano a informarsi: non sarà mica più morbido della pecorella? o più forte dell'elefante? Non ruberà mica tutte le attenzioni di Bambino?
(Sì, Bambino, con la B maiuscola, come se fosse il suo nome proprio, perché per loro è lui, l'unico, il solo bambino).

Mentre il testo porta avanti l'equivoco, senza forzature e con molta naturalezza (Quello Nuovo in realtà si rivelerà essere il fratellino di Bambino, e quindi per i pupazzi un compagno di giochi in più), le immagini ci trasportano dentro la storia con inquadrature dal gusto cinematografico, che risaltano l'anima dei giocattoli che si fanno bambini.

 Quello nuovo

Il punto di vista è il loro, dal basso: un punto di vista tipico dell'infanzia.

Di Bambino, i giocattoli vedono solo i piedi, o le grandi braccia, quando li raccoglie: un po' gli stessi dettagli che entrano nel campo visivo di un bambino quando guarda un adulto.

Quello nuovo


Ed è proprio questo scambio di punti di vista ad emozionare, nella lettura di questo albo che ci parla di timori, curiosità e accoglienza di un nuovo arrivato. Non si parla del rapporto fra fratelli (anzi, si dà quasi per scontato che quello sarà importante, così importante da mettere a rischio i pupazzi), ma si inserisce un terzo elemento che ne assorbe le emozioni.

Nel gioco delle parti, i giocattoli sono bambini, e il bambino è un adulto di cui si desiderano le attenzioni. Il lettore si sente compreso proprio perché non è a lui che ci si rivolge, quasi a dire che certe sensazioni, quando arriva "quello nuovo", sono molto più universali di quanto crediamo.



Che forma ha un libro?

Per quanto la scelta del formato incida sulla qualità editoriale del prodotto, certamente non è questa la prima domanda che ci si pone davanti a un titolo nuovo, eppure ci sono casi in cui la forma del libro è parte integrante del suo contenuto.

dov e il sedere di brian

Dov'è il sedere di Brian?, di Rob Jones, edito da Terre di Mezzo editore, è stampato in formato leporello, o per intenderci a fisarmonica: un unico foglio cartonato piegato a zig zag, protetto da una copertina rigida.

Questa scelta non è soltanto un vezzo editoriale.

dov e il sedere di brian

Il libro, adatto ai lettori più piccoli, dai 2 anni o anche prima, con il suo testo breve, i suoi colori puri e i contorni netti e ben delineati, si sviluppa attorno alla domanda posta dal titolo: Dov'è il sedere di Brian?.

Brian è un lunghissimo bassotto e nella prima pagina ne vediamo solo il muso, sveglio e sorridente. Cogliamo l'invito del testo e iniziamo la ricerca di questo sedere girando le pagine oppure aprendo gradualmente il leporello fino a stenderlo del tutto.
Così facendo, seguiamo il corpo di Brian e lo vediamo attraversare le diverse stanze della casa. In questo modo, la forma del libro è parte stessa del contenuto, perché rappresenta l'incredibile estensione di questo bassotto. 

In ogni stanza ci aspetta un animale (un pappagallo, un criceto e così via), a cui chiediamo se per caso lo ha visto. E la ricerca prosegue fino al divertente finale.
Dov'è il sedere di Brian? ha anche un "lato B" (il retro del leporello), dove in modalità silent, senza parole, seguiamo il cane attraverso le stesse stanze, ma in versione notturna: un invito a una lettura diversa, anche lasciata all'esplorazione libera del bambino.

Sì, perché più che di un libro da leggere si tratta di un libro da esplorare e scoprire (anche nella sua fisicità e nel suo sviluppo in lunghezza, ad esempio piazzando il libro in piedi, appoggiato al pavimento), in cui piccoli dettagli lungo le pagine catturano l'attenzione del bambino e invitano ad adottare una lettura di tipo dialogico, che stimola l'interazione e il linguaggio.

dov e il sedere di brian

È un libro che non consiglierei come unica proposta in una casa di non lettori, perché la sua forma atipica non educa all'approccio con l'oggetto-libro da sfogliare, aprire e chiudere, ma può diventare un prezioso arricchimento dell'esperienza di lettura e anche un esempio di creatività fuori dai soliti schemi in piccoli che già sono educati all'ascolto e abituati all'approccio con libri più classici.

Inoltre, con il suo potenziale giocoso, può essere un prezioso alleato con bambini ancora reticenti alla lettura, che hanno bisogno di un coinvolgimento fisico più forte per essere portati ad ascoltare una storia.

Il cane festone

Quella dello sviluppo in lunghezza è per il bambino un'esperienza di scoperta spaziale che può essere riproposta anche con un gioco più attivo, creando un lunghissimo cane-festone.

dov e il sedere di brian

Basta disegnare testa e coda e poi creare un corpo lungo a piacere incollando tra loro anelli di carta come si fa, appunto, con i festoni.

dov e il sedere di brian

 Non vi viene voglia di appenderlo alla parete e dare una festa a tema cinofilo?

Un sole, otto pianeti (ve lo ricordate che Plutone non si conta più, vero?), una manciata di satelliti, la Via Lattea: fosse tutta qui, la geografia astronomica, sarebbe piuttosto semplice, no?

Tuttavia, quando si parla di infinitamente grande, ci si scontra anche con l'infinitamente complesso: nozioni al limite della nostra comprensione, che vanno oltre la nostra esperienza delle leggi fisiche.

Lassu nell universo
 

Per rendere semplici e comprensibili questi concetti bisogna essere abili divulgatori, e Amedeo Balbi e Andrea Valente dimostrano certamente di esserlo con Lassù nell'universo, pubblicato da Editoriale Scienza.

L'unione tra la profonda conoscenza della materia di Balbi, astrofisico, e la penna chiara e brillante di Valente trasforma una materia oscura (tanto per rimanere in tema) in un argomento affascinante e alla portata di tutti.

In Lassù nell'universo non troviamo i soliti elenchi di pianeti, i dati sulle masse e le distanze o il numero dei satelliti: niente nozionismi numerici, insomma, ma brevi, sintetici capitoli in cui si risponde alle grandi domande dell'astronomia e dell'astrofisica: come funzionano i buchi neri? cosa c'era prima del big bang? cos'è l'antimateria?

Lassu nell universo

Più che un contenitore di informazioni, insomma,  Lassù nell'universo Ã¨ una palestra di pensiero, che ci spinge ad andare oltre la consueta logica delle cose, per comprenderne una più ampia, con nuove regole. Un libro utile anche per gli adulti, magari per un veloce ripasso prima di un film di Nolan.

Lassu nell universo

Balbi e Valente ci portano a immaginare la linea temporale della storia dell'Universo, e vedere quale piccola parte vi ha l'Uomo, a capire che quando guardiamo una stella stiamo guardando il suo passato, a cogliere il senso di infinito e di forma dell'Universo.

Lassu nell universo

Ci accompagnano nel viaggio dei quiz sche spaziano su curiosità e temi attinenti a quelli descritti, alcune note storiche e metodologiche sulle diverse scoperte, ma soprattutto quest'idea che la scienza e l'immaginazione siano legate da una sostanza comune.
E così, tra un capitolo e l'altro, ci troviamo a fantasticare sull'aspetto degli alieni, a scoprire la fiction che si rifà a pianeti immaginari, a sbirciare tra i film di fantascienza ispirati all'astrofisica.

Se c'è una cosa che ci insegna Lassù nell'universo Ã¨ che l'immaginazione non ha confini, proprio come l'universo.


Lo spavento e la risata: due reazioni così distanti eppure così vicine.

Quante volte uno scoppio di risa ci aiuta a esorcizzare una paura improvvisa e immotivata, a superare quel momento di paralisi dovuto allo spavento?

Il mondo di halloween racchiude in sé queste due emozioni contrastanti e la concilia: i mostri spaventosi diventano decorazione, travestimento, festa e scherzo. E attorno ad halloween c'è una vasta produzione di fiction comica, fatta di equivoci, di mostri fifoni, o imbranati, o incapaci di fare paura.

Non leggere questo libro prima di andare a letto

È in questo filone che si inserisce Non leggere questo libro prima di andare a letto, di Eoin McLaughlin e Robert Starling, edizioni Lapis. Il gioco che l'albo intraprende col lettore inizia, come è ovvio, già dal titolo, e continua nel frontespizio, dove già vediamo il protagonista studiare su un libro dal titolo "come fare tanta paura".

Non leggere questo libro prima di andare a letto

È Terrore (in realtà Terry, all'anagrafe) il mostro che ci vuole spaventare: un essere con corna e denti grandi e porgenti, ma quanto al resto decisamente poco ripugnante. E lo pensano anche gli animali (un coniglio, un cerbiatto e un ranocchio) che ascoltano la sua storia, e che sembrano molto più incuriositi che impauriti.

Non leggere questo libro prima di andare a letto

La narrazione è ambigua: sembra rivolta agli animali presenti nel libro, ma rompe a volte la quarta parete, facendo incursione nella realtà del lettore e tentando di spaventarlo.

Non leggere questo libro prima di andare a letto

Così come Terry, anche la compagnia di mostri che porta con sé si rivela dolce e gentile, e spesso preda a sua volta della paura del buio, o del mal di mare: una banda di imbranati che si addormenta prima ancora del bambino che dovrebbe spaventare.

Non leggere questo libro prima di andare a letto

Non leggere questo libro prima di andare a letto è un albo da leggere esattamente prima di andare a letto. Magari in compagnia, magari durante un pigiama party di halloween.
Non concilia certo il sonno, ma è solo perché fa ridere.

Il dado fabbrica mostri

A proposito di feste di halloween, che ne dite di un gioco creativo a tema mostri?
Ricoprite cinque facce di un dado con degli adesivi su cui avrete disegnato parti del corpo: occhi, mani, piedi, orecchie, bocca. La sesta faccia sarà un jolly.
Procuratevi anche un dado normale.

gioco disegna mostri

Disegnate una forma geometrica su un foglio (sarà il corpo del mostro), poi a turno tirate i due dadi.
Ognuno dovrà aggiungere l'elemento descritto dal dado, nella forma che vorrà, nel numero indicato dal secondo dado.

gioco disegna mostri

Il mostro potrà così avere tre occhi, una sola zampa, sei orecchie (o antenne), quattro bocche. E il bello è che lo avrete disegnato tutti insieme: sarà il vostro terribile mostro collettivo.


La letteratura può tutto, anche annullare i confini tra vita e morte, esorcizzarne la paura, fino a renderla perfino divertente. Il che, in fondo, è lo stesso compito della festa di halloween.

Ossaspasso


Ecco allora che incontriamo questi scheletri: morti, certamente, ma più vitali che mai.

Sono Scheletro grande, Scheletro piccolo e Scheletro cane, protagonisti di Ossaspasso, il primo di una serie di libri inglese molto popolare (ne è stata tratta anche una serie tv), creata dai coniugi Janet and Allan Ahlberg e che ora Camelozampa sta portando in Italia, a cominciare da questo titolo.

Allegri, curiosi, giocherelloni, i tre scheletri rappresentano l'antitesi dell'immobilità della morte, uno scarto che viene reso evidente anche graficamente: a dispetto del nero dominante (la storia è ambientata di notte), le pagine sono intrise di colori forti, pieni e vivi.

 Ossaspasso

Questo stesso piacevole contrasto continua anche nel testo, con elementi lessicali tipicamente lugubri da un lato e un tono e un ritmo allegri e vivaci dall'altro. La prosa adotta formule e ripetizioni che agganciano il bambino e lo invitano ad anticipare il genitore nella lettura, prendendo forma, in alcuni punti, quasi di filastrocca popolare:


La nostra storia comincia così.
In cima a una collina scura scura
c'era una città scura scura.
E nella città scura scura
c'era una strada scura scura.
In quella strada scura scura
c'era una casa scura scura [...]

L'incipit ci accompagna in un movimento dal generale al particolare, sempre più vicini al luogo dove finalmente incontreremo i nostri protagonisti. È un movimento lento, ben scandito, in cui ogni elemento viene ripetuto due volte, prima come "contenuto" ("c'era una città..."), poi come "contenitore" ("E nella città..."), in un continuo scambio di ruoli sintattici. Le immagini seguono questo movimento, accompagnandoci dentro la cantina dove vivono gli scheletri.

Il ripetersi incessante della parola "scuro", così come il lessico che descrive gli scheletri, dovrebbe metterci paura, ansia o tristezza, ma la forma in cui questo lessico è composto comunica esattamente il contrario: è canzone, è gioco, è filastrocca. Lo si percepisce anche nelle parti meno ritmate: lo scheletro grande, ad esempio, compie spesso il movimento di "grattarsi il teschio": un gesto che ci fa ridere nonostante la formula contenga una parola macabra (o forse ci fa ridere proprio per questo?).

Perfino quando un incidente prova a "far morire la morte", trasformando lo scheletro cane in un mucchietto di ossi, Ossaspasso ci strappa una risata, perché quando i due scheletri umani provano a ricomporlo, sbagliano l'ordine degli elementi, e così lui abbaia anagrammando le lettere.

Ossaspasso

La storia non presenta grandi momenti di pathos o importanti archi narrativi, è più un vagare curioso e allegro dei tre scheletri alla ricerca di qualcuno da spaventare. In ogni scena si ripetono gesti, ruoli e battute, così come nell'incipit si ripeteva la formula della descrizione: lo scheletro grande chiede sempre cosa fare (e si gratta sempre il teschio), lo scheletro piccolo ha sempre un'idea, lo scheletro grande la accoglie sempre con entusiasmo.

È in questa ripetizione di formule e in questo contrasto tra elementi macabri e clima festoso che sta la chiave di questo albo, e ci voleva la sensibilità di Chiara Carminati per tradurlo rispettandone la musicalità, se non addirittura potenziandola.

Sì, perché l'allitterazione tanto allegra del titolo Ossaspasso, che diventa canzone nel bel mezzo del libro, è ancora più efficace dell'originale "funnybones": quel "funny" che in italiano viene dichiarato solo a metà (si percepisce prima "ossa-a-spasso" che "ossa-spasso") emerge prepotentemente dalla sonorità della parola, in una riuscitissima applicazione della regola "show, don't tell".

Sono uno spasso queste ossa che vanno a spasso: se le leggete adesso, le rileggerete spesso.


Ci sono espressioni e gesti che solo il proprietario di un cane sa capire.

A tutti gli altri sembreranno semplici e normali "facce da cane" ma solo lui, il suo compagno umano, saprà tradurli in parole.

Olle

Volendo semplificare (moltissimo), è qui la chiave di Olle, breve e intenso romanzo di Guus Kuijer, edito in Italia da Camelozampa con la bella traduzione di Valentina Freschi: quella che sembra una biografia del cane (il vero cane di Guus Kuijer) è in realtà quasi un racconto di come il suo padrone vedeva il mondo attraverso i suoi occhi.

Quando hai un cane da così tanto tempo ti dimentichi che l'hai comprato, ti sembra che ci sia sempre stato. Adesso è vecchio e la sua fine si avvicina. Scrivo questo libro perché non voglio che muoia.

La prosa di Kujier è semplice, colloquiale, eppure profonda. La sua è una lingua che esprime sincerità e familiarità, quella stessa sincerità e quella stessa familiarità che contraddistinguono il rapporto tra il cane Olle e Kuijer.

Olle è un cane strano, o meglio, un cane unico (non è forse così per tutti i cani, visti dai propri padroni?). Sembra non capire perfettamente il mondo, come se fosse troppo delicato e troppo ingenuo al tempo stesso. Olle ha bisogno di spiegazioni, e non di ordini; Olle si interroga sulle cose che vede, e resta a lungo incantato a guardare una farfalla intrappolata in una ragnatela; Olle si innamora (di Dien, una cagnolina presa da Kuijer e dalla moglie per fargli compagnia), ma non riesce ad accoppiarsi con lei, perché non sa come si fa.

Anche invecchiando, Olle conserva quello spirito bambino, candido e meravigliato, in un mondo molto più scafato di lui. C'è in lui un'essenza d'artista, sempre immerso nello stupore e al tempo stesso così fuori luogo ovunque. Viene naturale chiedersi se Olle sia l'alter ego dell'autore (e magari Dien, molto più attiva e concreta, quello della moglie).

Olle


Olle sa parlare. Ma ovviamente solo Kuijer e la moglie lo capiscono. Non solo:

Anche Dien parla! Abbiamo in casa gli unici due cani parlanti al mondo! Che coincidenza!
Attraverso la parola, gli episodi più quotidiani, come i due cani che si litigano un osso, diventano in Olle straordinari, come se la sensibilità del padrone potesse tradurre la psicologia canina in umana, gesti e ululati in discorsi.

Le delicate illustrazioni al tratto di Thé Tjong-Khing (ve lo ricordate?) trasmettono lo sguardo pacato, curioso ma anche un po' perso di questo inconsueto protagonista.

Molti adulti mi chiedono perché scrivo libri per i bambini.
"Perché mi piace", rispondo io.
[...]
Ma la risposta vera è un'altra. Scrivo per i bambini perché certe storie le puoi raccontare solo ai bambini. Prendiamo Olle. I grandi non crederanno mai che un cane sa parlare, vero?

Già, non ci crederanno. Tranne i grandi che hanno o hanno avuto un cane. Quelli, invece, lo sanno già benissimo.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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