Nuvole in scatola
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Non siamo gli unici animali a saper comunicare.
Siamo però probabilmente gli unici a saper comunicare l'impossibile.
La costruzione di una grammatica a sostegno del nostro linguaggio ci ha donato la capacità di pensiero astratto, di immaginare  l'inesistente e perfino di comunicare contenuti privi di senso, come la famosa frase "idee verdi prive di colore dormono furiosamente" di Chomsky.
E questo è uno dei molti e troppo trascurati punti di contatto tra lingua e matematica.

Molly e i misteri matematici

È questa capacità di pensare l'impossibile la protagonista di Molly e i misteri matematici di Eugenia Cheng, con le illustrazioni di Aleksandra Artymowska, portato in Italia da Editoriale Scienza, un albo che anticipa già nell'allitterazione del titolo il gusto per la ricerca di forme ricorsive e originali che ritroveremo all'interno.

Eugenia Cheng è un'appassionata divulgatrice che si occupa di matematica e logica e dei suoi concetti-limite, dall'infinito ai paradossi, e in questo libro mette in campo alcune tra queste affascinanti nozioni, trasformando concetti impossibili in immagini e coinvolgendo la protagonista, Molly, in un'insolita caccia al tesoro.

Molly e i misteri matematici

Le pagine spesse nascondono alette da sollevare, come quelle dei messaggi che trova Molly: indizi misteriosi per proseguire nella sua missione.

In ogni pagina, il piccolo lettore è coinvolto in una ricerca o un piccolo gioco e in poche righe vengono spiegati alcuni concetti matematici e geometrici, come i numeri negativi, l'auto-similarità, l'infinito e il calcolo combinatorio.

Molly e i misteri matematici

Molly e i misteri matematici attinge agli studi di Escher, presentando le sue forme impossibili (e spiegando perché le percepiamo in quel modo) e le sue tassellature, e mostrandoci come anche l'arte possa fondersi con la matematica.

Molly e i misteri matematici

Le alette da sollevare ci permettono di risolvere forme, costruire cubi, scoprire frattali, aprire porte su simmetrie che si ripetono all'infinito.

Dei piccoli box finali portano brevi approfondimenti su alcuni dei concetti trattati.

Molly e i misteri matematici

Chi si aspetta un libro sulla matematica resterà sorpreso, ma in fondo la matematica è anche questo: un linguaggio che permette di pensare l'impossibile.

Il nastro di Möbius  

Una figura (solo apparentemente) impossibile però, ve la aggiungo io: è il nastro di Möbius, che prende il nome dal matematico dell'Ottocento che lo ideò e che tanto mi ha affascinato da bambina. Sapete come funziona?

Anello di Moebius

Dovete prendere una striscia di carta e unirne le estremità ad anello, ma solo dopo aver girato di 180° una delle due (ovvero, averle impresso una torsione di mezzo giro).

Anello di Moebius
 
Ora vi aspettate probabilmente di aver ottenuto un normale anello con due superfici, una interna e una esterna, ma se iniziate a percorrerne una con una penna, vi accorgerete che l'anello ha in realtà una superficie sola.

Anello di Moebius

Se provate poi a tagliarlo a metà nel senso della larghezza, non otterrete, come probabilmente vi aspettate, due anelli distinti, ma un unico anello di grandezza doppia.

E se invece lo tagliate partendo da un terzo della larghezza, e continuando dritti?
Non vi tolgo la sorpresa. Vi dico però che questo era il mio effetto preferito.

Divertente, paradossale, artistica: anche questa è matematica. L'avreste mai detto?
 


C'era un vecchio trucco per superare il timore di figure influenti, come i capi o i professori: immaginarseli in bagno. In fondo, tutti ci vanno, no?

occupato

Matthieu Maudet ce lo racconta con molta ironia e con il suo solito gusto per le citazioni e per le autocitazioni in Occupato, un cartonato edito in Italia da Babalibri che esordisce con una Cappuccetto Rosso che corre, in preda a un'urgenza.

occupato

 Il bagno è dietro una porta sul tronco di un albero, ma è occupato.

occupato

 Uno alla volta, si uniscono altri personaggi: a tutti scappa la pipì!

Dietro Cappuccetto, si mettono in coda i tre porcellini e un uccellino che ci sembra proprio di conoscere (e la sua unica battuta lo conferma).

Ci troviamo finalmente di fronte a un backstage insolito dei personaggi delle fiabe: anche loro vanno in bagno, anche loro hanno paura di farsela addosso. La comicità intrinseca della storia è amplificata dal gusto metanarrativo di vedere questi volti noti riunirsi da fiabe diverse in una stessa vicenda.

occupato


Dietro la porta, l'occupante del bagno sembra prendersela comoda, e informa le persone in coda delle sue azioni, rassicurandole che l'attesa è quasi finita: si tira su le mutande, tira l'acqua, si lava le mani... ma chi uscirà da quella porta?

Il finale, come Maudet ci ha abituato, ci strappa una risata, e ci lascia in attesa di rivedere quei personaggi ancora una volta, in una nuova storia (ma l'uccellino, stavolta, dove sarà andato?).



Ecco una delle più misteriose contraddizioni dei bambini: sono maghi del caos, potenti generatori di disordine, eppure uno dei loro giochi preferiti è... mettere in fila ordinata i propri giocattoli.

Casa mia ha visto schierate file di pupazzetti che neanche gli Apple Store all'uscita degli iPhone, e code di macchinine che al Brennero se le sognano.

dove vanno

Dove vanno, cartonato di Cristina Petit edito da Pulce edizioni, pesca proprio da lì: da questa passione smodata per le code ordinate, e anche da quella per i veicoli e i loro diversi nomi, e da quella per le onomatopee.

Vediamo sfilare infatti diversi tipi di veicolo, uno dietro l'altro, ognuno col suo rumore caratteristico.

dove vanno

Il testo li nomina, uno ad uno, e le pagine proseguono così, accumulando un veicolo dietro l'altro, a volte ripetendoli, come se l'inquadratura si fosse spostata solo di poco, lasciando in scena uno degli elementi della pagina precedente, e ogni volta la pagina si chiude con lo stesso interrogativo: "dove vanno?".

dove vanno

L'elenco prosegue e cattura il bambino, un po' per tutti i rumori citati, un po' perché il piccolo lettore si diverte a puntare il dito e a riconoscere un veicolo dall'altro. Verso le ultime pagine, poi, l'inquadratura si allarga e quella che sembrava una strada si rivela lo schienale di un divano.

dove vanno


 La nuova visuale cambia ogni prospettiva: i veicoli sono improvvisamente giocattoli, e finalmente capiamo perché sono tutti in fila.

Il rovesciamento riporta la narrazione a una dimensione nota e quotidiana: il libro segue in qualche modo lo stesso percorso compiuto dal bambino che, prima immerso nel suo gioco tanto da sostituirlo alla realtà, viene poi richiamato al proprio mondo e rompe così l'inganno della propria fantasia.

Così, ogni lettura ricalca la dinamica stessa del gioco, la dimensione in cui un bambino sa riconoscersi meglio.


 Avete mai visto una balensa farsi il bagno in una vasca? 

Inizia così, sfidando le leggi delle dimensioni come solo un bambino sa fare, Balena, vengo anch'io! (link affiliato) , un cartonato dal ritmo e dalla narrazione perfetti per i piccolissimi, dai due anni.

Balena vengo anch io

Balena, vengo anch'io! (link affiliato)  ricalca la struttura narrativa del precedente libro di Susanne Strasser, La torta è troppo in alto, altro gioiellino di Terre di mezzo editore di cui vi ho parlato di recente, e che ha catturato completamente la mia piccola M.

Balena, vengo anch'io!

Come in La torta è troppo in alto, infatti, anche Balena, vengo anch'io! (link affiliato)  procede attraverso ripetizioni e accumuli (ogni volta la stessa struttura sintattica e narrativa, ogni volta un animale in più), arricchisce il testo con onomatopee che rendono la lettura più giocosa e nel finale mette d'accordo tutti i protagonisti.

Anche il bambino che appare come ultimo personaggio è lo stesso: una presenza che i bambini che hanno amato il primo libro apprezzeranno sicuramente.

La storia è semplice semplice: c'è una balena che si rilassa nella vasca e uno alla volta tutti gli altri animali le chiedono di entrare con lei, fino al buffo finale che sovverte la situazione.

Balena, vengo anch'io! 

Accanto al piacere di anticipare le battute, di ascoltare le onomatopee e di scoprire in che posizione si infilano i nuovi animali nella vasca, i bambini ritrovano in Balena, vengo anch'io! (link affiliato) un sentimento che conoscono bene: il desiderio di condividere gli spazi (del bagno, della nanna) con qualcuno di più grande (non la balena, nel loro caso, ma mamma e papà).

Un altro successo assicurato per Susanne Strasser.

 

 Una balena da bagnetto

 Volete cimentarvi in un giochino da bagno fai da te?

Balena, vengo anch'io!
 

Ritagliate due sagome di balena in gomma crepla. Procuratevi una pompetta (io ho usato quella di una scatola da "piccolo scienziato", in alternativa potete ricavarne una da uno di quei gadget di carnevale con la pompetta per schizzare acqua) e incollate le due sagome con la pompetta all'interno.

Balena, vengo anch'io!


Durante il bagnetto, la pompetta si trasformerà nello spruzzo della balena.

balena gioco da bagno

Così, la prossima volta, anche nella vostra vasca da bagno potrà entrare una balena.

Nella vita affrontiamo non una, ma molte adolescenze, quelle "terre di mezzo" in cui sei troppo grande per essere piccolo e troppo piccolo per essere grande.

La prima di tutte si colloca, con le fisiologiche differenze individuali, tra uno e due anni, e vale anche per le letture: i libri con le facce, le filastrocche ritmate e le onomatopee iniziano a non bastare più, ma è ancora troppo presto per cogliere le dinamiche della narrazione, i nessi di causa ed effetto, le trame.

È qui che si collocano le protostorie, micronarrazioni fatte di azioni minime, senza un climax o una vera e propria conclusione, ma con piccoli gesti quotidiani in cui il bambino si riconosce.

Mollan

È un territorio poco frequentato, ahimè, dall'editoria di qualità, ma le poche eccezioni spiccano e tra queste ci sono certamente le piccole storie di Mollan di Lena Anderson (autrice svedese che già avevamo visto in TempeStina) che LupoGuido ha appena portato in Italia, con la traduzione di Laura Cangemi: Mollan un giorno con la nonna e Mollan in cucina.

 A differenziare Mollan dalle solite protostorie, oltre alla cura nelle illustrazioni e all'indubbia qualità editoriale dell'edizione LupoGuido, è la varietà dei contenuti e del coinvolgimento previsto del piccolo lettore, che rendono peraltro queste proposte valide per un'età più trasversale, anche oltre i due anni.

I due libri seguono due giornate della piccola Mollan con la nonna; una nonna giovanile e allegra, con una bella frangia di capelli bianchi che ricorda proprio quella dell'autrice.

Le pagine ripercorrono alcune azioni semplici e quotidiane in cui il bambino può riconoscersi e lo fanno alternando descrizioni, contrapposizioni, domande e affermazioni.

Mollan un giorno con la nonna ci accompagna dal risveglio alla buonanotte, tra preparativi (la colazione, i vestiti), una passeggiata, la cena e la nanna.
L'utilizzo della doppia pagina non è mai lasciato al caso: a volte prevede giustapposizioni (la nonna dorme/ma Mollan è sveglia), altre volte riporta a sinistra dei dettagli del quadro più generale che si vede a destra.
Così, il piccolo lettore potrà riconoscere ad esempio la tazza di Mollan e quella della nonna, per poi ritrovarle nella scena più completa, in mano alle due protagoniste. Raffigurazioni di questo tipo si prestano bene a una lettura di tipo dialogico (particolarmente importante per lo sviluppo del linguaggio), che a volte è suggerita dal testo stesso, che coinvolge il bambino chiedendogli di riconoscere e indicare lo spazzolino di Mollan.

Mollan

Anche Mollan in cucina racconta una giornata con la nonna: una giornata che non inizia sotto il migliore degli auspici, perché Mollan è triste all'idea di lasciare la mamma.

mollan

Poi, però, la dolcezza e l'allegria della nonna e le tante cose fatte insieme rendono quel giorno speciale e Mollan e la nonna preparano tante girandole dolci che la piccola riporterà a casa, quando la mamma tornerà a prenderla.

Mollan

La semplicità delle immagini, scontornate su fondo bianco per rendere più semplice la decodifica, non va a scapito della loro ricchezza espressiva. Non mancano dettagli da guardare e scoprire, soluzioni che rendono vere e credibili le scene raffigurate. Deliziosa è la piccola Mollan che assaggia l'impasto dolce, mentre la nonna la guarda benevola, o la scena in cui (in Mollan un giorno con la nonna) la bimba si lava i denti tenendo in mano la tazza dell'acqua e facendone cadere qualche goccia a terra.

È la magia della quotidianità e dell'infanzia, che gli autori scandinavi sanno esprimere con così tanta sensibilità; e a noi non resta che il grato compito di goderne.


 
Aprire un libro di Anthony Browne infonde sempre quella sensazione un po' sovrannaturale di dischiudere la porta verso un altro mondo, sospeso e solo all'apparenza simile al nostro, ma governato da leggi invisibili e diverse.

Il tunnel

Questa sensazione si fa ancora più forte prendendo in mano Il tunnel, edito da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin: fin dalla copertina, infatti, vediamo i piedi di una bambina che, carponi, sta entrando per l'appunto nel tunnel richiamato dal titolo, e la tentazione di seguirla e scoprire dove sta andando è fortissima.

Il tunnel

Il tunnel Ã¨ prima di tutto la storia del rapporto burrascoso tra un fratello e una sorella. Due bambini come tanti, che faticano a comprendersi perché troppo diversi tra loro: lei più introversa, molto timorosa, abituata a perdersi dentro ilibri e sogni, lui più dinamico, avventuroso, che non perde occasione per giocare a calcio e di tanto in tanto si prende gioco di lei. 

Il tunnel

Le tavole di Browne sono incorniciate e accostate sulla pagina come quadri in un'esposizione. Ognuna sembra raccontare una storia che va oltre il testo. Il non detto è potentissimo: nei gesti, nelle espressioni, nei dettagli raffigurati, nella disposizione delle immagini.
 
Quando un giorno la mamma, stufa dei continui litigi, li manda via da casa per un po', i due si ritrovano in un luogo isolato, e lui, Jack, scopre un tunnel e vi entra. Rose lo aspetta, ma Jack non torna.
La sequenza di immagini che ci mostra la decisione di Rose di seguirlo ha una forza cinematografica notevole: c'è lei, di fronte, incorniciata da un buio che ha la forma del tunnel, poi i suoi piedi (quelli che abbiamo visto in copertina), da dietro, e infine la vediamo, carponi, mentre attraversa la lunghezza della doppia pagina per sbucare in quella successiva.

Il tunnel

Tratti grafici e impaginazione sembrano trasudare le emozioni vissute dai protagonisti.

Il mondo, dall'altro lato, nasconde tra le pieghe degli alberi presenze oscure e inquietanti, o sono solo i timori di Rose?


Il tunnel
 
Jack è in pericolo, e la scena finale, in cui Rose sarà determinante, ha il sapore di una favola (e non a caso, forse, Rose attraversa il bosco con addosso un mantello con cappuccio rosso).

Dall'altro lato del tunnel, fratello e sorella troveranno mistero, pericolo, coraggio.  Soprattutto, troveranno l'affetto profondo l'uno per l'altra, quell'amore nascosto che solo le avventure trascorse insieme possono rivelare.



Io credo che chi non riesce a trovare poesia nella scienza non abbia capito davvero a fondo la scienza (o forse la poesia).

Cresco. I segreti del nostro DNA

Un grande merito di Nicola Davies e di Emily Sutton è proprio quello di riuscire a rendere visibile il legame tra la scienza e la bellezza di ciò che ci circonda.

Ci erano riuscite con Mini. Il mondo invisibile dei microbi e con Tanti e diversi e lo confermano oggi con Cresco. I segreti del nostro DNA, edito anch'esso da Editoriale scienza, in cui raccontano un elemento solo apparentemente freddo e astratto come il DNA dal punto di vista della sua manifestazione più spettacolare: la vita stessa.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Il segreto di Nicola Davies e di Emily Sutton è saper spostare in modo molto semplice e naturale il punto di vista offrendo una visuale insolita, ma non provocatoria.

Se da un libro sul DNA vi aspettate insomma analisi delle cellule e geni visti al microscopio, resterete spiazzati a vedere che Cresco narra invece di esseri viventi e di una loro caratteristica fondamentale: la crescita.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Planando a volo d'uccello tra specie animali e vegetali, Cresco racconta come la vita sulla Terra si sia adattata ai diversi ambienti, dell'immensa varietà tra i diversi esseri viventi e di come anche chi sta leggendo il libro sia capace di crescere, senza fare nulla, semplicemente perché il suo corpo segue le "istruzioni" del proprio DNA.

Cresco. I segreti del nostro DNA

È il DNA a spiegare al corpo come produrre nasi di determinate forme e occhi e capelli di determinati colori.

Cresco. I segreti del nostro DNA 
 

Ma nonostante tutte queste differenze, spiega Davies, il codice genetico ci lega a tutti gli esseri viventi, presenti e passati. Le tavole di Sutton ci mostrano individui in armonia tra loro e con la natura che li circonda, infinite varietà integrate in una convivenza pacifica.

È un messaggio di pace, oltre che di meraviglia: proprio dove tendiamo a vedere identità e differenza (cerchiamo il DNA per identificare una persona e distinguerla dalle altre), Davies e Sutton ci fanno scoprire un messaggio di fratellanza: la vita è una meraviglia di cui tutti dobbiamo godere, e il DNA è soltanto il linguaggio in cui viene raccontata.

Non manca naturalmente, nell'albo,  un cenno sulla composizione del DNA e sulle sue basi azotate: Adenina, Timina, Citosia e Guanina, ed è pensando a queste che ho immaginato


Il gioco del DNA.

Per prima cosa, stampate due o più copie delle carte che ho preparato nel mio pdf stampabile.

Poi formate un mucchietto al centro e distribuite ai giocatori cinque carte ciascuno.


Cresco. I segreti del nostro DNA

Una alla volta, verrà girata una carta e posta al centro del tavolo. Il primo che riuscirà ad "attaccarci" la propria carta (ricordando che l'Adenina lega sempre con la Timina e la Citosina con la Guanina) potrà metterla su tavolo per "costruire" la molecola.

Se nessuno ha una carta corrispondente, la carta sul tavolo viene sostituita. Vince chi finisce per primo le proprie carte.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Un'alternativa molto semplice è partire con cinque carte ciascuno, posizionate in colonna, e sparpagliare le altre sul tavolo.

Questa alternativa diventa un gioco di velocità: vince chi trova, tra le carte sul tavolo, le cinque corrispondenti alle proprie, riuscendo così a costruire la propria molecola di DNA, la chiave della vita.
 


Ci sono libri che ci portano in dimensioni fantastiche e straordinarie, che ci fanno parlare con animali, esplorare mondi, vivere paradossi. E poi ci sono libri che sono come amici insieme ai quali viviamo avventure in cui possiamo riconoscerci.

Madelief. Lanciare le bambole. 

Madelief è certamente un'amica in cui il bambino si rispecchia, per rileggere le proprie sensazioni, i propri desideri, la propria quotidianità.

Madelief. Lanciare le bambole, da poco ristampato da Camelozampa, è il primo titolo di una fortunata serie di libri dell'olandese Guus Kuijer e rappresenta il suo debutto nella letteratura per l'infanzia. Siamo nefli anni '70, ma il testo non sembra affatto invecchiato. Tradotto da Valentina Freschi, è un romanzo che parla con la voce dei bambini, mettendosi al loro fianco e non guardandoli mai dall'alto, e questo, probabilmente, ne ha decretato il successo.

 Madelief. Lanciare le bambole.

Strutturato a capitoli brevi, tra loro quasi del tutto indipendenti, Madelief. Lanciare le bambole si struttura con pochissime descrizioni e un ritmo incalzante di dialoghi tra i tre protagonisti: Madelief, la sua amica Roos e il suo amico Jan-Willem. Queste scelte narrative rendono il libro semplice e agile da leggere senza nulla togliere alla piacevolezza della prosa e delle avventure.

Madelief, Roos e Jan-Willem non hanno un'età ben definita, ma li immaginiamo lì, al confine tra infanzia e adolescenza, troppo piccoli per essere grandi, intenti a cercare il senso della vita ma pronti a lasciarsi andare ai giochi.

Madelief. Lanciare le bambole.

 Quelle dei tre protagonisti sono avventure quotidiane, nuove scoperte, piccole marachelle, di quelle che servono a capire meglio il mondo e la vita.

In una narrazione dolce e spiritosa al tempo stesso, li vediamo discutere del futuro e di cosa vogliono fare da grandi, commentare trasmissioni tv, osservare gli animali del giardino, ma anche scambiarsi un furtivo primo bacio per poi cambiare subito argomento.

Jan-Willem, più tenero e ingenuo, finisce per soccombere sempre alle decisioni delle due amiche, come quando lui vuole giocare a fare il "coi boi" ma Madelief ha deciso che sarà invece un bebé, perché lei e Roof vogliono giocare alla famiglia. 

I tre affrontano anche le prime responsabilità "da grandi", facendo la spesa, o portando un animale ferito dal veterinario. Parlano del futuro (Roos vuole sposarsi, Madelief no), ma si ritrovano subito dopo a giocare, catturati dalle proprie fantasie.

Madelief è l'anima inquieta del gruppo, quella che se ne inventa sempre una nuova, che più degli altri si sente sicura di sé. Ma il racconto è corale, e la bambina che dà il nome al libro ne è soltanto una co-protagonista. La preadolescenza è un'età fatta di identità di gruppo, più ancora che personali, ed è attraverso il gruppo che Madelief. Lanciare le bambole parla ai bambini, si intrufola in questa età di mezzo per farli sentire meno soli.


Buona parte del fascino di certi personaggi a fumetti sta nel disegno, e questo è un dato piuttosto ovvio.

Meno ovvio è che a volte il fascino del disegno non stia nella ricchezza dei dettagli, ma proprio nel suo opposto.

Oscar superstar e il grande spash

È il caso di  Oscar Superstar e il grande splash, primo volume di una serie a fumetti di Greg Pizzoli (traduzione di Giulia Genovesi, Terre di mezzo editore).
Oscar è un maialino illustrato con tratti semplicissimi: un ovale  – praticamente una patata – e pochi altri segni per tutto il resto.
Una tecnica non certo inedita con alcuni precedenti illustri anche al di fuori del fumetto (come ad esempio in Mr Potato), ma sempre molto efficace nel trasmettere al lettore un'importante verità: non servono grandi virtuosismi per raccontare una storia, anche a disegni.

 Oscar superstar e il grande spash

Oscar Superstar e il grande splash comprende un'introduzione che presenta i suoi personaggi, tre storie e tre ministorie da due pagine: un ritmo perfetto per gratificare i primi lettori, che non faranno difficoltà ad arrivare al termine di ogni episodio, anche grazie alle poche parole scritte tutte in stampatello maiuscolo.

Tre sono gli amici che accompagnano Oscar nelle sue avventure, ognuno con una propria caratteristica piuttosto evidente: Nocciolina, un cavallo sempre entusiasta e molto ingenuo, Bzz, un'ape sempre attenta a non lasciare esclusi nel gruppo, e Krabbit, coniglio scontroso e brontolone.

Nelle prime due storie, Oscar e i suoi amici rompono la quarta parete per rivolgersi direttamente al lettore, prima per presentarsi, poi per mettere in scena uno spettacolo di magia, quindi, gradualmente, li vediamo interagire sempre più solo tra di loro.


Oscar superstar e il grande spash

Le storie sono semplici, come i personaggi: piccole situazioni i cui pilastri portanti sono l'amicizia e la comicità. Oscar vuole fare il mago, ma l'unico trucco che conosce per far sparire una carota è far chiudere gli occhi ai propri amici e mangiarsela. O ancora, Oscar è di cattivo umore e Nocciolina fa di tutto per fargli tornare il sorriso.

Il titolo del libro si riferisce alla storia centrale, quella che forse ho trovato più divertente, in cui Oscar deve superare le sue paure per tuffarsi in piscina (nella versione originale, il volume si intitola invece genericamente Baloney and Friends).

Oscar superstar e il grande spash

Con personaggi caratteriamente essenziali, parole semplici scritte in maiuscolo, disegni altrettanto semplici e storie brevi da leggere, il messaggio di Oscar Superstar e il grande splash è chiaro: anche tu puoi leggere, anche tu puoi scrivere.

Credo sia quasi impossibile uscire dalla lettura di questa prima graphic novel senza il desiderio di cimentarsi in un fumetto, e l'autore lo sa bene, perché nelle ultime pagine inserisce una guida per disegnare i protagonisti: tutti, tranne Nocciolina, a partire dalla stessa forma ovale.


Oscar superstar e il grande splash

 Quello che ho visto in Oscar Superstar è non soltanto un libro semplice e divertente per lettori alle prime armi, ma anche un incitamento a buttarsi, come Oscar nella piscina, per scoprire che leggere, scrivere e disegnare sono più semplici di quanto sembrino.


Oscar 3D

Sapete cos'altro mi sembra Oscar, oltre a una patata (o, come indica l'autore nella guida per disegnarlo, un fagiolo)?
Esatto: il contenitore di una sorpresina degli ovetti.

Oscar superstar e il grande spash

 

Se oltre a disegnarlo volete provare a farne una versione 3D, quindi, non c'è niente di più semplice: bastano pochi ritagli e un po' di colla per aggiungere all'ovetto di plastica occhi, naso e zampe.


Oscar superstar e il grande spash

Immaginate ora di creare anche gli altri personaggi, fotografarli e poi aggiungere alle foto dei fumetti ritagliati e incollati: in fondo, anche creare un fotoromanzo è più semplice di quel che sembri.




Nella relazione con l'altro, sono rari i momenti di totale empatia.
Più spesso cerchiamo in chi ci sta accanto il riflesso dei nostri pensieri, delle nostre sensazioni, dei nostri desideri.

Questo vale ancora di più per i bambini, per natura egoriferiti, che l'empatia e le relazioni le stanno imparando e costruendo da zero.

pinguino

 

Pinguino, premiatissimo albo di Dolly Dunbar che Camelozampa ha riportato sugli scaffali delle librerie italiane con la nuova traduzione di Sara Saorin (la versione precedente, di Mondadori, si intitolava Perché non parli?, distaccandosi dell'originale Penguin), racconta in qualche modo i conflitti e le difficoltà che incontra un bambino in un rapporto di amicizia, quando proietta sull'altro ciò che si aspetta da lui.

Il protagonista, Ben, riceve in regalo un pinguino: è felicissimo e prova subito a coinvolgerlo e a giocare con lui, ma il pinguino sembra non reagire.

pinguino



 

Ben le prova tutte: in un turbine sempre più frenetico di azioni, gli fa il solletico, canta, balla, finché si innervosisce e inizia con spintoni, pernacchie e prese in giro. La reazione, ossessivamente ripetuta, è sempre la stessa:

Pinguino non disse niente.

pinguino

Ben diventa insofferente e i suoi tentativi trasformano il racconto in iperbole: lancia Pinguino su un razzo nello spazio, poi lo fa mangiare da un leone (che rifiuterà). Pinguino resta rintanato nel suo mutismo, finché qualcosa di brutto non accade a Ben.

pinguino

È allora che Pinguino, finalmente, reagirà, rivelando al lettore che le azioni di Ben non erano cadute nel vuoto. Anche senza reagire, Pinguino aveva interiorizzato tutto, e ognuno dei tentativi di Ben era diventato parte della loro amicizia.

Proprio come l'animale che gli dà il titolo, questo albo avrebbe moltissimo da dire, ma lo tiene dentro: tra le righe e tra i disegni, così semplici, che vedono i due protagonisti interagire sempre su un fondo neutro, come se nulla oltre a loro due avesse importanza.

Non c'è una morale, né una descrizione che sveli i meccanismi dietro a quelli che sembrano comportamenti assurdi: l'escalation di azioni di Ben da una parte, il mutismo dell'amico pinguino dall'altra. Pinguino non parla al nostro lato razionale, ma coinvolge le nostre sensazioni, le nostre emozioni.

Leggendolo, resteranno tante domande, tutte sospese.
Ma i bambini adorano questo albo, e vi chiederanno di rileggerlo in continuazione: e questa è la risposta più importante di tutte.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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