Nuvole in scatola
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Prima ancora delle parole, ci sono i suoni.

Un continuum indistinto da cui il bambino riesce a dedurre le prime inferenze (quell'oggetto fa sempre quel rumore) e a separare le prime parole di senso compiuto, che lo condurranno ad imparare la lingua.

È per questo che il linguaggio delle onomatopee è tanto gradito al bambino, che lo comprende e lo sente vicino.

cosa dice piccolo coccodrillo

Cosa dice piccolo coccodrillo?, cartonato di casa Babalibri scritto da Eva Montanari, parla esattamente questo linguaggio: la storia si dipana come una sequenza di scene descritte attraverso il loro suono onomatopeico.

cosa dice piccolo coccodrillo

La sveglia fa drin drin
il solletico fa ghiri ghiri
l'acqua fa sssplash
la zip fa ziiip
il biscotto fa pluf

Con una struttura sintattica che ricorda quella del celeberrimo L'uccellino fa, seguiamo la routine mattutina del piccolo coccodrillo, in cui a ogni gesto corrisponde un suono.
Sembra un testo nato per raccontare la quotidianità, le sequenze che un bambino ripete ogni mattina (elemento di grande attrattiva per la fascia d'età di uno e due anni, a cui questo albo si rivolge).

cosa dice piccolo coccodrillo 

Ma il registro cambia quando mamma coccodrillo accompagna il piccolo coccodrillo fuori casa.

Se i suoni sono protagonisti, anche il non detto inizia qui ad assumere un ruolo cruciale. Mentre "la porta fa sbam", piccolo coccodrillo si guarda indietro, esitante.

cosa dice piccolo coccodrillo

 

E quando arriverà all'asilo, le onomatopee cambieranno registro.
Non più un solo suono per sequenza, calmo e rassicurante, ma un accavallarsi di voci diverse e incalzanti: l'aula è zeppa di altri cuccioli, ognuno col suo verso, e il piccolo coccodrillo non può che reagire con un forte "Uèèè".

cosa dice piccolo coccodrillo

 

La storia, finora incentrata sulle routine, diventa una narrazione del distacco, delle difficoltà dell'inserimento all'asilo.

Per fortuna il maestro-elefante legge al piccolo coccodrillo una storia ("Il libro fa C'era una volta..."), e piano piano i suoni tornano ad essere amici: sono quelli, divertenti e coinvolgenti, del gioco e della scoperta, tanto che il piccolo coccodrillo si rasserena e quasi si dimentica della mamma, fino al loro nuovo incontro, suggellato da moltissimi "smack".

cosa dice piccolo coccodrillo

Cosa dice piccolo coccodrillo? è un albo semplice e quotidiano  in cui i bambini sapranno riconoscersi (specialmente quelli che frequentano l'asilo), che li divertirà molto e li stimolerà a interagire con le pagine e anticipare i suoni descritti. 

Un libro che si intreccia strettamente con i loro meccanismi cognitivi, che parla il loro linguaggio e racconta la loro realtà, e la insaporisce con quel punto di vista inaspettato che solo i buoni libri sono in grado di offrire.
 


Una rana di Emarese
alla fine di ogni mese
si fa un week-end al mare
per nuotare (stile rana)
fino a un'isola lontana.
Hanno una musicalità dal gusto un po' retrò, uno spirito allegro e una leggera, coinvolgente ironia, le rime con cui Anna Lavatelli racconta queste rane.
filastrane
Filastrane. Storie di rane in giro per l'Italia Ã¨ una pubblicazione del 2002, rilanciata ora in una nuova edizione da (guarda un po') Le rane di Interlinea.

Le rime della Lavatelli si accompagnano alle allegre illustrazioni di Emanuele Luzzati nel descrivere ventisei rane provenienti dai paesi più strani d'Italia, uno per ogni lettera dell'alfabeto (comprese J, K, W, X e Y!).
Ogni breve filastrocca si compone di cinque versi, con schema AABCC.
Nei primi due, viene presentata la rana proveniente da quel determinato paese, con la sua caratteristica principale.
Negli ultimi tre, si abbozza una micronarrazione, a volte realistica, a volte un po' nonsense, che trae spunto proprio dall'unicità della rana.
filastrane
Potrebbero naturalmente essere orsi, o civette, oppure dinosauri: la scelta dell'animale è del tutto arbitraria (anche se dobbiamo ammetterlo: le rane fanno molta simpatia!) e nasconde in realtà personaggi del tutto antropomorfi, con umani vizi e umane virtù.
filastrane
Strizzando l'occhio a Rodari, le poesiole inanellano giochi di parole, eventi fantasiosi, piccole e leggere battute. Divertenti anche i trucchetti linguistici messi in atto per conservare la correttezza delle rime anche di fronte a nomi strani, come il troncamento di:
Alla rana di Kasern 
piace poco il freddo invern.

A chiudere il libro, una piccola mappa dei paesi nominati, un po' per "fare geografia", un po' per dimostrare che nulla (tranne le rane!) è stato inventato.
filastrane
Filastrane ha un doppio livello di lettura: può essere un semplice e allegro divertissement per godere della musicalità e del ritmo delle rime e ridere della comicità delle storie, ma credo che inevitabilmente la sua lettura porti con sé un impulso a smontare i meccanismi del testo e della rima, per analizzarli o ricostruirli.

La riproposizione della medesima gabbia metrica e della medesima struttura narrativa sembra invitare i bambini a fare lo stesso, a tenere lo schema e riempirlo con il nome del proprio paese, o di un paese buffo dei dintorni (ed è la stessa Anna Lavatelli a spiegare ai bambini come fare, in un breve video che trovate online).

Pur non addentrandosi nelle profondità dell'introspezione, questo testo avvicina i bambini alla poesia attraverso la messa a nudo della musicalità e del ritmo delle parole, ma anche attraverso un'attenzione particolare a schivare la banalità: i nomi dei paesi di partenza sono appositamente selezionati per non essere scontati, e le rime non cadono mai nelle semplici e ovvie coppie di verbi all'infinito (are/are), che rappresentano una tentazione forte per i dilettanti delle strofe.

Sì: si può educare al gusto per la parola e a quello per la composizione anche raccontando strane storie di rane. 


Quanti libri in rima a tema "animali" esistono, sul mercato editoriale? 
Ok, tantissimi. Di questi, però, quanti sono scritti con una forte sensibilità alla metrica, al ritmo, alle assonanze e ai suoni della nostra lingua?
Quanti presentano tratti, segni e accostamenti cromatici davvero adatti alle capacità cognitive dei piccoli?

animali diversi

I volumetti Animali diVersi, editi da Lapis, di cui vi parlo oggi, all'apparenza, non sono molto differenti da tante altre proposte che trovate sugli scaffali delle librerie.

Ma a fare la differenza ci sono due autrici d'eccezione: Chiara Carminati e Antonella Abbatiello.

La serie è composta da due cartonati, Animali diVersi nella fattoria e Animali diVersi nella foresta: formato quadrato, angoli arrotondati, perfetti per essere maneggiati da piccole mani.

All'interno, troviamo una carrellata di animali, a ognuno dei quali è dedicata una doppia-doppia pagina.
Nella prima, vediamo l'animale in primo piano, sulla destra, mentre la pagina di sinistra ospita i primi tre versi di una breve filastrocca.

animali diversi
Nella pagina seguente, l'ultimo verso conclude la storiella, accompagnato dall'immagine intera dell'animale e dal suo verso.
animali diversi

Le filastrocche raccontano abitudini quotidiane di questi animali, con un lessico non scontato e la consueta sensibilità alle sonorità della lingua a cui la Carminati ci ha abituato: 

L'asino è docile, dolce e affettuoso
finché può stare tranquillo a riposo
ma se lo pungoli alza la testa...
pianta le zampe e fiero protesta.

IH - OOH

animali diversi

Le illustrazioni della Abbatiello si stagliano nette su fondo pieno e colorato, per essere riconsciute e comprese anche dai più piccoli.

In entrambi i titoli, l'ultimo animale è... un umano: un bambino o una bambina, presentato come gli altri animali con il suo verso (un canto o una risata) mentre mangia la marmellata con le dita o le mele dall'albero.

animali diversi

La ripartizione ritmata e costante delle pagine (filastrocca - animale - conclusione con animale e verso) dà ai libri una struttura rassicurante e permette di fruirne anche sotto forma di indovinelli, in cui il bambino anticipa il verso finale prima che il genitore cambi pagina.

A livelli differenti e con diverse modalità di fruizione, Animali diVersi nella fattoria e Animali diVersi nella foresta possono essere proposti a un anno (con il riconoscimento degli animali e una prima interiorizzazione della musicalità del testo) o a due (con una comprensione più piena della storiella raccontata). 

In entrambi i casi, immergerete i vostri bimbi in un'armonia di parole, immagini e colori che li saprà catturare.


 
Il mondo animale è fatto di predatori e di prede.
"Ogni giorno una gazzella si sveglia e..."
E se invece per una volta i predatori non facessero così paura?

le volpi e il bosco
Rob Hodgson, con Le volpi e il bosco (edito in Italia da Zoolibri) mette in scena tutta la superficialità e l'ingenuità di tre volpi che, fin dalla loro presentazione, sembrano uscire da una barzelletta: la volpe piccola, la volpe lunga e la volpe tonda.

le volpi e il bosco

A caccia di gustosi e deliziosi conigli, le tre volpi setacciano il bosco, ma non sono, evidentemente, brave osservatrici, perché ogni volta i piccoli conigli sembrano sfuggire loro proprio sotto il naso.
Il meccanismo ricorda a tratti quello di Sam e Dave scavano una buca, con meno nonsense e una struttura narrativa più marcata: scavando nella terra o setacciando l'orto delle zucche, le volpi non riescono a vedere i conigli che sono a un passo da loro.
le volpi e il bosco
Eppure, quei cartelli che indicano "conigli" sembrano chiari, e portano le volpi in una direzione precisa.
A proposito, ma chi avrà piantato quei cartelli?
le volpi e il bosco
 Le espressioni dei protagonisti, rese esilaranti dal tratti di Rob Hodgson, una struttura narrativa semplice e leggera e il capovolgimento finale fanno di Le volpi e il bosco un albo tutto da ridere, da leggere tutte le volte in cui c'è bisogno di prendersi una rivincita contro i "cattivi".


I veri mostri, quelli che fanno più paura, si sa, non abitano in oscure foreste o mondi lontani, ma molto vicino a noi. Ad esempio, in cameretta.

i mostri del buio
È proprio da qui che parte I mostri del buio. Una strana storia di amicizia, breve romanzo di Pina Irace illustrato da Chiara Lamieri per Read Red Road.
È la storia di Camillo, 8 anni e tanta paura del buio, che una notte sente un rumore provenire da un posto imprecisato della sua camera, ed è così che conosce Scrì, il mostro della scrivania.
i mostri del buio
Un mostro che di paura non ne fa, perché è un mostro bambino, sta ancora imparando, anzi: anche lui è intimorito.
Il ribaltamento della situazione, con il mostro che dovrebbe impaurire e invece ha paura, è un topos piuttosto frequentato, non solo nei libri (vi dice nulla Monsters & co?), perché permette ai bambini di ridimensionare i propri sentimenti cambiando il punto di vista e umanizzando l'oggetto dei propri timori.
i mostri del buio
Con I mostri del buio, Pina Irace arricchisce questo topos innestandolo in un avventuroso viaggio tra mondi fantastici.
Tra il mondo dei mostri e quello degli umani, infatti, ci sono pochi passaggi che si richiudono quando un umano accende la luce. Per riportare Scrì nel mondo dei mostri della scrivania, lui e Camillo dovranno quindi entrare nell'armadio e attraversare il mondo dei mostri dell'armadio, quello dei mostri volanti delle mensole, quello dei mostri della scatola dei giochi, del comodino e così via.

Ogni elemento della cameretta ha un suo mostro, e ogni mostro ha un suo mondo, incredibile e meraviglioso. Quello dei mostri del cuscino, ad esempio, è fatto tutto da letti, dalle forme più varie: singoli, matrimoniali, a castello e a baldacchino.
i mostri del buio
È un viaggio avventuroso, quello di Camillo e Scrì, pieno di scoperte, che il libro accompagna con una breve scheda descrittiva che introduce ogni mostro.
Anche tra i mostri troviamo la più svariata umanità (ops... mostruosità?): ce ne sono di aggressivi e di tontoloni, e nonostante il libro non diventi mai davvero pauroso, vi sono molti passaggi in cui il lettore tratterrà il fiato.

L'happy ending è assicurato, perché come tutte le storie, anche I mostri del buio non insegna ai bambini che i mostri non esistano, ma solamente che è possibile vincerli.


Quale umano non ha sognato, almeno una volta, di avere le ali?

Chissà se questo stesso sogno lo fanno anche gli animali, a volte.

adelaide

Adelaide è l'ultimo degli animali di Ungerer che Lupoguido ha riportato in Italia, con una traduzione accurata ed elegante e una veste editoriale preziosa, con carta opaca e costa in tessuto (una serie da collezionare! Vi ho già parlato di Emil polpo gentile, Crictor il serpente buono, Rufus il pipistrello a colori).

Come gli altri protagonisti del grande narratore francese, anche Adelaide è diversa dagli altri, e ha un animo buono e gentile. Come gli altri, anche lei allaccerà un rapporto speciale con degli esseri umani.

adelaide

Adelaide è nata con le ali, e con l'istinto di guardare verso il cielo e imparare a volare. La sua diversità è subito evidente a tutti, così come l'ineluttabilità del suo desiderio. Adelaide inizia a seguire un aereo e, insieme all'umano che lo pilota, a girare il mondo.

adelaide
Si affiancherà poi a Monsieur Marius, che la aiuterà quando – sperduta – si ritroverà a Parigi senza i soldi per un taxi, e infine, dopo aver compiuto un gesto eroico salvando dei bambini in un incendio, cercherà e troverà l'amore in Leon, un canguro conosciuto allo zoo.
adelaide
Ancor più degli altri libri di Ungerer, Adelaide non segue la traccia di una singola storia, ma è quasi una biografia della protagonista, che giustappone, uno dietro l'altro, i fatti salienti della sua vita, anche se non necessariamente connessi tra loro in una narrazione unitaria.
adelaide

E ancor più degli altri libri di Ungerer, Adelaide presenta elementi ironici più o meno sottili, come la perquisizione del marsupio di Adelaide o il suo sguardo eloquente alla Nike di Samotracia, al Louvre: un essere misterioso che, come lei, ha delle ali piuttosto evidenti.

Ma alla fine, di Adelaide resta soprattutto la gentilezza d'animo, la sua determinazione nel realizzarsi, la sua volontà di esplorare e di inseguire la propria vera essenza, e quel suo sguardo curioso sul mondo, come fosse un libro da sfogliare.


Ci sono storie che iniziano in mondi lontani e impossibili, altre che iniziano semplicemente dentro un astuccio.

pastelli alla riscossa

Sono tornati i simpatici e irriverenti pastelli di Oliver Jeffers e Drew Daywalt, con un nuovo albo edito da Zoolibri: Pastelli alla riscossa.

Come nel precedente libro, anche in Pastelli alla riscossa l'avventura viene narrata in forma epistolare, ma alle lettere si sostituiscono stavolta le cartoline: questo affascinante e un po' desueto mezzo che oggi è stato messo in un angolo dai social media e dalle foto digitali.

pastelli alla riscossa

A scrivere a Dante sono questa volta i pastelli dispersi o trascurati.
Colori poco consueti, oppure vittime di qualche evento. C'è quello granata, caduto due anni fa in mezzo al divano, oppure il giallo e l'arancio, dimenticati al sole e perciò fusi insieme, o ancora il turchese, finito per sbaglio nell'asciugatrice e qui appiccicato ineluttabilmente a un calzino.

pastelli alla riscossa

Tra un'avventura e l'altra, ritroviamo alcuni piccoli spunti di serialità: un paio di personaggi non si limitano infatti a una sola cartolina, ma compaiono più volte tra le pagine, delineando due vere e proprie sottotrame: il pastello verde pisello, che cerca di evadere da casa e non ci riesce, e al contrario il rosso fluo, che vorrebbe tornare a casa ma sbaglia continuamente strada.

pastelli alla riscossa

Rosso fluo, con la sua ingenuità, riesce a strappare una risata a ogni apparizione: immortalato in panorami classici da cartolina, continua ad avere le idee confuse su dove si trova.

L'effetto comico è assicurato dal contrasto tra l'immagine della cartolina e le sue parole, come quando, fotografato mentre scende da una montagna con gli sci, manda i suoi saluti dalla foresta amazzonica.

pastelli alla riscossa

Grazie a una collaudata e geniale coppia di autori, Pastelli alla riscossa è un albo buffo e mai scontato, ricco di sfumature e dettagli da cogliere.

Un libro che fa venire voglia di mettere in ordine i propri colori... oppure di lasciarli appositamente in disordine, per vedere che avventura potrebbe uscirne.

pastelli alla riscossa

PS: non è anche un ottimo spunto per qualche attività di scrittura creativa? Voi l'avete mai mandata una cartolina da una stanza all'altra della casa?
Potrebbe essere un'idea da sfruttare in classe, o da tenere nel cassetto nell'eventualità (speriamo remota) di un prossimo lockdown.


In silenzio, certe sfumature si colgono meglio.


Non poteva che essere un silent book, dunque, questo Fiori di città, di JonArno Lawson e Sydney Smith, edito da Pulce edizioni.


Nei delicati acquerelli in bianco e nero, spicca una bambina rossa: un cliché, certamente, ma molto utile a convogliare l'attenzione su un dettaglio distonico rispetto a tutto il resto.
Nel grigiore di una città seria, nella quale il tempo sembra procedere meccanicamente, la bambina è l'unica a riuscire a cogliere il bello attorno a sé.

Il padre l'accompagna, tenendola per mano, con lo sguardo fisso in avanti, o assorto in una telefonata. Gli occhi della piccola vagano e si posano indagatori su cose e persone. Sembra che stiano cercando delle storie nei dettagli attorno a sé.

La piccola trova poi un fiore, altro dettaglio colorato su un marciapiede grigio.


Inizia così a cercare e a cogliere le piccole piantine cresciute nonostante il cemento.
Il suo incedere si allontana dal percorso retto e lineare del padre. Mentre lui prosegue dritto, lei inizia a vagare, a soffermarsi, ad esplorare.


Altre piccole macchie di colore vivacizzano la città: i frutti su un banco del mercato, di cui sembra di sentire il profumo, dei vasi dal sapore antico in una vetrina, una signora alla fermata del bus che, a differenza degli altri, chiusi nella loro apatia, sta leggendo un libro.

Poi, la narrazione ha una svolta: la piccola vede un passerotto morto, adagiato sul viale del parco, e posa su di lui uno dei fiori che ha raccolto.

fiori di città

Un fiore alla volta, la bimba restituisce al mondo la bellezza raccolta, e con quei fiori le emozioni, i sentimenti, le storie.
Mentre regala fiori a persone e animali, il suo mondo grigio torna a colorarsi.
A volte, basta un pensiero.



PS: Se anche voi volete portare un po' della bellezza dei fiori ma come me avete il pollice marrone, provate con l'origami del tulipano che ho trovato in questo tutorial.

La guerra è fatta di bombe, di spari, di attentati e di attacchi.
E poi la guerra è fatta di pensieri, di contrapposizioni, di schieramenti.
Non tutte le guerre sono dichiarate. A volte si è semplicemente in guerra contro i propri pari, o contro se stessi.




Il soldatino di Cristina Bellemo e Veronica Ruffato (Zoolibri) racconta una di queste guerre ineffabili, inconsistenti, ma non per questo meno vere.

Il soldatino spicca fin dalla prima pagina, in mezzo a un esercito.


I suoi confini erano: a nord la testa con l'elmetto.
A sud i piedi con gli anfibi.
A est la mano sinistra che stringeva una bomba a mano.
A ovest la mano destra per sparare.

Con questa prosa arguta, ritmata, espressiva e precisa, che sembra uscire da un monologo teatrale, Cristina Bellemo ci accompagna lungo la narrazione.


Il soldatino pensa un pensiero solo: la guerra; ma una sera, stanco, cambia strada, si stacca dall'esercito, e finisce in una casa. Lì dentro c'è un uomo, e il soldatino pensa subito che sia il nemico, perché lui non sa pensare altro.
Poi, attraverso piccoli gesti, scopre la fiducia, la condivisione, il valore dello stare insieme.


Il soldatino racconta due storie.
Se chiudete gli occhi e ascoltate le parole, sentirete una storia di guerra e di pace, nel senso tradizionale del termine, forse un po' scontata nella sua morale, ma così ben costruita, nell'uso del linguaggio, da far scordare la sua prevedibilità.
Poi, però, ci sono le illustrazioni, che introducono dissonanze e raccontano qualcosa di diverso, più profondo e meno scontato, a chi vuole approfondire.

Checché ne dica il testo, quella che ha in mano il soldatino è una tromba, non un fucile, e accanto a lui non marciano soldati, ma cestisti, ballerine, giocatori di baseball.
Qual è la loro guerra?
Ognuno di loro guarda avanti, come ipnotizzato. Non c'è interazione, non c'è collaborazione, non c'è "insieme".
E la guerra, forse, è solo un bisogno di primeggiare, di competere, di raggiungere un risultato.
Anche i risguardi ci svelano un cambiamento, tra prima e dopo, tra la tensione individuale e l'armonia del fare le cose insieme.

Ha tante chiavi di lettura, Il soldatino. Forse racconta l'adolescenza, forse è ancora più universale.
È uno di quei libri che mutano, che alla seconda e terza lettura ti dicono cose che prima non osavano dire.

È un libro pacifista, ma di una pace che è prima di tutto dentro di noi.

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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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