Nuvole in scatola
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Sapete qual è la cosa che più amano i bambini, delle storie che raccontiamo loro?
Le avventure? No. I personaggi curiosi? Nemmeno. Le invenzioni fantastiche? Acqua.
La cosa che più amano è il tempo che dedichiamo loro nel leggerle o inventarle.



E non c'è niente di meglio del Natale per stare accoccolati al calduccio a leggere una bella storia insieme.
È Natale Bimbambel è proprio questo: un libro che racconta il piacere di raccontare e di stare insieme, bimbo e papà. È il seguito (ma si può leggere indipendentemente) di Bimbambel, che avevo recensito qui, anch'esso nato dalla penna di Anna Lavatelli, con le illustrazioni di Giulia Orecchia, e pubblicato in Italia da Le rane di Interlinea.

EDIT: allegato al libro, trovate anche un CD con a storia letta dall'autrice e delle canzoni di Natale inedite cantate da Giovanni Caviezel.


Come nel primo Bimbambel, anche questo libro si apre con un bimbo che chiede al papà di raccontargli una storia, una storia di Natale.
Il papà si arma di fantasia e si trasforma in un eroe magico, che dirada la nebbia trasformandola in un filo con cui intrecciare i maglioni, liberando il cielo per la slitta di Babbo Natale.


O che cuce tra di loro montagne spaccate in due per riavvicinare i popoli dei due versanti.


O che addobba alberi sottomarini per permettere anche ai pesci di festeggiare il Natale.
Le storie di È Natale Bimbambel hanno tutte uno sfondo natalizio o un messaggio di amore e pace (come quando il papà riesce a fermare una pioggia di bombe creando un arcobaleno in cielo).
E in tutte, il papà che racconta è l'eroe, il deus ex machina che riesce con la sua forza, ma soprattutto con la sua fantasia, a risolvere le situazioni più critiche.
Le sue storie hanno dell'incredibile, è vero, ma chi, se non un papà, può essere in grado di compiere magie? Chi, se non un papà, può essere un eroe credibile agli occhi di un bambino?


Naturalmente, il bimbo sa che le sue avventure non sono reali (è proprio il figlio a esordire con "E tu inventala, papà!"), ma l'amore tra padre e figlio crea una magia a cui è impossibile non lasciarsi andare, e magari desiderare di farne parte in prima persona.

Ad esempio, dopo aver addobbato un albero con alghe e stelle marine, perché non creare un

presepe in una conchiglia?



Bastano una conchiglia (ne avrete almeno una raccolta quest'estate al mare!), dei chicchi di riso, colla e pennarelli.

Scegliete due chicchi grandi e uno più piccolo. Con i pennarelli a punta fine, dipingere le vesti e i visi della Sacra Famiglia, tenendo fermi i chicchi con delle pinzette.

Incollateli poi alla conchigia, che farà da capanna.
Se volete, preparate un giaciglio a Gesù bambino incollando un po' di farina di mais che simuli la paglia.

Se invece volete far fare il presepio in miniatura ai bimbi, scegliete una conchiglia più grande e usate fagioli cannellini al posto del riso: sarà meno minuscolo ma più semplice da realizzare dalle loro mani ancora incerte.



Cosa manca? Una stellina di carta, e un posto che vi piace, dove tenerlo nel periodo di Natale.

Buon Natale a tutti!




 
È uno dei tanti meccanismi di "economia" della nostra mente: difficilmente ci soffermiamo a pensare a come funzionino davvero le cose che usiamo, e diamo quasi per scontato che ci siano, che siano sempre esistite.
Ma se da un lato questo ci aiuta a non sprecare troppe energie nel porci domande non essenziali (è un "regalo" della nostra storia evolutiva), dall'altro ci toglie molta consapevolezza su quello che facciamo.
Capire quello che c'è dietro le cose di tutti i giorni è un ottimo esercizio mentale che ci aiuta a capirle e a usarle meglio.


Per Editoriale Scienza, è appena uscito Eureka! 10.000 anni di lampi di genio, un libro divulgativo che ci accompagna alla scoperta delle grandi e piccole invenzioni della storia.


Dopo aver spiegato cosa si intenda per "lampo di genio" e come le idee si innestino una sull'altra, Eureka! procede a raccontarli, non in ordine cronolgico ma suddivisi in aree tematiche, a partire da quelli che più comunemente ci vengono in mente quando pensiamo alla parola "invenzione", come la scrittura, la ruota, l'elettricità.



Ci sono poi i "lampi sul passato" (scoperte e idee che ci hanno permesso di capire e studiare la storia dell'uomo e della Terra), lampi d'arte, di scrittura, di guerra, di salute e così via.
A ogni invenzione è dedicato un agile paragrafo che la racconta con semplicità ma senza dimenticare di mettere in luce qualche aspetto curioso, poco noto o inaspettato, che aiuti a riflettere e a capire le sue diverse sfaccettature.

È interessante vedere come molte invenzioni nate per la guerra abbiano poi avuto un utilizzo ben più ampio, o che la vera rivoluzione non fu inventare la ruota, bensì metterla su strada.

C'è poi ampio spazio per invenzioni di uso quotidiano, apparentemente banali e così scontate che fatichiamo a immaginarle come invenzioni, ma che hanno invece una storia fatta di ingegno, come ad essempio il cono gelato.



E ci sono i "lampi al femminile", che dimostrano che non esistono campi di studio riservati a un solo genere.

Infine, c'è spazio per i "lampi impossibili", le idee irrealizzabili come il moto perpetuo, quelle che hanno dato vita a numerosi abbagli, leggende metropolitane o persino tentativi di truffa. Un modo per allenare il pensiero critico e imparare a rizzare le antenne di fronte alle fake news.


Luca Novelli affianca ai testi semplici ed esaurienti le sue simpatiche illustrazioni, spesso vere e proprie vignette umoristiche, che mantengono vive la curiosità e l'attenzione.

 

Eureka! è una carrellata esaustiva e leggera al tempo stesso, da sfogliare in modo casuale o leggere sequenzialmente; una serie di racconti che non si limitano al nozionismo, ma aiutano a riflettere, come ogni nuova invenzione dovrebbe fare.

E visto che il Piccolo T ha deciso che da grande vorrebbe fare lo scienziato, abbiamo provato anche noi ad allenare il pensiero critico su una piccola invenzione: il motore a palloncino.


Abbiamo costruito una macchina di Lego con un alloggiamento che potesse ospitare l'imboccatura di un palloncino, fermato poi da un ulteriore mattoncino.


Gonfiando il palloncino (fermandolo poi con le dita o con una molletta) e poi lasciandolo andare, la macchina si muoveva.
Ma che succede se il palloncino si gonfia di più? E se la macchina è più grande? E se si comprime l'apertura per lasciar passare l'aria più lentamente?


E se il fratellino di tre anni ruba la macchinina perché vuole il palloncino?
Dura, la vita del ricercatore.


C'è una sorta di foga creativa che coglie certi artisti quando diventano genitori. 
Hanno appena dato vita alla loro opera più importante – un figlio – ed è come se volessero replicare l'atto creativo anche sul lavoro, convogliando questa infinita emozione in qualcosa che resti.
È quello che è successo a molti cantanti, e anche ad alcuni scrittori.


Per nostra fortuna, è successo anche a Oliver Jeffers, che dopo essere diventato papà ha scritto e disegnato Noi siamo qui. Dritte per vivere sul pianeta Terra, edito in Italia da Zoolibri.


Noi siamo qui si presenta come un manuale per spiegare il mondo nel modo più semplice possibile a un bimbo appena nato.
Si parte dalla nostra posizione nel cosmo, dal nostro pianeta, composto da acqua e terraferma. Sembra tutto molto semplice e forse anche banale, ma qui sta parlando Oliver Jeffers, e con lui di banale c'è sempre poco.


Mentre ci incantiamo davanti alle sue immagini, non possiamo non pensare all'immensità di cose da scoprire, da imparare e da vivere che ha di fronte un neonato.
Mentre seguiamo le sue spiegazioni, ci rendiamo conto di quanto tutto sia troppo per essere spiegato.
E tra un appunto scientifico (la posizione della Terra nel sistema solare) e uno lessicale (le differenze tra caldo e freddo, ad esempio) spunta qualche lezione in più: quella sul rispetto di ogni forma vivente e di ogni persona, in tutte le sue varietà.


Non manca naturalmente qualche nota ironica, come la presenza del Dodo tra gli animali, o la distinzione tra giorno e notte, in cui Jeffers raffigura il figlio nel lettino e, spiegando che la notte serve per dormire, sottolinea il concetto con un "siamo d'accordo?".


Jeffers dà al figlio neonato una lezione di vita senza dettargli la strada. Non dice chi dovrà diventare, ma gli spiega semplicemente come stanno le cose al momento del suo arrivo: un pianeta meraviglioso da proteggere, persone di ogni genere con cui bisogna sempre essere gentili.

Non nomina mai esplicitamente guerre, inquinamento, violenza o altri aspetti negativi della vita: il suo è un messaggio di stupore, di benvenuto, di ottimismo. Come se la nascita di questa nuova vita potesse cancellare tutto ciò che c'è di sbagliato.

Non dice nemmeno che tutto sia semplice, ma ha una soluzione anche per le cose difficili: qualsiasi sia il problema, il bambino potrà sempre chiedere a lui.
O al resto della famiglia, o al resto del mondo.


Più che un libro per bambini, Noi siamo qui è un libro da regalare a un genitore, un neopapà o un papà in attesa, per accompagnarlo alla meraviglia della vita che arriva.
O forse uno di quei libri simbolici da leggere ai bambini quando ancora non conoscono il significato delle parole, ma solo il suono della voce dei genitori, e da regalare poi, come ricordo d'infanzia, quando saranno grandi.

Comunque sia, è un libro che è anche un augurio. A chi nasce, a chi gli starà vicino. E al mondo intero.


In un periodo storico in cui i bimbi imparano prima a scorrere un'immagine su un touch screen e poi a sfogliare una pagina, c'è una categoria di libri perfetta anche per i più restii alla lettura: i libri interattivi.
E non sto parlando di e-book o app, ma di libri cartacei in cui il motore dell'interazione non è un chip elettronico, ma la magia di una storia e l'immaginazione di chi la ascolta.


Il più celebre tra gli albi di questo genere è certamente Un libro di Tullet, seguito poi da altri esempi meno astratti e in cui la narrazione ha maggior rilievo, come Libro cane o Aiuto, arriva il lupo!.

Su e giù con Bunny si inserisce perfettamente in questo filone, utilizzando un protagonista più amichevole del lupo e più dinamico di cani e gatti di casa.


Bunny è un coniglietto che ha voglia di sciare, ma come fare se non c'è neve?
Basta scuotere un po' il libro per farla cadere.
Un po' troppa? Bussando sulla pagina, Bunny se ne libererà.


Bisognerà poi inclinare la pagina per creare il pendio e far scivolare Bunny sui suoi sci, e poi salvarlo da un profondo burrone capovolgendo il libro.


Alla fine, Bunny dovrà anche saltare un buco vero e proprio creato sulle pagine.



Insomma, Su e giù con Bunny è un'ottima alternativa alle app e ai giochi interattivi anche per i bimbi che non amano leggere, anzi: è un ottimo modo per far scoprire loro quanto può essere divertente usare l'immaginazione.
Naturalmente, è anche una splendida lettura per i bimbi già abituati all'ascolto delle storie.

Unica controindicazione: mette un'irrefrenabile voglia di sciare.
E che fare se la neve non c'è?

Be', proviamo a far sciare i nostri pupazzetti.
Prendete dei personaggi abbastanza piccoli (io ho usato quelli Lego, i Playmobil vanno ancora meglio per la forma dei piedi) e degli stecchini da gelato o da ceretta.


Con le forbici o con qualche altro strumento di taglio (io ho usato il mio traforo elettrico, ma non è necessario) date forma a sci e snowboard, che poi fisserete ai piedi dei personaggi con degli "scarponi" di washi tape.

Come pista potete usare un qualsiasi piano inclinato: una pista per le macchinine, o – perché no? – un libro.


Basta un po' di immaginazione, giusto?


     
Narra la leggenda (cioè, mia madre), che già all'età di tre anni io conoscessi a memoria un libro, e recitandolo ad alta voce e girando pagina al momento giusto, dessi a chi mi guardava l'impressione di saper già leggere.


Il libro in questione era Le più buffe storie di Richard Scarry e per quanto la fonte della leggenda non sia particolarmente attendibile, specialmente sui tempi (i racconti di mia madre stanno a me come i racconti di pesca stanno al pesce effettivamente pescato), parte di quel libro la ricordo ancora a memoria, e a Scarry sono molto affezionata.

La notte prima della notte prima di Natale è un racconto in perfetto stile Scarry, pieno di pasticci, di divertimento e dei suoi inconfondibili personaggi.



Protagonista è Donato Sbadato, un maialino altruista e generoso, che però tiene troppo fede al proprio nome: i suoi gesti finiscono sempre in un pasticcio.


E visto che a Felicittà nessuno vuole più saperne dei suoi favori, parte verso il Polo con la sua "cetriolomobile".

Qui si imbatterà per caso nella fabbrica di Babbo Natale, dove degli indaffaratissimi elfi-topini stanno ultimando i regali da consegnare ai bambini.
Anche stavolta il signor Sbadato riuscirà a fare un pasticcio, strappando una pagina di calendario e facendo credere a Babbo Natale che sia già la vigilia.


Partito in tutta fretta, Babbo Natale resterà incastrato proprio nel camino di casa Sbadato, e sarà il maialino ad essere finalmente decisivo salvando il Natale a Felicittà.


In perfetto stile Scarry, La notte prima della notte prima di Natale è un racconto divertente, leggero, a lieto fine, con illustrazioni accattivanti e ricche di trovate e particolari da scoprire e i consueti personaggi antropomorfi, ormai familiari.

Vi sembra una buona idea per un regalo di Natale?
Allora accompagnatelo con un biglietto che ricordi il piccolo "incidente" nel libro: bastano un rotolo di carta igienica e dei cartoncini colorati (rosso, bianco e nero).


Con un pennarello, disegnate su un cartoncino rosso un muro di mattoni. Quindi avvolgetelo attorno al rotolo e completate il camino con un po' di neve.
Infine incollate le gambe di Babbo Natale che sporgono dal camino, magari con il sacco dei doni appeso.


Dentro il cilindro potrete far trovare il vostro messaggio di auguri o, se ne chiudete le estremità, anche qualche cioccolatino o quache piccolo pensierino.

Ma, mi raccomando, fate in modo che questa scena resti solo un biglietto: pulite bene i vostri camini prima della vigilia!


 
Il nervosismo pre-nanna dei bambini è qualcosa che noi adulti non riusciamo bene ad afferrare. Sembra una cosa facile: sei stanco? dormi!
Invece loro, con quella lotta tra il sonno e le emozioni di un giorno intero ci devono lottare, e hanno bisogno di abbracci caldi, voci calme, riti che li accompagnino al riposo.


A tutti, buonanotte.... sembra nato per questo.
In questo piccolo cartonato di Babalibri, adatto anche a piccolissimi (attorno all'anno di età), le immagini delicate di Komako Sakai (premio Nati per Leggere per Akiko e il palloncino) e il testo di Chihiro Ishizu, tradotto da Elisabetta Scantamburlo, accarezzano il lettore per aiutarlo ad abbandonarsi al sonno.

Pagina dopo pagina, seguiamo oggetti e animali che vanno a dormire: una farfalla, dei gattini, delle mele, un trenino e infine una bimba.


Le onomatopee, calme e ipnotiche ("Rototon... ton...") formano una cantilena che aiuta a rilassarsi.


E alla fine, a tutti si augura la buonanotte.
I soggetti sono tutti elementi della quotidianità del bimbo, familiari e perciò a loro volta rassicuranti, con le loro immagini delicate e sfumate.


Il resto, lo faranno la voce di mamma e papà.
Buonanotte a tutti.


Non c'è evento atmosferico che come la neve stupisca tutti i nostri sensi, specialmente la prima volta che la si vive.


La prima neve dell'esordiente coreana Bomi Park (edito in Italia da Lupoguido) riesce a trasmettere, con poche, essenziali parole e pochissimi colori, tutte queste sensazioni, con un risultato magico, dolce, sognante, che traspare già dalla copertina: bianca, opaca, con piccoli fiocchi di neve a rilievo.

Il libro si apre su una doppia pagina a fondo nero: è il buio della notte d'inverno.
Una bimba (lo stile e i suoi tratti ricordano molto quelli della giapponese Komako Sakai) viene svegliata da qualcosa.
Il testo si rivolge al lettore, o forse alla bimba stessa:

Shhh, ascolta...
Senti qualcosa?


Onomatopee e allitterazioni ("pit pit pit", "senti come scricchiola sotto i piedi") restituiscono una sonorità flebile e attutita: viene quasi spontaneo leggere questo albo sottovoce, lasciando spazio all'incanto visivo.


Le illustrazioni, realizzate su tela, sono caratterizzate da una texture molto visibile, una trama ruvida che dà materialità all'immagine.
Il bianco e il nero dominanti lasciano spazio a pochissimi tocchi di colore (non è forse così quando nevica? non ci sembra di appartenere a un vecchio film in bianco e nero?).


Seguiamo questa bimba lasciarsi catturare dalla magia.
Meticolosamente inizia a far rotolare la sua palla di neve, che si fa sempre più grande, e cammina, cammina, cambiando scenario, passando dalla città a un bosco, dove animali bianchi si nascondono tra il paesaggio. È lei a guidare la palla di neve o è la palla stessa a portarla via?


A mano a mano che il suo cammino procede, il libro si trasforma, facendosi più etereo e meno concreto. Le parole lasciano spazio alla narrazione per immagini (quasi fosse un silent book), le sensazioni tattili cedono il posto all'immaginazione.
La magia della neve si compie, in un finale che incanta, come la prima neve della nostra vita.

Se volete vivere anche a casa qualcuna di quelle sensazioni, ma senza portare la cucina sotto zero, vi passo la ricetta del

didò-neve fai da te

Bastano due ingredienti facili facili:
  • due bicchieri di fecola di patate o amido di mais
  • un terzo di bicchiere di olio vegetale (o poco più)
Se volete, potete aggiungere due cucchiai di brillantini bianchi, per un effetto più brillante.
Se vostro figlio non mette in bocca il didò, potete anche sostituire l'olio vegetale con dell'olio baby: l'effetto sarà più profumato.
 

Mescolando i due ingredienti otterrete una pasta per modellare che si sbriciola un po' e che come la neve scricchiola sotto le dita.
Non sarà mai compatta come il vero didò, e se formate una palla dovrete stare attenti a non stringerla trioppo, altrimenti si sbriciolerà.


Ma con qualche attrezzo, qualche cartoncino che simula una carota e due grani di pepe per gli occhi, potrete giocarci come fosse neve vera, soltanto un po' più calda.


Perché, prima o ultima che sia, la neve ci emoziona sempre.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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