Nuvole in scatola
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Siamo abituati a educare al rispetto delle regole. Ma si può, si deve educare anche alla disobbedienza?

Il tema è complesso e controverso, me ne rendo conto, ma è innegabile che nel tempo siano stati tanti gli atti di ribellione che hanno innescato cambiamenti positivi, e sarebbe sbagliato non raccontare anche questa parte della storia.

 La protesta

La protesta, albo d'esordio della portoghese Eduarda Lima pubblicato da Franco Cosimo Panini con l'efficace traduzione di Giulia Calandra Buonaura, racconta di uno sciopero decisamente sui generis.

Le affascinanti illustrazioni a campiture piene, con gusto serigrafico, tutte sui toni a forte contrasto dei rossi e dei blu, ci mostrano un gabbiano che all'improvviso smette di cantare.

La protesta 

La protesta si allarga progressivamente ad altri uccelli e poi a cani, gatti, insetti. Vengono coinvolti anche gli animali dello zoo e dei più diversi ambienti naturali.

La protesta

Le pagine si susseguono senza altre azioni o accadimenti se non questo spandersi, virale, ancora immotivato, di questa enorme manifestazione globale. Ogni animale aderisce a modo suo: chi smettendo di muoversi, chi di lavorare. Lo sciopero tocca infine anche i bambini, lasciando intendere che sono loro gli esseri umani più vicini alla natura, più dotati di quella sensibilità che li accomuna a un mondo che non sa esprimersi con l'eloquenza del linguaggio e ha perciò bisogno di uno sguardo più calmo, attento ma istintivo al tempo stesso.

La protesta

La protesta arriva sui giornali e sui media, in una doppia pagina di "rassegna stampa", che riprende notizie e titoli, con qualche simpatico riferimento (lo riconoscete, il titolo del famoso albo citato?).

La protesta

Poche pagine dopo, anche il libro non ha più parole.

Sembra quasi che sia l'albo stesso a voler aderire alla protesta. La struttura narrativa resta sospesa: non arriva a una vera e propria conclusione, ma solo al disvelamento del motivo che aveva scatenato tutto questo.

Sono la plastica e l'inquinamento ad aver destato la coscienza degli animali, e lo vediamo in una serie di immagini che ci mostrano un paesaggio indifferente, trasformato e devastato da una presenza umana (ma più ancora industriale) invadente.

In questo finale sospeso risiede a mio parere un punto di debolezza dell'albo, che può però aprire a discussioni, osservazioni e attività, soprattutto in ambito scolastico e prescolare, e trasformarsi in occasione per parlare di educazione civica da un punto di vista inaspettato, opposto al consueto ma altrettanto prezioso.

La protesta degli animali è quella di Greta Thunberg, quella dei miliardi di bambini che si trovano di fronte a una natura che sta sfuggendo loro di mano a causa delle generazioni precedenti. 

È una voca corale, fatta di silenzio ma non per questo meno rumorosa.


Stare con i nonni porta sempre con sé quell'aura di avventura, di esperienza al di fuori dalle consuete regole e anche dalle consuete emozioni.

Temporale

Temporale di Sam Usher, edito in Italia da Clichy, ci racconta una storia di connessione con la natura, una di quelle magie che solo i nonni possono permetterci di sentire.

Temporale fa parte di una "quadrilogia delle stagioni", che Sam Usher ha dedicato a quattro diverse avventure che vedono protagonisti nonno e nipote, insieme a diversi agenti atmosferici (gli altri titoli, non ancora tradotti in Italia, sono Sun, Snow e Rain). 

 E che il vento sia uno dei personaggi del libro lo si vede già dalla copertina, dove le foglie secche sembrano giocare a nascondere le lettere del titolo.

Temporale

La storia, raccontata in prima persona dal nipote, inizia con il suo desiderio di uscire a giocare con il vento. Il protagonista non teme le intemperie, ma le vive con naturalezza e desiderio di scoperta.

Temporale

Corre a chiamare il nonno e insieme si mettono a cercare un aquilone da far volare. Il dialogo e la ricerca di nonno e nipote dentro casa sono intervallati da doppie pagine che ci portano fuori, dove il vento continua a crescere.

Le illustrazioni, che ricordano nello stile quelle di Quentin Blake, amplificano questo effetto portando le foglie di volta in volta sempre più in primo piano: sembra quasi che una di esse voglia superare i confini della pagina.

Temporale

La ricerca è lunga, e ogni volta che uno dei due trova un oggetto, ricorda un episodio vissuto insieme: gite, escursioni, pic nic. Le avventure condivise sono tantissime, e la gioia nel ricordarle è grande. Sembra che i due abbiano costruito un vero patrimonio di momenti trascorsi insieme, da conservare come cose preziose nella memoria.

Il lettore inizia a credere che la ricerca non finirà mai, e che l'albo si risolverà così, con una serie di racconti e di ricordi condivisi, invece l'aquilone alla fine salta fuori, e nonno e nipote lo fanno volare, in una scena che dapprima è semplice e comune.


Temporale

Poi però si ammanta di magia e trasporta i due in una dimensione di racconto fantastica e avventurosa: è vero quella che stanno vivendo? O è solo l'incanto di vivere un momento speciale insieme, che trasfigura la realtà?

Temporale

Non lo sappiamo, e forse non vogliamo nemmeno saperlo.

Nonno, nipote ed elementi naturali hanno giocato assieme, ed è stato bellissimo.



Non siamo gli unici animali a saper comunicare.
Siamo però probabilmente gli unici a saper comunicare l'impossibile.
La costruzione di una grammatica a sostegno del nostro linguaggio ci ha donato la capacità di pensiero astratto, di immaginare  l'inesistente e perfino di comunicare contenuti privi di senso, come la famosa frase "idee verdi prive di colore dormono furiosamente" di Chomsky.
E questo è uno dei molti e troppo trascurati punti di contatto tra lingua e matematica.

Molly e i misteri matematici

È questa capacità di pensare l'impossibile la protagonista di Molly e i misteri matematici di Eugenia Cheng, con le illustrazioni di Aleksandra Artymowska, portato in Italia da Editoriale Scienza, un albo che anticipa già nell'allitterazione del titolo il gusto per la ricerca di forme ricorsive e originali che ritroveremo all'interno.

Eugenia Cheng è un'appassionata divulgatrice che si occupa di matematica e logica e dei suoi concetti-limite, dall'infinito ai paradossi, e in questo libro mette in campo alcune tra queste affascinanti nozioni, trasformando concetti impossibili in immagini e coinvolgendo la protagonista, Molly, in un'insolita caccia al tesoro.

Molly e i misteri matematici

Le pagine spesse nascondono alette da sollevare, come quelle dei messaggi che trova Molly: indizi misteriosi per proseguire nella sua missione.

In ogni pagina, il piccolo lettore è coinvolto in una ricerca o un piccolo gioco e in poche righe vengono spiegati alcuni concetti matematici e geometrici, come i numeri negativi, l'auto-similarità, l'infinito e il calcolo combinatorio.

Molly e i misteri matematici

Molly e i misteri matematici attinge agli studi di Escher, presentando le sue forme impossibili (e spiegando perché le percepiamo in quel modo) e le sue tassellature, e mostrandoci come anche l'arte possa fondersi con la matematica.

Molly e i misteri matematici

Le alette da sollevare ci permettono di risolvere forme, costruire cubi, scoprire frattali, aprire porte su simmetrie che si ripetono all'infinito.

Dei piccoli box finali portano brevi approfondimenti su alcuni dei concetti trattati.

Molly e i misteri matematici

Chi si aspetta un libro sulla matematica resterà sorpreso, ma in fondo la matematica è anche questo: un linguaggio che permette di pensare l'impossibile.

Il nastro di Möbius  

Una figura (solo apparentemente) impossibile però, ve la aggiungo io: è il nastro di Möbius, che prende il nome dal matematico dell'Ottocento che lo ideò e che tanto mi ha affascinato da bambina. Sapete come funziona?

Anello di Moebius

Dovete prendere una striscia di carta e unirne le estremità ad anello, ma solo dopo aver girato di 180° una delle due (ovvero, averle impresso una torsione di mezzo giro).

Anello di Moebius
 
Ora vi aspettate probabilmente di aver ottenuto un normale anello con due superfici, una interna e una esterna, ma se iniziate a percorrerne una con una penna, vi accorgerete che l'anello ha in realtà una superficie sola.

Anello di Moebius

Se provate poi a tagliarlo a metà nel senso della larghezza, non otterrete, come probabilmente vi aspettate, due anelli distinti, ma un unico anello di grandezza doppia.

E se invece lo tagliate partendo da un terzo della larghezza, e continuando dritti?
Non vi tolgo la sorpresa. Vi dico però che questo era il mio effetto preferito.

Divertente, paradossale, artistica: anche questa è matematica. L'avreste mai detto?
 


C'era un vecchio trucco per superare il timore di figure influenti, come i capi o i professori: immaginarseli in bagno. In fondo, tutti ci vanno, no?

occupato

Matthieu Maudet ce lo racconta con molta ironia e con il suo solito gusto per le citazioni e per le autocitazioni in Occupato, un cartonato edito in Italia da Babalibri che esordisce con una Cappuccetto Rosso che corre, in preda a un'urgenza.

occupato

 Il bagno è dietro una porta sul tronco di un albero, ma è occupato.

occupato

 Uno alla volta, si uniscono altri personaggi: a tutti scappa la pipì!

Dietro Cappuccetto, si mettono in coda i tre porcellini e un uccellino che ci sembra proprio di conoscere (e la sua unica battuta lo conferma).

Ci troviamo finalmente di fronte a un backstage insolito dei personaggi delle fiabe: anche loro vanno in bagno, anche loro hanno paura di farsela addosso. La comicità intrinseca della storia è amplificata dal gusto metanarrativo di vedere questi volti noti riunirsi da fiabe diverse in una stessa vicenda.

occupato


Dietro la porta, l'occupante del bagno sembra prendersela comoda, e informa le persone in coda delle sue azioni, rassicurandole che l'attesa è quasi finita: si tira su le mutande, tira l'acqua, si lava le mani... ma chi uscirà da quella porta?

Il finale, come Maudet ci ha abituato, ci strappa una risata, e ci lascia in attesa di rivedere quei personaggi ancora una volta, in una nuova storia (ma l'uccellino, stavolta, dove sarà andato?).



Ecco una delle più misteriose contraddizioni dei bambini: sono maghi del caos, potenti generatori di disordine, eppure uno dei loro giochi preferiti è... mettere in fila ordinata i propri giocattoli.

Casa mia ha visto schierate file di pupazzetti che neanche gli Apple Store all'uscita degli iPhone, e code di macchinine che al Brennero se le sognano.

dove vanno

Dove vanno, cartonato di Cristina Petit edito da Pulce edizioni, pesca proprio da lì: da questa passione smodata per le code ordinate, e anche da quella per i veicoli e i loro diversi nomi, e da quella per le onomatopee.

Vediamo sfilare infatti diversi tipi di veicolo, uno dietro l'altro, ognuno col suo rumore caratteristico.

dove vanno

Il testo li nomina, uno ad uno, e le pagine proseguono così, accumulando un veicolo dietro l'altro, a volte ripetendoli, come se l'inquadratura si fosse spostata solo di poco, lasciando in scena uno degli elementi della pagina precedente, e ogni volta la pagina si chiude con lo stesso interrogativo: "dove vanno?".

dove vanno

L'elenco prosegue e cattura il bambino, un po' per tutti i rumori citati, un po' perché il piccolo lettore si diverte a puntare il dito e a riconoscere un veicolo dall'altro. Verso le ultime pagine, poi, l'inquadratura si allarga e quella che sembrava una strada si rivela lo schienale di un divano.

dove vanno


 La nuova visuale cambia ogni prospettiva: i veicoli sono improvvisamente giocattoli, e finalmente capiamo perché sono tutti in fila.

Il rovesciamento riporta la narrazione a una dimensione nota e quotidiana: il libro segue in qualche modo lo stesso percorso compiuto dal bambino che, prima immerso nel suo gioco tanto da sostituirlo alla realtà, viene poi richiamato al proprio mondo e rompe così l'inganno della propria fantasia.

Così, ogni lettura ricalca la dinamica stessa del gioco, la dimensione in cui un bambino sa riconoscersi meglio.


 Avete mai visto una balensa farsi il bagno in una vasca? 

Inizia così, sfidando le leggi delle dimensioni come solo un bambino sa fare, Balena, vengo anch'io! (link affiliato) , un cartonato dal ritmo e dalla narrazione perfetti per i piccolissimi, dai due anni.

Balena vengo anch io

Balena, vengo anch'io! (link affiliato)  ricalca la struttura narrativa del precedente libro di Susanne Strasser, La torta è troppo in alto, altro gioiellino di Terre di mezzo editore di cui vi ho parlato di recente, e che ha catturato completamente la mia piccola M.

Balena, vengo anch'io!

Come in La torta è troppo in alto, infatti, anche Balena, vengo anch'io! (link affiliato)  procede attraverso ripetizioni e accumuli (ogni volta la stessa struttura sintattica e narrativa, ogni volta un animale in più), arricchisce il testo con onomatopee che rendono la lettura più giocosa e nel finale mette d'accordo tutti i protagonisti.

Anche il bambino che appare come ultimo personaggio è lo stesso: una presenza che i bambini che hanno amato il primo libro apprezzeranno sicuramente.

La storia è semplice semplice: c'è una balena che si rilassa nella vasca e uno alla volta tutti gli altri animali le chiedono di entrare con lei, fino al buffo finale che sovverte la situazione.

Balena, vengo anch'io! 

Accanto al piacere di anticipare le battute, di ascoltare le onomatopee e di scoprire in che posizione si infilano i nuovi animali nella vasca, i bambini ritrovano in Balena, vengo anch'io! (link affiliato) un sentimento che conoscono bene: il desiderio di condividere gli spazi (del bagno, della nanna) con qualcuno di più grande (non la balena, nel loro caso, ma mamma e papà).

Un altro successo assicurato per Susanne Strasser.

 

 Una balena da bagnetto

 Volete cimentarvi in un giochino da bagno fai da te?

Balena, vengo anch'io!
 

Ritagliate due sagome di balena in gomma crepla. Procuratevi una pompetta (io ho usato quella di una scatola da "piccolo scienziato", in alternativa potete ricavarne una da uno di quei gadget di carnevale con la pompetta per schizzare acqua) e incollate le due sagome con la pompetta all'interno.

Balena, vengo anch'io!


Durante il bagnetto, la pompetta si trasformerà nello spruzzo della balena.

balena gioco da bagno

Così, la prossima volta, anche nella vostra vasca da bagno potrà entrare una balena.

Nella vita affrontiamo non una, ma molte adolescenze, quelle "terre di mezzo" in cui sei troppo grande per essere piccolo e troppo piccolo per essere grande.

La prima di tutte si colloca, con le fisiologiche differenze individuali, tra uno e due anni, e vale anche per le letture: i libri con le facce, le filastrocche ritmate e le onomatopee iniziano a non bastare più, ma è ancora troppo presto per cogliere le dinamiche della narrazione, i nessi di causa ed effetto, le trame.

È qui che si collocano le protostorie, micronarrazioni fatte di azioni minime, senza un climax o una vera e propria conclusione, ma con piccoli gesti quotidiani in cui il bambino si riconosce.

Mollan

È un territorio poco frequentato, ahimè, dall'editoria di qualità, ma le poche eccezioni spiccano e tra queste ci sono certamente le piccole storie di Mollan di Lena Anderson (autrice svedese che già avevamo visto in TempeStina) che LupoGuido ha appena portato in Italia, con la traduzione di Laura Cangemi: Mollan un giorno con la nonna e Mollan in cucina.

 A differenziare Mollan dalle solite protostorie, oltre alla cura nelle illustrazioni e all'indubbia qualità editoriale dell'edizione LupoGuido, è la varietà dei contenuti e del coinvolgimento previsto del piccolo lettore, che rendono peraltro queste proposte valide per un'età più trasversale, anche oltre i due anni.

I due libri seguono due giornate della piccola Mollan con la nonna; una nonna giovanile e allegra, con una bella frangia di capelli bianchi che ricorda proprio quella dell'autrice.

Le pagine ripercorrono alcune azioni semplici e quotidiane in cui il bambino può riconoscersi e lo fanno alternando descrizioni, contrapposizioni, domande e affermazioni.

Mollan un giorno con la nonna ci accompagna dal risveglio alla buonanotte, tra preparativi (la colazione, i vestiti), una passeggiata, la cena e la nanna.
L'utilizzo della doppia pagina non è mai lasciato al caso: a volte prevede giustapposizioni (la nonna dorme/ma Mollan è sveglia), altre volte riporta a sinistra dei dettagli del quadro più generale che si vede a destra.
Così, il piccolo lettore potrà riconoscere ad esempio la tazza di Mollan e quella della nonna, per poi ritrovarle nella scena più completa, in mano alle due protagoniste. Raffigurazioni di questo tipo si prestano bene a una lettura di tipo dialogico (particolarmente importante per lo sviluppo del linguaggio), che a volte è suggerita dal testo stesso, che coinvolge il bambino chiedendogli di riconoscere e indicare lo spazzolino di Mollan.

Mollan

Anche Mollan in cucina racconta una giornata con la nonna: una giornata che non inizia sotto il migliore degli auspici, perché Mollan è triste all'idea di lasciare la mamma.

mollan

Poi, però, la dolcezza e l'allegria della nonna e le tante cose fatte insieme rendono quel giorno speciale e Mollan e la nonna preparano tante girandole dolci che la piccola riporterà a casa, quando la mamma tornerà a prenderla.

Mollan

La semplicità delle immagini, scontornate su fondo bianco per rendere più semplice la decodifica, non va a scapito della loro ricchezza espressiva. Non mancano dettagli da guardare e scoprire, soluzioni che rendono vere e credibili le scene raffigurate. Deliziosa è la piccola Mollan che assaggia l'impasto dolce, mentre la nonna la guarda benevola, o la scena in cui (in Mollan un giorno con la nonna) la bimba si lava i denti tenendo in mano la tazza dell'acqua e facendone cadere qualche goccia a terra.

È la magia della quotidianità e dell'infanzia, che gli autori scandinavi sanno esprimere con così tanta sensibilità; e a noi non resta che il grato compito di goderne.


 
Aprire un libro di Anthony Browne infonde sempre quella sensazione un po' sovrannaturale di dischiudere la porta verso un altro mondo, sospeso e solo all'apparenza simile al nostro, ma governato da leggi invisibili e diverse.

Il tunnel

Questa sensazione si fa ancora più forte prendendo in mano Il tunnel, edito da Camelozampa con la traduzione di Sara Saorin: fin dalla copertina, infatti, vediamo i piedi di una bambina che, carponi, sta entrando per l'appunto nel tunnel richiamato dal titolo, e la tentazione di seguirla e scoprire dove sta andando è fortissima.

Il tunnel

Il tunnel Ã¨ prima di tutto la storia del rapporto burrascoso tra un fratello e una sorella. Due bambini come tanti, che faticano a comprendersi perché troppo diversi tra loro: lei più introversa, molto timorosa, abituata a perdersi dentro ilibri e sogni, lui più dinamico, avventuroso, che non perde occasione per giocare a calcio e di tanto in tanto si prende gioco di lei. 

Il tunnel

Le tavole di Browne sono incorniciate e accostate sulla pagina come quadri in un'esposizione. Ognuna sembra raccontare una storia che va oltre il testo. Il non detto è potentissimo: nei gesti, nelle espressioni, nei dettagli raffigurati, nella disposizione delle immagini.
 
Quando un giorno la mamma, stufa dei continui litigi, li manda via da casa per un po', i due si ritrovano in un luogo isolato, e lui, Jack, scopre un tunnel e vi entra. Rose lo aspetta, ma Jack non torna.
La sequenza di immagini che ci mostra la decisione di Rose di seguirlo ha una forza cinematografica notevole: c'è lei, di fronte, incorniciata da un buio che ha la forma del tunnel, poi i suoi piedi (quelli che abbiamo visto in copertina), da dietro, e infine la vediamo, carponi, mentre attraversa la lunghezza della doppia pagina per sbucare in quella successiva.

Il tunnel

Tratti grafici e impaginazione sembrano trasudare le emozioni vissute dai protagonisti.

Il mondo, dall'altro lato, nasconde tra le pieghe degli alberi presenze oscure e inquietanti, o sono solo i timori di Rose?


Il tunnel
 
Jack è in pericolo, e la scena finale, in cui Rose sarà determinante, ha il sapore di una favola (e non a caso, forse, Rose attraversa il bosco con addosso un mantello con cappuccio rosso).

Dall'altro lato del tunnel, fratello e sorella troveranno mistero, pericolo, coraggio.  Soprattutto, troveranno l'affetto profondo l'uno per l'altra, quell'amore nascosto che solo le avventure trascorse insieme possono rivelare.



Io credo che chi non riesce a trovare poesia nella scienza non abbia capito davvero a fondo la scienza (o forse la poesia).

Cresco. I segreti del nostro DNA

Un grande merito di Nicola Davies e di Emily Sutton è proprio quello di riuscire a rendere visibile il legame tra la scienza e la bellezza di ciò che ci circonda.

Ci erano riuscite con Mini. Il mondo invisibile dei microbi e con Tanti e diversi e lo confermano oggi con Cresco. I segreti del nostro DNA, edito anch'esso da Editoriale scienza, in cui raccontano un elemento solo apparentemente freddo e astratto come il DNA dal punto di vista della sua manifestazione più spettacolare: la vita stessa.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Il segreto di Nicola Davies e di Emily Sutton è saper spostare in modo molto semplice e naturale il punto di vista offrendo una visuale insolita, ma non provocatoria.

Se da un libro sul DNA vi aspettate insomma analisi delle cellule e geni visti al microscopio, resterete spiazzati a vedere che Cresco narra invece di esseri viventi e di una loro caratteristica fondamentale: la crescita.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Planando a volo d'uccello tra specie animali e vegetali, Cresco racconta come la vita sulla Terra si sia adattata ai diversi ambienti, dell'immensa varietà tra i diversi esseri viventi e di come anche chi sta leggendo il libro sia capace di crescere, senza fare nulla, semplicemente perché il suo corpo segue le "istruzioni" del proprio DNA.

Cresco. I segreti del nostro DNA

È il DNA a spiegare al corpo come produrre nasi di determinate forme e occhi e capelli di determinati colori.

Cresco. I segreti del nostro DNA 
 

Ma nonostante tutte queste differenze, spiega Davies, il codice genetico ci lega a tutti gli esseri viventi, presenti e passati. Le tavole di Sutton ci mostrano individui in armonia tra loro e con la natura che li circonda, infinite varietà integrate in una convivenza pacifica.

È un messaggio di pace, oltre che di meraviglia: proprio dove tendiamo a vedere identità e differenza (cerchiamo il DNA per identificare una persona e distinguerla dalle altre), Davies e Sutton ci fanno scoprire un messaggio di fratellanza: la vita è una meraviglia di cui tutti dobbiamo godere, e il DNA è soltanto il linguaggio in cui viene raccontata.

Non manca naturalmente, nell'albo,  un cenno sulla composizione del DNA e sulle sue basi azotate: Adenina, Timina, Citosia e Guanina, ed è pensando a queste che ho immaginato


Il gioco del DNA.

Per prima cosa, stampate due o più copie delle carte che ho preparato nel mio pdf stampabile.

Poi formate un mucchietto al centro e distribuite ai giocatori cinque carte ciascuno.


Cresco. I segreti del nostro DNA

Una alla volta, verrà girata una carta e posta al centro del tavolo. Il primo che riuscirà ad "attaccarci" la propria carta (ricordando che l'Adenina lega sempre con la Timina e la Citosina con la Guanina) potrà metterla su tavolo per "costruire" la molecola.

Se nessuno ha una carta corrispondente, la carta sul tavolo viene sostituita. Vince chi finisce per primo le proprie carte.

Cresco. I segreti del nostro DNA

Un'alternativa molto semplice è partire con cinque carte ciascuno, posizionate in colonna, e sparpagliare le altre sul tavolo.

Questa alternativa diventa un gioco di velocità: vince chi trova, tra le carte sul tavolo, le cinque corrispondenti alle proprie, riuscendo così a costruire la propria molecola di DNA, la chiave della vita.
 


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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