Nuvole in scatola
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I veri mostri, quelli che fanno più paura, si sa, non abitano in oscure foreste o mondi lontani, ma molto vicino a noi. Ad esempio, in cameretta.

i mostri del buio
È proprio da qui che parte I mostri del buio. Una strana storia di amicizia, breve romanzo di Pina Irace illustrato da Chiara Lamieri per Read Red Road.
È la storia di Camillo, 8 anni e tanta paura del buio, che una notte sente un rumore provenire da un posto imprecisato della sua camera, ed è così che conosce Scrì, il mostro della scrivania.
i mostri del buio
Un mostro che di paura non ne fa, perché è un mostro bambino, sta ancora imparando, anzi: anche lui è intimorito.
Il ribaltamento della situazione, con il mostro che dovrebbe impaurire e invece ha paura, è un topos piuttosto frequentato, non solo nei libri (vi dice nulla Monsters & co?), perché permette ai bambini di ridimensionare i propri sentimenti cambiando il punto di vista e umanizzando l'oggetto dei propri timori.
i mostri del buio
Con I mostri del buio, Pina Irace arricchisce questo topos innestandolo in un avventuroso viaggio tra mondi fantastici.
Tra il mondo dei mostri e quello degli umani, infatti, ci sono pochi passaggi che si richiudono quando un umano accende la luce. Per riportare Scrì nel mondo dei mostri della scrivania, lui e Camillo dovranno quindi entrare nell'armadio e attraversare il mondo dei mostri dell'armadio, quello dei mostri volanti delle mensole, quello dei mostri della scatola dei giochi, del comodino e così via.

Ogni elemento della cameretta ha un suo mostro, e ogni mostro ha un suo mondo, incredibile e meraviglioso. Quello dei mostri del cuscino, ad esempio, è fatto tutto da letti, dalle forme più varie: singoli, matrimoniali, a castello e a baldacchino.
i mostri del buio
È un viaggio avventuroso, quello di Camillo e Scrì, pieno di scoperte, che il libro accompagna con una breve scheda descrittiva che introduce ogni mostro.
Anche tra i mostri troviamo la più svariata umanità (ops... mostruosità?): ce ne sono di aggressivi e di tontoloni, e nonostante il libro non diventi mai davvero pauroso, vi sono molti passaggi in cui il lettore tratterrà il fiato.

L'happy ending è assicurato, perché come tutte le storie, anche I mostri del buio non insegna ai bambini che i mostri non esistano, ma solamente che è possibile vincerli.


Quale umano non ha sognato, almeno una volta, di avere le ali?

Chissà se questo stesso sogno lo fanno anche gli animali, a volte.

adelaide

Adelaide è l'ultimo degli animali di Ungerer che Lupoguido ha riportato in Italia, con una traduzione accurata ed elegante e una veste editoriale preziosa, con carta opaca e costa in tessuto (una serie da collezionare! Vi ho già parlato di Emil polpo gentile, Crictor il serpente buono, Rufus il pipistrello a colori).

Come gli altri protagonisti del grande narratore francese, anche Adelaide è diversa dagli altri, e ha un animo buono e gentile. Come gli altri, anche lei allaccerà un rapporto speciale con degli esseri umani.

adelaide

Adelaide è nata con le ali, e con l'istinto di guardare verso il cielo e imparare a volare. La sua diversità è subito evidente a tutti, così come l'ineluttabilità del suo desiderio. Adelaide inizia a seguire un aereo e, insieme all'umano che lo pilota, a girare il mondo.

adelaide
Si affiancherà poi a Monsieur Marius, che la aiuterà quando – sperduta – si ritroverà a Parigi senza i soldi per un taxi, e infine, dopo aver compiuto un gesto eroico salvando dei bambini in un incendio, cercherà e troverà l'amore in Leon, un canguro conosciuto allo zoo.
adelaide
Ancor più degli altri libri di Ungerer, Adelaide non segue la traccia di una singola storia, ma è quasi una biografia della protagonista, che giustappone, uno dietro l'altro, i fatti salienti della sua vita, anche se non necessariamente connessi tra loro in una narrazione unitaria.
adelaide

E ancor più degli altri libri di Ungerer, Adelaide presenta elementi ironici più o meno sottili, come la perquisizione del marsupio di Adelaide o il suo sguardo eloquente alla Nike di Samotracia, al Louvre: un essere misterioso che, come lei, ha delle ali piuttosto evidenti.

Ma alla fine, di Adelaide resta soprattutto la gentilezza d'animo, la sua determinazione nel realizzarsi, la sua volontà di esplorare e di inseguire la propria vera essenza, e quel suo sguardo curioso sul mondo, come fosse un libro da sfogliare.


Ci sono storie che iniziano in mondi lontani e impossibili, altre che iniziano semplicemente dentro un astuccio.

pastelli alla riscossa

Sono tornati i simpatici e irriverenti pastelli di Oliver Jeffers e Drew Daywalt, con un nuovo albo edito da Zoolibri: Pastelli alla riscossa.

Come nel precedente libro, anche in Pastelli alla riscossa l'avventura viene narrata in forma epistolare, ma alle lettere si sostituiscono stavolta le cartoline: questo affascinante e un po' desueto mezzo che oggi è stato messo in un angolo dai social media e dalle foto digitali.

pastelli alla riscossa

A scrivere a Dante sono questa volta i pastelli dispersi o trascurati.
Colori poco consueti, oppure vittime di qualche evento. C'è quello granata, caduto due anni fa in mezzo al divano, oppure il giallo e l'arancio, dimenticati al sole e perciò fusi insieme, o ancora il turchese, finito per sbaglio nell'asciugatrice e qui appiccicato ineluttabilmente a un calzino.

pastelli alla riscossa

Tra un'avventura e l'altra, ritroviamo alcuni piccoli spunti di serialità: un paio di personaggi non si limitano infatti a una sola cartolina, ma compaiono più volte tra le pagine, delineando due vere e proprie sottotrame: il pastello verde pisello, che cerca di evadere da casa e non ci riesce, e al contrario il rosso fluo, che vorrebbe tornare a casa ma sbaglia continuamente strada.

pastelli alla riscossa

Rosso fluo, con la sua ingenuità, riesce a strappare una risata a ogni apparizione: immortalato in panorami classici da cartolina, continua ad avere le idee confuse su dove si trova.

L'effetto comico è assicurato dal contrasto tra l'immagine della cartolina e le sue parole, come quando, fotografato mentre scende da una montagna con gli sci, manda i suoi saluti dalla foresta amazzonica.

pastelli alla riscossa

Grazie a una collaudata e geniale coppia di autori, Pastelli alla riscossa è un albo buffo e mai scontato, ricco di sfumature e dettagli da cogliere.

Un libro che fa venire voglia di mettere in ordine i propri colori... oppure di lasciarli appositamente in disordine, per vedere che avventura potrebbe uscirne.

pastelli alla riscossa

PS: non è anche un ottimo spunto per qualche attività di scrittura creativa? Voi l'avete mai mandata una cartolina da una stanza all'altra della casa?
Potrebbe essere un'idea da sfruttare in classe, o da tenere nel cassetto nell'eventualità (speriamo remota) di un prossimo lockdown.


In silenzio, certe sfumature si colgono meglio.


Non poteva che essere un silent book, dunque, questo Fiori di città, di JonArno Lawson e Sydney Smith, edito da Pulce edizioni.


Nei delicati acquerelli in bianco e nero, spicca una bambina rossa: un cliché, certamente, ma molto utile a convogliare l'attenzione su un dettaglio distonico rispetto a tutto il resto.
Nel grigiore di una città seria, nella quale il tempo sembra procedere meccanicamente, la bambina è l'unica a riuscire a cogliere il bello attorno a sé.

Il padre l'accompagna, tenendola per mano, con lo sguardo fisso in avanti, o assorto in una telefonata. Gli occhi della piccola vagano e si posano indagatori su cose e persone. Sembra che stiano cercando delle storie nei dettagli attorno a sé.

La piccola trova poi un fiore, altro dettaglio colorato su un marciapiede grigio.


Inizia così a cercare e a cogliere le piccole piantine cresciute nonostante il cemento.
Il suo incedere si allontana dal percorso retto e lineare del padre. Mentre lui prosegue dritto, lei inizia a vagare, a soffermarsi, ad esplorare.


Altre piccole macchie di colore vivacizzano la città: i frutti su un banco del mercato, di cui sembra di sentire il profumo, dei vasi dal sapore antico in una vetrina, una signora alla fermata del bus che, a differenza degli altri, chiusi nella loro apatia, sta leggendo un libro.

Poi, la narrazione ha una svolta: la piccola vede un passerotto morto, adagiato sul viale del parco, e posa su di lui uno dei fiori che ha raccolto.

fiori di città

Un fiore alla volta, la bimba restituisce al mondo la bellezza raccolta, e con quei fiori le emozioni, i sentimenti, le storie.
Mentre regala fiori a persone e animali, il suo mondo grigio torna a colorarsi.
A volte, basta un pensiero.



PS: Se anche voi volete portare un po' della bellezza dei fiori ma come me avete il pollice marrone, provate con l'origami del tulipano che ho trovato in questo tutorial.

La guerra è fatta di bombe, di spari, di attentati e di attacchi.
E poi la guerra è fatta di pensieri, di contrapposizioni, di schieramenti.
Non tutte le guerre sono dichiarate. A volte si è semplicemente in guerra contro i propri pari, o contro se stessi.




Il soldatino di Cristina Bellemo e Veronica Ruffato (Zoolibri) racconta una di queste guerre ineffabili, inconsistenti, ma non per questo meno vere.

Il soldatino spicca fin dalla prima pagina, in mezzo a un esercito.


I suoi confini erano: a nord la testa con l'elmetto.
A sud i piedi con gli anfibi.
A est la mano sinistra che stringeva una bomba a mano.
A ovest la mano destra per sparare.

Con questa prosa arguta, ritmata, espressiva e precisa, che sembra uscire da un monologo teatrale, Cristina Bellemo ci accompagna lungo la narrazione.


Il soldatino pensa un pensiero solo: la guerra; ma una sera, stanco, cambia strada, si stacca dall'esercito, e finisce in una casa. Lì dentro c'è un uomo, e il soldatino pensa subito che sia il nemico, perché lui non sa pensare altro.
Poi, attraverso piccoli gesti, scopre la fiducia, la condivisione, il valore dello stare insieme.


Il soldatino racconta due storie.
Se chiudete gli occhi e ascoltate le parole, sentirete una storia di guerra e di pace, nel senso tradizionale del termine, forse un po' scontata nella sua morale, ma così ben costruita, nell'uso del linguaggio, da far scordare la sua prevedibilità.
Poi, però, ci sono le illustrazioni, che introducono dissonanze e raccontano qualcosa di diverso, più profondo e meno scontato, a chi vuole approfondire.

Checché ne dica il testo, quella che ha in mano il soldatino è una tromba, non un fucile, e accanto a lui non marciano soldati, ma cestisti, ballerine, giocatori di baseball.
Qual è la loro guerra?
Ognuno di loro guarda avanti, come ipnotizzato. Non c'è interazione, non c'è collaborazione, non c'è "insieme".
E la guerra, forse, è solo un bisogno di primeggiare, di competere, di raggiungere un risultato.
Anche i risguardi ci svelano un cambiamento, tra prima e dopo, tra la tensione individuale e l'armonia del fare le cose insieme.

Ha tante chiavi di lettura, Il soldatino. Forse racconta l'adolescenza, forse è ancora più universale.
È uno di quei libri che mutano, che alla seconda e terza lettura ti dicono cose che prima non osavano dire.

È un libro pacifista, ma di una pace che è prima di tutto dentro di noi.

Immaginate un documentario, di quelli che seguono passo passo la vita di un animale.
Ora, immaginatelo raccontato dall'animale stesso, con le sue sensazioni, gli odori che sente, le emozioni che prova.

ursula

Ursula. La vita di un'orsa nei boschi d'Italia, di Giuseppe Festa, fa seguito a Lupinella, il libro della stessa collana di Editoriale Scienza, che raccontava la storia di una lupa delle Alpi.

ursula

L'orsa Ursula racconta la sua vita in prima persona, mentre un calendario e la scansione in capitoli tengono conto della sua età.
Dalla scoperta della propria tana, dell'odore della mamma e di quello del fratello, fino alla crescita, all'esplorazione del mondo e alla sua indipendenza dalla madre, Ursula ci descrive episodi, sensazioni, pensieri, certamente un po' umanizzati ma che rendono bene l'idea dell'evoluzione e dei meccanismi biologici e comportamentali di questo mammifero.

ursula

Ogni brano è accompagnato da un breve approfondimento da parte di una "orsologa", che dà una spiegazione aggiuntiva a quello che la protagonista racconta, riportando l'esperienza individuale a una più generale caratteristica della specie. 
Gli approfondimenti sono curati dai ricercatori del Muse di Trento – da tempo impegnati nello studio e nella tutela dell'orso bruno – in modo puntuale ma sempre semplice e alla portata dei bambini. 

ursula

Le illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio trasmettono una vicinanza quasi sensoriale con il protagonista, mentre il testo, dal taglio rigoroso ma dal tono più umoristico rispetto a Lupinella, rende Ursula più "personaggio", con la sua simpatia e il siparietto finale di ogni capitolo, in cui esprime ogni volta con le sue parole il suo irrefrenabile sonno.

Ursula si chiude con alcuni giochi per vivere il bosco come un vero orso, sviluppando i sensi e l'osservazione, come quello che invita a tendere uno spago tra gli alberi e seguirlo, bendati, per scoprire i profumi della natura.

ursula

E anche se non avete un bosco a disposizione, potete provare l'esperienza nel giardino di casa, o addirittura a casa vostra, tendendo un filo tra alberi oppure mobili.
Se create un percorso circolare, l'esperienza può tramutarsi anche in gara: a ogni tappa, inserite un oggetto profumato (delle spezie, un profumatore per ambienti, una ciotola piena di shampoo o detersivo) e sfidatevi a riconoscere la tappa in cui vi trovate soltanto dall'odore.

È uno dei pochi giochi da fare in compagnia in cui vi si chiede di... essere un po' orsi!


È estate, e se avete figli di età compresa tra i quasi due e i tre anni, posso indovinare a cosa state pensando: dobbiamo spannolinare!
Per fortuna esistono libri che... nooo, scherzavo. Non c'è libro che faccia il miracolo, quando un bambino è ancora nella fase "il mio prodotto è mio e me lo gestisco io". 
Ma se volete provare anche questa strada, che sia almeno un libro che parla con la lingua dei bambini.

io e il mio vasino

Io e il mio vasino (Lapis edizoni) conferma la capacità di Jeanne Ashbé di raccontare "ad altezza bambino", non soltanto in termini metaforici ma anche letterali (i grandi sono sempre visti dal ginocchio in giù).

Non vi troviamo una narrazione "ad uso adulti", con una sequenza logica coerente e un impianto didattico e sequenziale, ma una serie di stimoli (ops! forse non è la parola più adatta, in questo contesto!) che coinvolgono il bambino divertendolo.

io e il mio vasino

Più che una narrazione, Io e il mio vasino Ã¨ un gioco in cui il bambino può immergersi, lasciando da parte la razionalità.
L'impianto è dialogico, fatto di continue domande e risposte, e i protagonisti sono bambini, ma anche una grande varietà di animali. 

Chi va sul vasino?
Il coniglio? No.
Il cane? Certo che no!
La pecora? Beee nooo.

io e il mio vasino

Passata la carrellata di animali, arrivano i bambini, che rispondono con entusiasmo alla "chiamata" e, con un po' di confusione, si cimentano nei vari gesti che portano al risultato, con qualche successo e qualche incidente di percorso.

io e il mio vasino

Qui il percorso si fa un po' più lineare e dopo un inizio corale si concentra su un unico bimbo protagonista, che viene seguito mentre fa pipì, svuota il vasino, si lava le mani.

io e il mio vasino

L'insieme dà forse l'impressione di una struttura poco salda, ma quella di Io e il mio vasino Ã¨ una logica bambina, in cui il percorso di crescita è inserito in un contesto di giochi, balli, canzoncine.
 
A tenere insieme il filo del libro, la voce narrante, forse quella del coniglietto, che coinvolge il bambino rivolgendogli direttamente la parola e ponendogli domande dirette (alle quali, ne sono certa, i bambini risponderanno presto senza aspettare che siano i genitori a leggere la risposta).
Il testo, disseminato di divertenti onomatopee, unisce suoni e parole in una caotica sintesi che ricorda la poetica futurista, e si conclude con una canzoncina che accompagnerà tutto il percorso dei vostri piccoli verso la conquista del vasino.


Gli ingredienti perfetti di un libro per i più piccoli sono pochi e semplici: il formato cartonato, adatto a piccole mani ancora impacciate, una struttura che procede per ripetizione ed accumulo – per unire la sicurezza del già visto all'emozione della scoperta – azioni semplici, attività quotidiane, illustrazioni chiare senza troppi elementi di sfondo e magari la presenza di animali e di un linguaggio arricchito da suoni e onomatopee.

la torta è troppo in alto

Quindi, fare un libro efficace per bambini piccoli è semplice?
Tutt'altro. Ma è semplice riconoscerne uno quando lo si ha tra le mani.

La torta è troppo in alto! (link affiliato) , di Susanne Strasser, edito da Terre di mezzo con la traduzione di Giulia Genovesi è proprio così: perfetto.

la torta è troppo in alto

Si tratta di un cartonato dal formato un po' particolare, stretto e alto, che valorizza la storia al suo interno.
La storia si dipana sull'intera doppia pagina, in una modalità più semplice da seguire (quando il genitore legge, il bambino non ha dubbi su che pagina guardare).

Sulla destra, c'è una casa alta alta, con una porticina e una sola finestra, in alto, sul cui davanzale vediamo una torta.
Sulla sinistra, c'è un orso che guarda la torta, però, come dice il titolo, La torta è troppo in alto (link affiliato)  e l'orso non riesce a raggiungerla. 

la torta è troppo in alto

Uno alla volta, si avvicinano altri animali: un maiale, un cane, una lepre, una gallina, una rana.
Uno alla volta, gli animali salgono uno in groppa all'altro, in una struttura ripetitiva ad accumulo, formando una torre che però non arriva mai fino all'oggetto desiderato, finché, con un piccolo colpo di scena finale, la situazione finalmente si risolve.

I colori pieni, i contorni definiti e l'aspetto amichevole degli animali sono una grande attrattiva per i bimbi, e il linguaggio procede per formule che si ripetono uguali a se stesse con la sola variazione del nome dell'animale aggiunto, facilitando la memorizzazione e il riconoscimento, e stimolando il linguaggio (oltre ad introdurre i concetti di "basso" e "alto").

Ogni animale salta o vola sull'altro producendo un suono onomatopeico, da "Hop!" a "Pimpeti pam!", rendendo la lettura ancora più coinvolgente, e gli animali si accavallano in modi sempre più buffi.
E poi ci sono un bimbo, una torta, una casa: personaggi e ambientazioni familiari che diventano fantastici per la sola presenza degli animali.
La cura del dettaglio si nota nel particolare in più: quell'uccellino che di pagina in pagina si sposta sul filo, avvicinandosi sempre di più alla torta, fino ad avere un ruolo, seppure marginale, nella vicenda. Una piccola storyline parallela che incuriosirà e gratificherà i bambini quando avranno interiorizzato la storia base.

la torta è troppo in alto

Infine, l'elemento più importante: pur con protagonisti di fantasia, questa storia tocca corde in cui il bambino (dai 18/20 mesi) riuscirà facilmente a identificarsi, perché è abituato a trovarsi fin troppo spesso nella situazione in cui qualcosa è "troppo in alto" per lui.

La torta è troppo in alto Ã¨ proprio un albo a misura di bambino, visto e pensato da sotto in su.


La casa di cartone (tetrapak)


Vi ricorda qualcosa quella casetta stretta e alta alta?
Potete ricostruirla con un cartone del latte, dipingendolo di bianco e disegnando e ritagliando porte e finestre.

casa con il cartone del latte

L'apertura può trasformarsi in un camino da cui far uscire fumo di cotone.

casa con il cartone del latte

Chissà se gli animali di gomma riusciranno a raggiungerla, quella torta.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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