Nuvole in scatola
  • Home
  • Libri
    • Dalla nascita
    • Da 1 anno
    • Da 2 anni
    • Dai 3 anni
    • Dai 4 anni
    • Dai 5 anni
    • Dai 6 anni
    • Dai 7 anni
    • Dagli 8 anni
    • Dai 9 anni
    • Dai 10 anni
    • Dagli 11 anni
    • Per adulti
    • Per papà
  • Chi sono
  • Contatti
  • Affiliazione
Nell'immaginario collettivo, il serpente è associato alla tentazione, al veleno, alla "lingua biforcuta", al traditore di cui non fidarsi.
E forse è questa la chiave che fa di Crictor un protagonista del tutto inaspettato: lui è esattamente l'opposto.


Crictor. Il serpente buono di Tomi Ungerer, riedito recentemente da LupoGuido in una splendida edizione con copertina rigida e dorso in tela, è infatti un boa constrictor domestico.
Madame Louise Bodot, anziana insegnante, lo riceve in regalo dal figlio, studioso di rettili.


Dopo un'iniziale fase di sgomento, inizia ad accudirlo come fosse un bambino, e ben presto Crictor si rivela un fantastico compagno, premuroso e pronto ad accompagnare l'anziana padrona e ad aiutarla nelle diverse incombenze.

Come già era accaduto con Emil, il polpo gentile, altro titolo di Ungerer con cui questo albo ha molti punti in comune, anche Crictor non si limita ad essere un animale domestico, ma partecipa attivamente alla vita sociale, aiutando Madame Bodot nelle lezioni, giocando con i bambini al parco e arrivando infine a sgominare una rapina: sarà un personaggio amato e rispettato da tutti.
È la vittoria dei buoni sentimenti, che passa attraverso una narrazione serena, descrittiva, in cui la quotidianità viene prima degli eventi: l'albo ruota attorno a Crictor come personaggio e non alle sue azioni o al dipanarsi di una storia.
Lo stupore e la bellezza di questa narrazione arrivano quindi dalla descrizione del protagonista, così estraneo al suo nuovo contesto, eppure così ben integrato.




Come era stato per Emil, anche questa volta Ungerer incentra gran parte dell'albo sulla fisicità del protagonista.
La caratteristica strutturale di Crictor, essere lungo, sottile e snodabile, diventa un gioco che pagina dopo pagina ci offre spunti diversi, a partire dal pacco a forma di O in cui il serpente viene consegnato a Madame Bodot.



Il serpente si diverte poi a formare lettere e numeri con il suo corpo, come fosse una lavagna vivente per gli alunni della scuola.


E si trasforma in uno scivolo e una corda per saltare.


Ungerer fa di Crictor, con la grazia e l'eleganza delle sue illustrazioni, quello che qualsiasi bambino farebbe con un serpente giocattolo: si diverte a piegarlo, a trasformarlo, a utilizzare la sua fisicità per inventare nuovi giochi.
E forse è proprio questa la forza di Emil e di Crictor: sono protagonisti animati, ma al tempo stesso rispondono a un'esigenza bambina, quella di esplorare e testare i limiti e le potenzialità degli oggetti con cui hanno a che fare.

Per farlo anche con i vostri bimbi, non serve che adottiate un serpente vero. Potete divertirvi a costruire

Un serpente di carta.


Bastano delle strisce (molte) di carta colorata e un po' di colla.


Incollate ad angolo retto due estremità.


Poi iniziate a piegare, alternando le due strisce, in modo da creare una fisarmonica. Quando una striscia finisce, potete incollarne un'altra.


Aggiungete una testa e una coda, ed ecco il vostro serpente, pronto a snodarsi e a creare un sacco di cose.


Quante cose?


Be', direi infinite.
Come la vostra fantasia.


Chi ha inventato l'espressione "dormire come un bambino" evidentemente non aveva figli.
A meno che per "dormire come un bambino" non intendesse "svegliarsi almeno un paio di volte per notte, lanciare qualche frase scomposta, compiere una rivoluzione completa attorno al proprio asse e nel frattempo tirare manate a destra e a manca".
Molto meglio, per rendere l'idea, parlare di "dormire come un ghiro". Oppure no?


Susanna Isern, autrice di I sette letti di ghiro, pubblicato in Italia dalla casa editrice spagnola NubeOcho, non la pensa così.
L'albo narra le vicende di alcuni animali di Bosco Verde.


Un giorno, Coniglio si alza e trova il piccolo Ghiro che dorme nella sua serra delle carote.


È poi la volta di Pettirosso, che il giorno seguente lo trova addormentato nel cassetto delle cravatte, e di Cervo, che lo scopre rannicchiato tra le sue corna.


Ogni notte, il piccolo Ghiro occupa un letto diverso. Gli animali decidono di affrontarlo: non può entrare nelle case così di nascosto!
Ma il piccolo Ghiro ha paura di dormire da solo. Così tanta paura che, una volta cacciato dagli amici di Bosco Verde, corre il rischio di andare a dormire a Bosco Grigio, a casa del Lupo.
Quando gli amici se ne accorgono, lo salvano dal predatore e decidono che dormirà a turno da ognuno di loro. Così, il piccolo Ghiro riuscirà a riposare sereno, senza mai svegliarsi, finché un giorno il ghiro non avrà più bisogno delle case degli altri (ma non vi svelo il perché).



La storia di I sette letti di ghiro, così vicina ai pensieri e alle sensazioni di tanti bambini, è arricchita dalle preziose immagini di Marco Somà, Premio Andersen 2019 come miglior illustratore.
Il suo segno poetico, le invenzioni ironiche e fiabesche, come la casetta del topo a forma di formaggio, le atmosfere a volte oniriche e alcuni tratti inconfondibili, come le corna fiorite del cervo o l'eleganza retrò dei protagonisti, tra cravatte, vestaglie e tazze da tè, regalano all'albo un fascino megico e fiabesco.


I sette letti di ghiro racconta una storia di animali ma parla di bambini: del loro bisogno di contatto, del loro sonno così disturbato, che però trova pace accanto a qualcuno che li rassicura. Racconta anche un'evoluzione inevitabile, che rende più semplice all'adulto comprendere le "invasioni di campo" nel lettone: il bambino crescerà, non avrà sempre bisogno di dormire con noi.
Godiamoci il momento (per svegliarci meglio, c'è sempre il caffè).


"Quanti anni hai?"
 "Così"
E il bambino fa un segno con le dita, spesso incomprensibile, perché il pollice sta lì, fermo a metà, e non si capisce bene se contarlo oppure no.
Le mani sono il primo abaco di ogni bambino, e i numeri contati sulla punta delle dita arrivano prima dei segni grafici, dei concetti, delle operazioni.
 

Anna Cerasoli, esperta divulgatrice di matematica per bambini, parte proprio dalle dita delle mani per insegnare a contare ai bambini piccoli, dai tre anni.
Le sorelle cinque dita, edito da Editoriale Scienza, racconta i numeri in forma narrativa, associandoli alle azioni delle dita.


Quando erano piccine, le cinque sorelle stavano sempre strette, chiuse a pugnetto.
Nessuna aveva il coraggio di prendere la parola.

Ecco emergere il concetto di zero, associato a un gesto (il pugno) e al numero di dita che svolgono un'azione (nessuna, in questo caso).


Il libro segue lo sviluppo motorio del bambino, raccontando ad esempio della conquista della "presa a pinza": ecco il numero due, con pollice e indice.

E proprio il cinque rappresenta la conquista dell'autonomia, con il bambino che saluta la mamma con la mano aperta.
Ma una mano da sola non basta a compiere tutte le azioni che ci servono: ecco che manosinistra conosce manodestra. Insieme possono fare e afferrare molte più cose.


Le sorelle cinque dita prosegue dando un nome a ogni dito, e passando dai numeri cardinali a quelli ordinali (il pollice è il primo, l'indice il secondo...), per poi proporre giochi di associazione e rime che i bambini possono svolgere insieme ai genitori per rendere più efficace l'apprendimento.


Con un mix di narrazione, testi in rima e divulgazione, Le sorelle cinque dita trova un approccio particolarmente efficace alla memorizzazione e all'insegnamento della matematica ai bambini, trasformando dei concetti astratti in qualcosa di estremamente concreto, che coinvolge fisicamente il bambino e il suo corpo attraverso esempi quotidiani e familiari.

Trasformare un concetto in qualcosa di tangibile è un "trucco" mnemonico che vale per tutti, ma è ancora più potente in un bambino, in cui la capacità di astrazione è ancora limitata.

Ho voluto completare la lettura di questo libro creando un semplice

abaco a dita


Ho ricalcato le mani del Piccolo D (quanto mi piaceva questo gioco da piccola, e quanto piace ancora ai miei bimbi!) e le ho ritagliate.


Le ho poi incollate su un foglio, lasciando le dita prive di colla e libere quindi di essere piegate.


Come si fa il tre con le dita?
Quanto fa uno più due?
Quanti modi ci sono di fare dieci? (1+9: un dito piegato, nove dita alzate, e così via)


Sono tantissimi i giochi da fare con le dita vere e con quelle di carta (non infilatele nel naso, mi raccomando!).



La creatività è un gioco di paletti: paletti da mettere, paletti da togliere.
Bisogna scegliere un ambito entro il quale muoversi, perché le possibilità infinite confondono e non aiutano a focalizzarsi.
Ma è allo stesso tempo necessario togliere dalla propria mente ogni eccesso di razionalità e di limiti autoimposti, per poter generare qualcosa di davvero nuovo.


Il manuale del piccolo inventore di Terre di mezzo editore, riesce a lavorare proprio su questo equilibrio: dare dei confini, togliere dei limiti.
Il libro, molto curioso, nasce da un progetto ancora più singolare: littleinventors.org, una community che raccoglie migliaia di progetti dei bambini di tutto il mondo, facendoli realizzare a tecnici esperti e dando loro visibilità, con la meravigliosa missione di essere
a creative education organisation that inspires imagination  
by taking children’s amazing ideas seriously.
"Prendere sul serio le idee sorprendenti dei bambini": trovo che sia una dichiarazione d'intenti portentosa, qualcosa che dovrebbe ispirare insegnanti, educatori, genitori e tutti coloro che con i bambini hanno a che fare.


Torniamo al libro: dopo una breve presentazione del progetto, Il manuale del piccolo inventore dà ai bambini una breve spiegazione di cosa sia un'invenzione, e della sua importanza nella storia dell'uomo.
Parte poi, in modo fantasioso e non strutturato, con una serie di spunti e di metodi per trovare la propria invenzione: dall'osservazione dei problemi da risolvere alle associazioni di idee, dalla ricerca di nuovi punti di vista all'osservazione delle persone a cui l'invenzione potrebbe servire.

Il manuale contrappone continuamente piccoli spunti di metodo a una serie di esempi concreti e al tempo stesso assolutamente fantasiosi.
Troviamo molte pagine da compilare, che rendono il libro una sorta di "corso per inventori" e aiutano a focalizzare i punti base per la creazione di ogni invenzione, dalla creazione di una mappa mentale alla descrizione dell'invenzione stessa.


E praticamente in ogni pagina, troviamo le idee più strampalate, come la sciarpa-elica per volare o la batteria da polso.


Nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti inutili se non addirittura impossibili, ma è proprio questa la forza di questo testo: aiutare i ragazzi a non vergognarsi delle proprie idee, a non reprimerle, a lasciar loro libero sfogo, perché solo così potranno crescere.

Ecco perché accanto alle illustrazioni troviamo anche le fotografie dei prototipi scelti dal progetto Little Inventors per essere realizzati concretamente.


Il manuale del piccolo inventore Ã¨ una lettura agile, fatta di pochi testi e molta, molta immaginazione.
Un compendio destrutturato ma utilissimo, che farebbe bene anche a molti adulti, per riprendere contatto con quella loro parte creativa che la crescita ha messo a tacere.

Ho consegnato il libro al Piccolo T, insieme a una scatola di "cose per inventori" creata nel tempo, raccogliendo corde, tubi di cartone di carta igienica e carta da cucina, cannucce, contenitori di sorpresine, vecchi rocchetti di filo esauriti, tappi, tanti "pezzi" avanzati dal montaggio dei mobili Ikea.


Dopo una decina di minuti, questo materiale era diventato una carrucola solleva-Lego.
Forse non un'invenzione geniale, è vero, ma che ha prodotto già i suoi effetti benefici: almeno un'oretta di gioco senza richieste di videogame o tv. Questa carrucola solleva anche lo spirito di iniziativa, evidentemente.


L'età dei "perché" va a grandi linee dai tre ai quattro anni: è il momento, nella vita di un genitore, in cui ti rendi conto che la tua scolarizzazione non basta a rispondere a tutto.
Ma anche se la raffica di domande può calare drasticamente, i "perché" restano ben attivi nella testa di ogni bambino: sicuramente più filtrati, a volte non espressi, a volte chiesti solo dopo un meditato tentativo di rispondersi da solo, continuano comunque a pervadere tutta l'infanzia, e sono uno strumento fondamentale di conoscenza del mondo.


Finn, protagonista di Il piccolo lupo Perché di Sylvia Englert (edizioni LupoGuido) di domande ne ha sicuramente molte, ma ancora di più ne ha il suo piccolo amico: un lupetto che Finn incontra sulla lunga strada per la scuola.
Un amico immaginario? O forse un cagnolino a cui il protagonista aggiunge la parola con la fantasia?
Non lo sappiamo, non ha importanza. Nel romanzo è semplicemente tutto vero e reale, come nella mente di Finn.


L'animaletto appartiene a una specie rara: è un Lupo Perché, e come un bimbo di 3-4 anni riempie Finn di domande di ogni genere: perché non crescono le polpette sugli alberi? Perché gli uomini hanno solo due braccia?


Ma se il Lupo Perché ci ricorda tanto un bambino, Finn non ricorda affatto un genitore: le sue risposte non sono razionali, logiche e concrete, ma sono un'esplosione di fantasia.
Le domande del Piccolo Lupo Perché diventano quindi per Finn l'espediente per inventare storie e mondi immaginari, in cui gli alberi di polpette si sono estinti a causa delle piante carnivore e gli uomini possono avere anche tre, sei, dodici braccia: basta ordinarle (però costano care!).

Le illustrazioni di Sabine Dully arricchiscono le storie con uno stile perfettamente a tono con la narrazione: curioso, accattivante, ma allo stesso tempo semplice, come se la fantasia fosse parte integrante della realtà.


Il piccolo lupo Perché Ã¨ un libro a capitoli quasi indipendenti: a ogni capitolo corrisponde un diverso episodio, una diversa narrazione. Manca una vera e propria trama comune, ma si può notare comunque un limitato sviluppo temporale, una leggera evoluzione dei personaggi, dal protagonista alle altre comparse (la maestra, i compagni di scuola).

Con candore fanciullesco e sempre con un sorriso di fondo, Il piccolo lupo Perché sfiora anche tematiche più impegnative: il bullismo, le famiglie allargate.
Finn ha uno sguardo comprensivo sul mondo: Justin fa il bullo perché ha una famiglia difficile, la sua sorellastra si comporta male perché è adolescente. E questo talento empatico del protagonista avrà effetti benefici anche sui comportamenti altrui. Anche il piccolo lupo verrà contagiato dalla fantasia e dal sorriso di Flinn, e imparerà a rispondergli a tono.

Anche se si tratta di un romanzo adatto a bimbi in età scolare, Il piccolo lupo Perché fa venire voglia di tornare indietro nel tempo, di tornare a quella prima età dei "perché" e provare a rispondere in un modo diverso, meno razionale, più carico di meraviglia e immaginazione, per offrire ai nostri figli un mondo meno logico ma molto più sorridente.


La nostra lingua è particolarmente ricca di metafore cromatiche. C'è chi vede tutto in bianco e nero e chi coglie le sfumature, ad esempio.
E, nella lingua come nell'esperienza quotidiana, più colori si riescono a vedere, più si è aperti alla tolleranza, all'empatia, alla comprensione.


Il paese dei colori di Paolo Marabotto (edizioni Lapis) parte da questi concetti per parlare di confini, di aperture e chiusure, di ricchezza della diversità.

Le prime pagine di questo albo descrivono cinque diversi regni, ognuno caratterizzato da un'assoluta monocromaticità. Ogni elemento di ogni regno è composto da un solo colore, nei suoi diversi toni.
Ci sono il paese dell'Ombra, il regno Purpureo, il regno Zafferano, il regno d'Oltremare e il regno Candido.
Le illustrazioni, con la tecnica del collage, sono fatte di strappi di carta tono su tono, in cui un'area si distingue dall'altra solo grazie alle diverse intensità di uno stesso colore, o dall'ombra provocata dallo spessore della carta.


Resta evidente, però, che i diversi regni sono tremendamente monotoni (nel vero senso etimologico del termine!), e in effetti la loro monocromaticità provoca ai diversi abitanti qualche problema: come riconoscersi al buo del regno oscuro, quando ci si incontra per strada? Come dipingere un quadro nel regno Purpureo se si ha a disposizione soltanto il rosso? Perfino le parole sono più monotone, quando si pensa in un solo colore.


I cinque regni, confinanti tra loro, sono separati da mura spesse e invalicabili.



Finché un giorno, nel muro tra il regno Zafferano e il regno d'Oltremare, si apre una fessura, e una luce gialla penetra tra il blu (e viceversa).
Improvvisamente, le cose assumono contorni diversi, nuovi dettagli, nuovi contrasti. Dall'unione di questi colori ne nasce un terzo: il verde, in tutte le sue sfumature.


I due popoli si incontrano, si conoscono, si scoprono più simili di quanto pensassero.
Il muro è ormai un impiccio inutile.


La vita è più ricca, più allegra. Più colorata, naturalmente.
E piano piano, mentre la storia prosegue, si arricchirà dei colori degli altri regni, con i confini abbattuti e la paura del nemico che si trasforma, in un finale poetico, in meraviglia per una nuova completezza.

Il paese dei colori è una fiaba dai toni classici, fortemente simbolica, ma chiara ed efficace, che ci racconta la ricchezza della diversità, la forza del dialogo e dell'unione, l'importanza della sinergia, l'insensatezza di molti confini.

Scoprire nuovi colori significa imparare a guardare il mondo con gli occhi degli altri, cambiare punto di vista, vivere un'esperienza nuova, che sarebbe impossibile senza l'ascolto degli altri.

È un messaggio pacifista e di accoglienza della diversità che potete trovare anche in un vecchio gioco che certamente avrete fatto da piccoli.
Ricoprite un foglio con uno spesso strato di pastelli a cera, di tutti i colori.


Una volta colorata tutta la superficie, coprite il colore con uno spesso strato di tempera nera e lasciate asciugare.


Prendete poi un attrezzo appuntito e iniziate a togliere lo strato nero.
Dipingere "per sottrazione" è un'operazione all'apparenza semplice, ma che stravolge il nostro modo di pensare al disegno, allenando la mente a una prospettiva diversa, in cui pieni e vuoti si invertono.


Quello che ne emerge, è un mondo di colori che brillano sotto il nero dell'uniformità, un paese in cui la differenza è ricchezza, e che vive e si illumina soltanto quando si abbatte il muro che lo ricopre.


Un'esperienza, prima ancora che un messaggio. In fondo, provare le cose sulla propria pelle è il modo più efficace di impararle.


Post più recenti Post più vecchi Home page

Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

Segui le nuvole

Newsletter

* indicates required

POPULAR POSTS

  • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
  • Svish, splash, squelch, scric, fiuuu!
  • Mio figlio non parla! I libri per stimolare il linguaggio.
  • Nuvole in barattolo.
  • Gira la carta e trovi... la mamma!

Temi

animali 70 scienza 44 amicizia 29 diversità 29 fantasia 29 natale 28 papà 24 cani 23 nanna 21 disegno 19 regali 19 rime 19 natura 18 scuola 16 condivisione 14 fratelli e sorelle 14 paure 14 emozioni 12 halloween 12 avventura 11 morte 11 onomatopee 11 cibo 10 corpo umano 10 lettura 10 pannolino 10 amore 9 autostima 9 crescita 9 ecologia 9 mamma 9 mostri 9 nonni 9 silent book 9 punti di vista 8 ambiente 7 bullismo 7 esperimenti 7 gatti 7 interattivo 7 supereroi 7 mare 6 matematica 6 noia 6 scrittura 6 storia 6 educazione 5 favole 5 inserimento 5 neve 5 regole 5 compleanno 4 difetti 4 dinosauri 4 famiglia 4 primavera 4 capricci 3 esplorazione 3 estate 3 gallucci 3 in viaggio 3 lentezza 3 maestra 3 neogenitori 3 neonato 3 resilienza 3 tempo 3 vacanze 3 autonomia 2 buio 2 carnevale 2 cucu 2 disabilità 2 macchine 2 autunno 1

Search This Blog

Blog Archive

  • ▼  2024 (32)
    • ▼  dicembre (1)
      • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (3)
    • ►  giugno (5)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (3)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2023 (54)
    • ►  dicembre (5)
    • ►  novembre (7)
    • ►  ottobre (5)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2022 (81)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (8)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2021 (111)
    • ►  dicembre (13)
    • ►  novembre (14)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (12)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (12)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2020 (102)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (11)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2019 (101)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (12)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (8)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2018 (79)
    • ►  dicembre (8)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (3)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (7)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2017 (62)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2016 (44)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (4)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2015 (38)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2014 (34)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (2)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (2)

Copyright © Nuvole in scatola. Designed by OddThemes