Nuvole in scatola
  • Home
  • Libri
    • Dalla nascita
    • Da 1 anno
    • Da 2 anni
    • Dai 3 anni
    • Dai 4 anni
    • Dai 5 anni
    • Dai 6 anni
    • Dai 7 anni
    • Dagli 8 anni
    • Dai 9 anni
    • Dai 10 anni
    • Dagli 11 anni
    • Per adulti
    • Per papà
  • Chi sono
  • Contatti
  • Affiliazione
C'era una volta... Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No: c'era una volta una mamma che si annoiava un po' con le fiabe classiche. Le aveva sentite mille volte da piccola e quindi insomma mo' basta, no?
E però a quella mamma piacevano da matti le rivisitazioni, le citazioni, le parodie. Anche quelle delle fiabe classiche (di Cappuccetto Rosso, poi, ce n'è di fantastiche). E per capire una parodia bisogna conoscere l'originale. E poi in fondo le fiabe fanno profondamente parte della nostra cultura, ed è giusto che un bimbo le conosca.

Sul come e quando farle conoscere, la discussione è aperta. Almeno per gli esperti del settore.
Per me, invece, si è chiusa quando ho incontrato le mini fiabe di Attilio, edizioni Lapis.



Non ho mai amato le riduzioni, eppure queste mi hanno conquistato immediatamente.
Sono cartonati, formato quadrotto, perfetti per essere sfogliati e maneggiati dalle mani piccole di un bambino (diciamo dai due anni).
Il testo è giusto: né troppo, né poco, ma quanto basta per trasmetterela trama, senza fronzoli.7765
E i disegni? Potrei dire che anche i disegni sono semplici, che spiccano sul fondo bianco, che hanno bordi netti, spessi e ben definiti per risultare ben comprensibili ai più piccoli.
Potrei dire questo, sì, ma la persona che è rimasta più affascinata da queste illustrazioni, in famiglia, non è stato l'unenne-e-mezzo, e nemmeno il cinquenne, ma quella di trentaenonvelodico anni.



Il tratto di Attilio Cassinelli, in arte Attilio e basta, pittore, designer e illustratore genovese, (e premio speciale della giuria al premio Andersen 2017) è semplice e minimale, ma ricco di espressività.
In Cappuccetto Rosso i "buoni" sono rotondi, morbidi, mentre il lupo è triangolare e appuntito. Bastano pochi tratti molto geometrici per rappresentare i personaggi in tutta la loro personalità.
Le pagine alternano figure libere su sfondo neutro con testo a sinistra a soluzioni miste, con sfondi più o meno presenti: dai fiori, morbidi e vivi, che decorano la pagina lasciandole aria, agli alberi grigi e appuntiti del bosco, che non lasciano scampo.



Insomma: a dispetto dello stile minimale, le immagini restituiscono alla storia tutta l'espressività che la sintesi del testo può avergli tolto.




E così, nel mio piccolo, ho voluto lavorare anch'io su questo minimalismo e questa espressività, giocando a "che occhi grandi che hai".

Ho disegnato sui due lati di un rettangolo di carta, con pochi tratti, una nonna e un lupo.
Gli occhi della nonna sono due puntini, quelli del lupo sono molto più grandi, come vuole la fiaba.



Unica accortezza: fare in modo che l'area attorno agli occhi sia libera da altri segni grafici e sia, nei due lati, alla stessa altezza.


Ho poi creato un involucro su misura attorno al cartoncino bianco, disegnandoci sopra un letto e facendo in modo che il bordo della coperta corrispondesse all'incirca agli occhi.
Ho sfilato l'involucro e l'ho tagliato  in due, tra coperta e cuscino, per poi infilarvi nuovamente il cartoncino con i due personaggi.


E ora, scopriamo chi c'è dentro il letto della nonna, abbassando piano piano le coperte e alzando un po' il cuscino.
Come ha gli occhi? Sono piccoli? Forse è la nonna. 
E adesso?
"Che occhi grandi che hai!". Ma sarà mica il lupo? Chiama il cacciatore, presto!

PS: Oltre a Cappuccetto Rosso, scoprite anche  I tre porcellini, Il brutto anatroccolo e I musicanti di Brema, tutti nati dall'abile matita di Attilio. Chissà: magari conquisterà anche voi.

     
Facciamo un gioco: chiudete gli occhi e immaginatevi mentre leggete un libro ai vostri figli. Qual è la prima parola che vi viene in mente?
La mia è coccola.
Leggere a un bambino è crescita, condivisione, divertimento, educazione, fantasia, stimolo, ma prima di ogni altra cosa, per me, è una dimostrazione di affetto. Ecco perché amo particolarmente quei libri che oltre alla voce mi permettono di usare i gesti e di accarezzare e solleticare i miei figli (ve lo ricordate Morsicotti, vero?).


Ecco: Tutti i baci del mondo di Babalibri lo amo soprattutto per questo: perché non è solo un libro, ma anche una scusa per sbaciucchiarmi il Piccolo D (e il Piccolo T prima di lui).
Ogni pagina racconta un tipo di bacio: dal bacio grande come un elefante a quello piccolo come una formica, dal bacio dato al telefono a quello scacciabua.



Ogni bacio è "interpretato" da un personaggio a metà tra un bimbo e una farfalla, e illustrato con tratti semplici e molto stilizzati. E a ogni bacio corrisponde un gesto, un tono di voce, una sensazione, una coccola diversa.
Tutti i baci del mondo è un libro che esplora i cinque sensi, e che rafforza la relazione e il contatto tra il bambino e il lettore che, leggendo, lo coccola.

È anche un libro ben curato, con tutte le caratteristiche adatte ai piccoli, dall'anno in su: il formato quadrotto e le pagine cartonate lo rendono infatti resistente e semplice da maneggiare.
In più, la sua originale struttura a "rubrica", con le pagine sagomate, permette al bimbo di riconoscere il contenuto di ogni pagina attraverso il simbolo disegnato sul bordo: un esercizio di astrazione e di pensiero simbolico, ma anche un modo di personalizzare la lettura. Il Piccolo D, che lo adora, cerca ad esempio sempre la pagina con il bacio al telefono, e imita con la mano il gesto della cornetta.

E siccome i baci non ci bastano mai, abbiamo continuato il viaggio tra sensi e sensazioni, cercando nuovi modi e nuovi oggetti con cui esplorare nuovi baci.
È così che abbiamo scoperto il bacio fiorito:




Il bacio-trombetta:

E il bacio-riccio:

Forse i bambini sono imbattibili in fatto di fantasia, ma quando si tratta di inventare nuove coccole, la campionessa resta sempre la mamma.


È arrivata quella stagione in cui i cani si stendono a zampe aperte sulle piastrelle, io cammino scalza per casa, il Piccolo D si bagna col rubinetto del bidet e il Piccolo T chiede litri di acqua e menta con tanto ghiaccio.
Ognuno, quando le temperature salgono, trova refrigerio come può.



Anche i protagonisti di Ho caldo!, originale albo di Mako Taruishi, edizioni Babalibri.
Il pinguino, ad esempio, sta letteralmente grondando sudore. Troverà un angolo fresco dove ristorarsi?



Certo che lo troverà: una bella ombra che sembra fatta su misura per tenerlo al riparo.
Sì, però...



Però è l'ombra di una foca. E anche lei ha caldo!



Dopo l'iniziale momento di imbarazzo, pinguino e foca si muoveranno insieme alla ricerca di un posto fresco, e troveranno un'ombra più grande. Di chi sarà questa volta?

Il libro procede così, con una formula da sempre gradita ai bambini: la ripetizione e l'accumulo.
La ripetizione crea familiarità, aiuta ad anticipare la fase successiva e rassicura il bimbo, che trova conforto in qualcosa che già conosce.
L'accumulo porta qualcosa di nuovo, l'elemento sorpresa che esorcizza la noia, ma rende anche la situazione sempre più curiosa, e a modo suo comica, fino al finale, risolutivo per tutti i protagonisti coinvolti.



Ma Ho caldo! non è semplicemente una storia divertente e con tanti elementi che catturano l'attenzione dei bambini (oltre al meccanismo di ripetizione e accumulo, anche la presenza di animali e le illustrazioni semplici e pulite eppure molto espressive). È soprattutto un'esperienza sinestesica.

Saranno le goccioline di sudore, sarà l'espressione esasperata dei protagonisti che aiuta a immedesimarci in loro, sarà lo sfondo giallo-sole (o giallo-deserto), ma  leggendo sembra di sentire davvero il caldo, sembra di provare davvero un po' di sollievo quando il personaggio trova ombra, e ci si sente davvero più freschi e felici nel finale che non vi svelo.

È un po' un esercizio di quello che accadrà con le prime letture indipendenti di romanzi e racconti con poche immagini, quando la propria voce interiore racconta la storia narrata dal testo e nella mente si ricostruiscono scenari, personaggi, voci e sensazioni che abbracciano tutti i cinque sensi.

Oltre ad essere coinvolgente e divertente, quindi, Ho caldo! insegna ai bambini qualcosa sui libri, sulla capacità di immaginare, di immedesimarsi e di sentire.
E naturalmente, spiega anche qualcosa su cosa sono le ombre, come nascono e perché sono diverse una dall'altra.

Ma siccome nulla aiuta a capire quanto l'esperienza, ho voluto ricreare la situazione del libro con dei semplici personaggi di carta, per far vedere quella che per noi è una realtà scontata, ma forse per i bimbi non lo è: un animale più grande fa un'ombra più grande.




Ho ricopiato su un cartoncino, abbozzandoli grossolanamente, gli animali del libro.



Ho fatto in modo che ognuno fosse sensibilmente più grande del precedente.
Poi li ho appoggiati su dei tappini di plastica per tenerli in piedi (residui di un mobile Ikea, ma vanno benissimo anche dei tappi normali a cui fare delle semplici incisioni laterali).
Infine, con una torcia ho sperimentato le dimensioni delle ombre, e come un animale grande potesse fare ombra a quello più piccolo ma non viceversa.



E ora, mi procurate un mammuth per ripararmi un po'?


Com'è che si dice? Che quando si è vecchi si ritorna un po' bambini, giusto?
In effetti, quasi tutti i bambini hanno una passione smodata per i cantieri. E tra i giocattoli si trovano ruspe e macchine scavatrici di ogni genere: modellini, miniature, costruzioni, modelli a mano e motorizzati. E i libri? Ecco, di libri sui cantieri invece ce n'è davvero pochi, e perlopiù banali: elenchi di macchinari con il loro nome scritto vicino, libri-dizionario senza storie né emozioni.


Ci voleva quel geniaccio di Gek Tessaro per far incontrare il mondo dei cantieri con quello delle storie. È così che è nato Dimodoché, edizioni Lapis, una storia che fa diventare protagoniste le macchine da lavoro, in particolare una piccola ruspa.




La Piccola Ruspa non è piccola soltanto di dimensioni, ma anche di età: come un bambino, è felice ed entusiasta di tutto ciò che fa, ed è piena di perché.
E come un bambino, attraverso i suoi perché fa vedere agli adulti cose che altrimenti, presi dalla routine, non avrebbero mai notato.
Le macchine scavano, scavano, scavano: è il loro lavoro, lo svolgono senza porsi troppe domande. La Piccola Ruspa no: lei ama tantissimo scavare e vuole sapere perché lo sta facendo. Così, scopre che la terra tolta dal buco viene trasportata e ammucchiata da un'altra parte, e forma una montagna.






Dimodoché noi si fa le montagne.

Conclude orgogliosa la Piccola Ruspa. E ogni sua domanda porta a una nuova scoperta e a un nuovo entusiasmo per quello che sta facendo, portando i suoi compagni di lavoro a guardare le cose da un punto di vista diverso, e a riscoprire i grilli, e le stelle, e la natura, e a tornare anche un po' bambini.

Oltre ad essere originale nella sua ambientazione, Dimodoché lavora anche sul linguaggio, con figure retoriche semplici e adatte anche a un bambino, ma di grande impatto.
L'incipit del libro è potente nella sua sintesi e riesce a comunicare in sei parole la protagonista, il suo carattere, la sua attività, l'ambientazione e l'atmosfera:

La piccola ruspa scavava di gioia.




Il lavoro della Piccola Ruspa e dei suoi compagni di cantiere è un lavoro "creativo": con il loro scavo plasmano montagne, e laghi, e molto altro, quasi come se, senza di loro, il mondo non potesse essere come lo vediamo. E non importa se le cose non stanno davvero così: l'importante è impegnarsi ed essere orgogliosi di avere il proprio ruolo nel mondo.

Abbiamo letto Dimodoché una sera al mare, e ci è venuto spontaneo provare a partecipare all'opera creatrice della Piccola Ruspa.

Con l'aiuto di una paletta e di un annaffiatoio (e naturalmente di una Piccola Ruspa), anche noi abbiamo scavato una buca e costruito una montagna.



E abbiamo riempito la buca d'acqua, dimodoché anche noi si è fatto il lago.


È stato un po' come creare una rappresentazione dal vivo del libro appena letto.


Anche il Piccolo T, come la Piccola Ruspa, creando la sua montagna scavava di gioia.


Ci sono bimbi che hanno la passione per i dinosauri, altri per le macchine o per la cucina. Il Piccolo T ha uno smodato interesse per i labirinti. Già: i labirinti. Quelli su carta, principalmente, ma quando è capitato di visitare un parco che ne avesse, anche per quelli fisici, fatti di siepi.
Dopo aver risolto giornalini interi di labirinti, ci chiede di disegnarne di nuovi, o prova a crearne lui stesso.


Quando ho visto Un'avventura a forma di labirinto (Terre di Mezzo Editore), quindi, ho pensato subito che fosse perfetto per lui.
Mi piaceva il fatto che fosse un libro di labirinti, sì, ma non un semplice libro di labirinti, come ce ne sono tanti.


Un'avventura a forma di labirinto è, di fatto, un silent book, un racconto senza parole.
Inizia con l'immgine di un bambino, solo. Nei suoi pensieri, un gruppetto di persone: forse la sua famiglia, o i suoi amici.


Ed è così che il protagonista parte, pronto a qualsiasi avventura pur di ritrovarli.
È un viaggio tra tubi, caverne, percorsi inaspettati. Dieci percorsi, dieci labirinti. "Leggere" questo libro è come accompagnare il protagonista lungo la sua avventura, anzi: aiutarlo ad affrontarla.
Si può scegliere di seguire ogni percorso con il dito, anziché tracciarlo e "risolverlo", in modo da poter rileggere il libro ogni volta che si vuole, ripercorrendo da capo l'avventura.



Al gioco della risoluzione del labirinto si affianca quello della scoperta dei dettagli, della costruzione della storia, propria di ogni silent book: cosa sarà quella selva di tubi? Cosa saranno quelle passerelle tra i ghiacci? E cosa sono quegli strani origami disseminati lungo tutte le pagine?
Ad alcune domande sarà il libro a rispondere (anche con un finale chiuso e non "labirintico"). Per le altre, ci sono solo la fantasia di chi legge e un universo infinito di storie da inventare.

E se anche ai vostri figli i labirinti non bastano mai, perché non costruirne uno che non ha mai fine?
Bastano una vecchia custodia di cd e qualche cannuccia.

Per prima cosa, togliete ogni carta o libretto e lasciate solo la parte trasparente. Togliete anche l'inserto interno di plastica che regge il cd.
Per non sbagliare, disegnate prima il labirinto su un foglio quadrettato delle dimensioni della custodia.



Appoggiate la custodia sul vostro circuito e ricalcatelo con un pennarello indelebile.

Ora ritagliate le cannucce (se usate quelle pieghevoli, potete sfruttarle per creare gli angoli), armatevi di colla a caldo e incollate i pezzetti sulle linee che avete appena tracciato.
Et voilà.
Come pallina dovete trovare qualcosa di molto, molto piccolo, come ad esempio le sferette all'interno degli smalti o delle cancelline. Oppure potete optare per una soluzione più semplice (anche se meno precisa) appallottolando dei ritagli di alluminio per alimenti.




Aggiungete una seconda pallina per rendere il gioco ancora più divertente e lasciate tutto in mano al vostro bimbo: sarà lui a decidere quale deve essere il punto di partenza e quale il punto di arrivo, e magari anche a inventarsi un motivo sul perché la pallina deve andare proprio lì.
In fondo, dietro a ogni gioco ci sono sempre tantissime storie da raccontare.


Ho vissuto in campagna fino a 18 anni, quando sono uscita di casa per andare all'università.
Quando qualche mese fa ci siamo trasferiti in questa casetta nuova con il giardino, quindi, non è stata certo un'esperienza inedita per me.
Eppure, quando vedi le cose con gli occhi di tuo figlio, tutto sembra improvvisamente più ricco e più nuovo. E chi se li ricordava più tutti quei cri cri e quei cra cra che ora accompagnano le nostre cene all'aperto?

È la biodiversità, bellezza.
Quella cosa che quando ci pensi ti viene in mente la foresta amazzonica, ma che a ben guardare trovi anche dietro la porta di casa.

È il tema che affronta Tanti e diversi, di Nicola Davies e Emily Sutton (ve li ricordate? Hanno vinto il premio Andersen 2016 per la divulgazione scientifica con Mini. Il mondo invisibile dei microbi), per Editoriale Scienza, e lo fa in modo originale, a cavallo tra la poesia e la scienza.
Tanti e diversi procede su due binari paralleli: da un lato c'è un racconto, con parole quotidiane, quasi poetiche, dall'altro l'informazione scientifica, che si ricollega alla narrazione per approfondirne i temi.

Così, mentre la voce narrante spiega che esistono esseri grandi come querce ed esseri minuscoli come microbi, una didascalia elenca nel dettaglio quante specie di querce sono state individuate, e quanto piccoli possono essere i microbi.
Per questa sua caratteristica, il libro può essere approcciato come un racconto della buonanotte o come un breviario di curiosità da consultare. O – perché no? – anche le due cose insieme.



Non immaginatevi un sussidiario, o un'enciclopedia degli ecosistemi: Tanti e diversi è più una panoramica a volo d'uccello su cosa significhi biodiversità, sulle sue curiosità (specie diverse che sembrano simili, esemplari di una stessa specie che invece sembrano di specie diverse) e le sue manifestazioni.
Con pochi, semplici e chiari esempi racconta come questi esseri viventi interagiscano tra loro, con la catena alimentare, l'impollinazione o altri meccanismo:

ogni essere vivente fa parte di un grande,
bellissimo e complicato disegno.

Un disegno di cui anche noi facciamo parte, anche se con i nostri comportamenti rischiamo di distruggerlo. Nelle ultime pagine, il libro lascia un messaggio ecologico, chiedendo più attenzione nelle nostre scelte, per continuare a vivere in un mondo così ricco.

Il senso è tutto qui: conoscere per rispettare, ogni giorno. A partire dal proprio cortile.
È per questo (e anche per avere qualche minuto libero per lavorare in giardino!) che ho creato per il Piccolo T queste schede. Le potete stampare anche voi dal mio pdf se vi piacciono.
In ognuna, ho inserito lo spazio per una foto e alcuni campi da compilare: il nome della specie, la data di ritrovamento, uno spazio per le note e la classificazione, un po' semplificata per adattarsi all'età (nella colonna "invertebrati" ho elencato solo quelli che effettivamente poteva trovare e riconoscere nel nostro giardino).




Una volta stampate, ho dato il via alla caccia fotografica: armato del mio smartphone (devo procurarmi presto una fotocamera per lui), il Piccolo T è andato alla ricerca della biodiversità nel nostro giardino.
Passeri, rondini, pettirossi, insetti di ogni genere, il gatto del vicino in visita: quante specie ha trovato! Anche se non tutte ugualmente propense a farsi fotografare.


È stato anche avvistato uno strano mammifero che armeggiava con un curioso manufatto: ne avete anche voi, nel vostro giardino?



 
Post più recenti Post più vecchi Home page

Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

Segui le nuvole

Newsletter

* indicates required

POPULAR POSTS

  • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
  • Svish, splash, squelch, scric, fiuuu!
  • Mio figlio non parla! I libri per stimolare il linguaggio.
  • Mio figlio non legge! Sette consigli per crescere lettori in un mondo digitale.
  • Nuvole in barattolo.

Temi

animali 70 scienza 44 amicizia 29 diversità 29 fantasia 29 natale 28 papà 24 cani 23 nanna 21 disegno 19 regali 19 rime 19 natura 18 scuola 16 condivisione 14 fratelli e sorelle 14 paure 14 emozioni 12 halloween 12 avventura 11 morte 11 onomatopee 11 cibo 10 corpo umano 10 lettura 10 pannolino 10 amore 9 autostima 9 crescita 9 ecologia 9 mamma 9 mostri 9 nonni 9 silent book 9 punti di vista 8 ambiente 7 bullismo 7 esperimenti 7 gatti 7 interattivo 7 supereroi 7 mare 6 matematica 6 noia 6 scrittura 6 storia 6 educazione 5 favole 5 inserimento 5 neve 5 regole 5 compleanno 4 difetti 4 dinosauri 4 famiglia 4 primavera 4 capricci 3 esplorazione 3 estate 3 gallucci 3 in viaggio 3 lentezza 3 maestra 3 neogenitori 3 neonato 3 resilienza 3 tempo 3 vacanze 3 autonomia 2 buio 2 carnevale 2 cucu 2 disabilità 2 macchine 2 autunno 1

Search This Blog

Blog Archive

  • ▼  2024 (32)
    • ▼  dicembre (1)
      • Goodbye, qualsiasi cosa significhi.
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  settembre (3)
    • ►  giugno (5)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (3)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2023 (54)
    • ►  dicembre (5)
    • ►  novembre (7)
    • ►  ottobre (5)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2022 (81)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (8)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2021 (111)
    • ►  dicembre (13)
    • ►  novembre (14)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (12)
    • ►  luglio (1)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (12)
    • ►  aprile (12)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2020 (102)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (11)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (9)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (9)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2019 (101)
    • ►  dicembre (9)
    • ►  novembre (12)
    • ►  ottobre (10)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (10)
    • ►  giugno (8)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (9)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2018 (79)
    • ►  dicembre (8)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (8)
    • ►  settembre (9)
    • ►  luglio (3)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (8)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (7)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2017 (62)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (5)
    • ►  luglio (6)
    • ►  giugno (6)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2016 (44)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  novembre (5)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (4)
    • ►  giugno (4)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (2)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2015 (38)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (5)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (2)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2014 (34)
    • ►  dicembre (4)
    • ►  novembre (3)
    • ►  ottobre (4)
    • ►  settembre (4)
    • ►  luglio (2)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (2)

Copyright © Nuvole in scatola. Designed by OddThemes