Nuvole in scatola
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Lupi che si nascondono nei boschi, lupi che ti mangiano, lupi catturati da provvidenziali cacciatori: è innegabile e fondamentale la funzione catartica del lupo nelle fiabe, sì, ma che noia!
Anche i lupi, ogni tanto, hanno voglia di uscire dal proprio ruolo di predatori cattivi e far ridere un po'. Per fortuna nella letteratura per l'infanzia esistono anche altri lupi: ironici, imbranati, divertenti, irresistibili.


Così, ho pensato di raccogliere in un post tutti i miei "lupi preferiti": ho allineato gli albi per la foto e guardandoli mi sono resa conto che erano tutti di Babalibri. E allora un applauso per loro, che oltre a proporre titoli sempre curiosi e di qualità, condividono con me questa passione per "gli altri lupi".

Volete conoscerli? Ve li presento.

Primo fra tutti, c'è il lupo presuntuoso di Sono io il più forte! di Mario Ramos.


Il lupo si aggira per il bosco, fiero e felice, chiedendo a tutte le creature che incontra "Chi è il più forte?".
Si ritrova faccia a faccia con i protagonisti di tante favole, come i nani di Biancaneve, Cappuccetto Rosso e i tre porcellini. Tutti, spaventati, gli assicurano che è lui il più forte di tutti, e la sua boria cresce pagina dopo pagina, finché verrà ridimensionato da un esserino apparentemente innocuo che però sa bene il fatto suo.


Irresistibile per una lettura ad alta voce, anche a più voci, da arricchire mimando i gesti del lupo, sempre più vanaglorioso,  Sono io il più forte! è il primo della splendida trilogia dei lupi di Mario Ramos, che comprende anche Sono io il più bello! e Il più furbo. 
Un piccolo capolavoro strutturato per piacere anche ai più piccoli (da tre anni) ma che accompagnerà le vostre letture per molti anni.

C'è poi un lupo bambino, che ancora non sa che diventerà il protagonista di tante fiabe.
È il lupo di Quando sarò grande, un piccolo cartonato di Jean Leroy e Matthieu Maudet (ve l'ho già detto che amo Matthieu Maudet?), che come tutti i piccoli frequenta il parchetto, dove ci sono anche i tre porcellini e Cappuccetto Rosso.


Nel classico gioco del "Cosa farai da grande?" ognuno racconta cosa vuole diventare. Peccato che tutti, nei loro desideri, vogliano fare un lavoro che vede il povero lupo sempre nel ruolo della vittima.


"Cattivi!", grida il lupo, che si sente emarginato. Ed è allora che decide che da grande li mangerà tutti! Che sia solo a causa di Cappuccetto rosso e dei porcellini che lo "bullizzavano" che il lupo diventa cattivo? 
Per le figure nette e i dialoghi semplici, il libro sarebbe adatto già dai due anni, ma lo consiglio da tre anni in su, perché solo chi conosce già le storie citate e può cogliere l'idea buffa dietro questo originale "prequel" si può godere pienamente questo libro.


E poi c'è lui, il classico lupo cattivo, che spaventa e minaccia, ma può essere facilmente sconfitto. Da un cacciatore? No, dal lettore.
È questa la magia di Aiuto, arriva il lupo!, un albo interattivo che conquista i bambini proprio perché li fa sentire protagonisti, come se con i propri gesti potessero cambiare la storia.


Tra le pagine cartonate c'è un lupo, che si avvicina pericolosamente ai lettori. Con poche istruzioni, il testo suggerisce come provare a sbarazzarsene: inclinare il libro in modo che il lupo scivoli, scuoterlo per farlo cadere in un burrone eccetera.


Il bambino si divertirà molto, girando pagina, nel vedere che la sua azione ha avuto un effetto sul lupo, che alla fine riceverà una bella quarta di copertina in faccia.
Un libro da giocare, più che da leggere, adatto, dai due anni in su, anche per chi con i libri ancora non ha molta dimestichezza: può diventare il grimaldello che apre la loro passione per la lettura.

Infine eccolo: un lupo che di cattivo non ha nulla, se non il fatto che vuole sfamarsi e per farlo deve necessariamente cacciare. Ma lui, quello di Jean Leroy e Matthieu Maudet (ve l'ho già detto che amo Matthieu Maudet, vero?) è Un lupetto ben educato, e concede sempre alle proprie vittime un ultimo desiderio prima di mangiarle, perché così gli hanno insegnato i suoi genitori.


Peccato che le sue vittime non siano altrettanto attente alle buone maniere, e approfittino della sua gentilezza per svignarsela.
Finché non incontra un bimbo educato come lui.


Come andrà a finire non ve lo dico, ma le buone maniere, si sa, vincono sempre, e vince anche la simpatia per questo gentile lupetto che aveva solo molta fame.
Ah, e vince anche la risata, naturalmente.

E se anche voi amate lupi, lupetti e lupastri, che ne dite di animare la lettura con un burattino ululante?
Sono sicura che avrete per casa qualche calzetto spaiato da riciclare. Io ne avevo uno nero, del Piccolo D. Ho tagliato in due parti la punta sfruttando la cucitura e allargandola un po', e all'interno dei due lembi ho cucito (sì, cucito! Da sola, lo giuro! Con risultati discutibilissimi ma ce l'ho fatta) un ovale di pannolenci rosso.


E poi via con la colla a caldo: pezzetti di gomma crepla per orecchie, denti e dettagli vari, un pompon per il naso, occhietti mobili.


Eccolo qui: pronto a comparire da dietro una pagina, o a mordicchiare le gambe di un bimbo tenuto in braccio mentre ascolta il libro.


Vi sembra ben educato?
Sbruffone?
Un po' frustrato dalle prese in giro dei compagni del parchetto?


Nel dubbio, chiudetelo forte dentro la copertina del suo libro.


         
Da queste parti, lo avrete capito, non si aspetta una grande occasione per regalare un libro. Così, quando la grande occasione arriva davvero, serve qualcosa di diverso dagli altri, che lasci il segno.
Per i cinque anni del Piccolo T, il mio regalo è stato non un semplice libro, ma un rito di iniziazione: il suo primo libro "da grandi".


E Gli Sporcelli di Roald Dahl si è dimostrato un perfetto "primo libro da grandi".
Prima di tutto, non è un libro di un autore qualsiasi, ma di uno dei più grandi romanzieri per l'infanzia mai esistiti. Sono di Roald Dahl, ad esempio, La fabbrica di cioccolato e Il GGG.

Poi, è strutturato a capitoli brevissimi: due-tre pagine l'uno, con uno o due disegni al tratto per ogni capitolo, così potrete decidere voi quanto far durare il momento della lettura.
La tensione resta sempre alta, perché ogni capitolo si conclude con un "cliffhanger", cioè mettendo curiosità su quello successivo, così la lettura più lunga del solito non pesa. Insomma: è un ottimo libro di transizione tra l'albo illustrato e un romanzo.


Ma soprattutto: è divertente da pazzi, e per nulla banale.
I protagonisti, gli Sporcelli, non sono esattamente quello che vi aspettate da una storia per bambini. Sono brutti, sporchi e cattivi, anche tra di loro.
Dahl non risparmia descrizioni rivoltanti, né cerca di edulcorare la pillola sul carattere dei due terribili coniugi.
Il libro inizia con una descrizione minuziosa della barba del signor Sporcelli – naturalmente una barba che non vede mai acqua e sapone – dentro la quale si incastra ogni genere di pezzetto di cibo, e continua raccontando scherzi malefici, cattiverie e avventure incalzanti del signor e della signora Sporcelli e dei vari animali che vivono attorno a loro.


Insomma: un libro fantastico, se anche a voi non vanno giù il buonismo e il politically correct. Quanto ai vostri figli, be': i bambini sono politically uncorrect per natura, e non potranno che amarlo.

Finisce bene? Sì, in un certo senso finisce bene e i "buoni" vincono, ma non è questo il punto. Quello che conta è tutto quello che c'è in mezzo: il ritmo, la storia, i personaggi mai scontati, gli episodi divertenti.

Ah, sì, e c'è anche lei:

La barba del Signor Sporcelli.


Protagonista indiscussa dei primi capitoli di Gli Sporcelli, la barba del signor Sporcelli per noi è diventata anche l'attività creativa che ha riempito una domenica pomeriggio di pioggia. Volete provare a costruirla anche voi?

Basta un foglio di carta su cui disegnare una barba (se non la sapete disegnare bene, tanto meglio: sarà ancora più "sporcellosa").


E poi altri fogli su cui disegnare e ritagliare peli di barba e pezzi di cibo.


All'opera, quindi! Allenate la motricità fine di vostro figlio facendogli disegnare e ritagliare peli dalle forme più strane. Bastano degli zig zag o degli scarabocchi, ma non mettete limiti alla fantasia.


Per i pezzetti di cibo, scegliete se disegnarli o ritagliarli da qualche rivista (o, come nel nostro caso, di fare entrambe le cose).


Procuratevi ora della "colla nontimolla" come quella degli Sporcelli (se non la trovate, una semplice cola stick andrà benissimo) e attaccate tutti i peli alla base della barba, nel modo più confuso possibile, lasciandone sempre qualche pezzetto sollevato.


In questi spazi, infilerete i pezzetti di cibo disegnati e ritagliati, in modo da rendere la barba più lurida che potete, degna di quella del signor Sporcelli.


Paura, eh?



Oggi parliamo di festa del papà.
Festa del papà 2016, naturalmente: mica penserete che abbia già pronti il biglietto e il regalo per quest'anno, vero?
La festa del papà 2016, dicevo, comportava una difficoltà aggiuntiva rispetto alle precendenti: preparare un biglietto che rappresentasse due figli, e non uno solo. Due figli, peraltro, con capacità creative decisamente diverse, avendo uno quattro anni e l'altro quattro mesi.


Ma procediamo con ordine.
Come tutti sappiamo, la festa del papà è prima di tutto un'ottima scusa per regalare un libro. Al papà? No, certo: ai bambini!
Ma se il libro per bambini diventa un momento di coccola e lettura condivisa, e se quel libro ha per protagonista proprio il papà, be', allora diventerà uno splendido regalo anche per lui.
La mani di papà è un dolcissimo cartonato adatto anche ai bimbi più piccoli (attorno all'anno di età).
Le figure sono semplici e descrivono azioni quotidiane in cui bimbo e papà si incontrano e si relazionano attraverso, appunto, le mani.





La mani di papà sono mani che accarezzano (lo fanno già quando il bimbo è ancora nel pancione), sorreggono, accompagnano in ogni momento della vita, aiutando il bambino a crescere, divertirsi e scoprire il mondo. Finché un giorno...






Con un'immagine dolce e commovente per qualsiasi genitore che abbia provato questa emozione, il libro fa vedere il momento in cui il bimbo si stacca dal padre e muove i primi passi.

Le mani di papà servono anche a questo: a fare in modo che un giorno non ci sià più bisogno di loro.

Ogni pagina rappresenta un'azione, raccontata anche attraverso un'onomatopea (splash, mmh, iouuh!): saranno proprio i suoni a conquistare i bimbi durante la lettura di questo libro, oltre al riconoscimento del volto umano del piccolo protagonista.
Volti umani e onomatopee sono infatti i primi due elementi che un bambino riconosce e ama nei libri.

E il biglietto d'auguri? Be', anche quello l'ho risolto usando le mani. Non solo le mie, ma anche quelle di tutta la famiglia.

Difficoltà numero uno: prendere le misure della mano di papà, senza svelargli la sorpresa.
Ho mandato in avanscoperta il Piccolo T, che in quel periodo si divertiva a prendere le impronte delle mani a tutti, quindi poteva essere credibile.


Per la mia mano e la sua, ho lasciato fare al Piccolo T. Mano appoggiata sul foglio e matita che le corre intorno, per tracciare i contorni.

Ma ecco che arriva la difficoltà numero 2: prendere il contorno della mano di un piccolo di quattro mesi, che non la tiene né aperta né ferma. Se state aspettando un trucco no: non ne ho. Provate mentre allattate, con una buona dose di contorsionismo e di cuscini di sostegno, oppure mentre dorme, magari oppone meno resistenza.


Una volta presi i contorni, basta ritagliare le forme delle mani su carte colorate, che facciano un bel contrasto tra loro (o perché no, anche su carte da regalo, con texture e motivi diversi).

Poi posizionatele su un foglio una accanto all'altra:


Oppure, per un messaggio ancora più dolce, una sopra l'altra:


L'aggiunta di un messaggio un po' sgrammaticato del figlio maggiore è facoltativa. 
Ma è pur sempre un modo per ricordare i suoi primi tentativi di scrittura, senza le mani di mamma.


Vi ricordate la tesina per l'esame di terza media? Quella per la quale contava soprattutto la capacità di "collegare gli argomenti", per cui ne uscivano sempre improbabili accostamenti tra il nucleo dell'atomo e la seconda guerra mondiale?
Io avevo del tutto ignorato il consiglio, perché per scienze volevo portare un argomento (le leggi di Mendel), che  non si collegava proprio a un bel niente. Però, al di là delle tesine scolastiche, trovo che l'interdisciplinarietà sia una capacità meravigliosa, che aiuta a portare le materie al di fuori delle aule per trovarle nella vita quotidiana.
Farsi domande, trovare dei collegamenti, capire che ogni nozione si connette alle altre è un modo per stimolare la curiosità e la voglia di apprendere.
 

È questa la caratteristica che più ho amato nei due volumi della collana "il mio pianeta", di Editoriale Scienza: Il mio pianeta. Acqua e Il mio pianeta. Vento: il loro modo di affrontare questi due elementi naturali sotto ogni aspetto possibile, stimolando i bambini all'osservazione dei fenomeni attorno a sé e facendo loro capire che "acqua" significa anche ghiacchio, neve, paesaggio (con mari e fiumi), salute (l'acqua che compone il corpo umano), letteratura (con racconti e poesie), meteorologia.

Per ogni aspetto, Il mio pianeta. Acqua e Il mio pianeta. Vento propongono tre tipi di attività: osserva (un invito a guardare i fenomeni attorno a noi, che vengono spiegati sul libro con parole semplici), sperimenta (con tante proposte di piccoli e semplici test casalinghi) e crea (proposte di attività più creative legate ai concetti appena appresi).


E indovinate un po' da quale esperimento abbiamo iniziato io e il Piccolo T.

Facile: perché "acqua", naturalmente, significa anche "nuvole".


Così, dopo aver imparato i nomi delle diverse formazioni ("Hai visto che tempo grigio oggi? Secondo me questi sono strati"), abbiamo subito voluto creare la nostra

nuvola in barattolo.

Gli ingredienti: un vasetto di vetro con dell'acqua calda e con un tappo di metallo, del ghiaccio, della lacca per capelli (io non ne avevo e ho usato il deodorante spray per ambienti: ha funzionato bene ugualmente).


L'esperimento (il libro  lo spiega molto meglio di quanto non riesca a fare io) serve a spiegare il meccanismo di evaporazione dell'acqua e la formazione delle nuvole, che nascono dalla condensa delle goccioline d'acqua (formate dal vapore raffreddato) attorno a qualcosa (in questo caso, i corpuscoli della lacca o deodorante spray).

Rispetto all'attività proposta dal libro, ho voluto fare un passo oltre, per rendere l'esperimento più bello da vedere e per far vedere una cosa in più: ad evaporare è solo l'acqua, e non le sostanze che ci si trovano disciolte dentro.
Per questo ho aggiunto del colorante blu all'acqua calda, prima di metterla nel vasetto.

L'esperimento si svolge così: si scaldano le pareti del vaso, si mette uno strato d'acqua calda (che evapori un po'), si spruzza un po' di lacca e subito subito si copre il vasetto con il tappo di metallo, messo al contrario, sul quale si è appoggiato il ghiaccio.

All'interno del vasetto si formerà una "nuvola", che potrete vedere fuggire via quando toglierete il tappo. La nuvola sarà bianca, senza tracce del colorante, rimasto sciolto nell'acqua sottostante.

È stato solo il primo (e il più magico) di una lunga serie di esperimenti ancora in corso, perché il Piccolo T, impazzito per questi libri, continua a chiedermi "Mamma, facciamo il pluviometro?", "Mamma, facciamo una girandola?".

Così, per oggi vi lasciamo con un messaggio segreto dipinto con una specie di inchiostro simpatico sul foglio.


Se volete scoprire come si fa, lo troverete tra le pagine di Il mio pianeta. Acqua.


In barattolo o libere nel cielo, buone nuvole a tutti! 


    
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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