Nuvole in scatola
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"Mamma, oggi vado all'asilo o è vacanza?"
"Tesoro, sono le quattro, questa era la nanna del pomeriggio"
Non so da voi, ma qui la confusione tra giorni e ore del giorno regna sovrana.

Figuriamoci se alla doppia nanna si aggiungono la fortuna e il privilegio di avere ben due paia di nonni amorevoli a disposizione per coprire il tempo che passa tra la fine della scuola materna (troppo presto) e l'arrivo di mamma o papà da lavoro (troppo tardi).



Chiamate i giudici del Guinness World Record, o perlomeno quelli del Guinness (my) Home Record: stavolta abbiamo battuto ogni primato di "Me lo rileggi, mamma?".

Ho portato a casa questo libro di venerdì, ed entro la fine del week end lo avevamo già letto una trentina di volte, tra cui un paio in macchina, perché l'unico modo per convincere il Piccolo T a uscire era promettergli che glielo avrei letto in viaggio.
Per fortuna Ti mangio! di John Fardell (Il Castoro), è divertente da leggere anche per mamma e papà. Anche trenta volte in un week end.

Ve lo ricordate il negozio che avevo costruito con uno scaffale Ikea?
Be', anche per un treenne, per quanto sia bello vendere, deve arrivare anche il momento di incassare, e il negozio non sarebbe stato completo senza un registratore di cassa.

Come fare? Tre sono le componenti fondamentali di un registratore: i tasti, il rotolo degli scontrini e naturalmente il casetto dei soldi.
Missione: riuscire a costruire tutto questo utilizzando soltanto materiale di riciclo.


Si chiamano silent books, o wordless books, o più semplicemente libri senza parole, e vi confesso che all'inizio mi facevano un po' paura. Sono libri che raccontano una storia unicamente attraverso le immagini.
Carini da sfogliare e guardare da soli, ma come si fa a leggerli a un bimbo? Ci si inventa la storia, anche se le parole saranno sempre diverse? Si lascia fare al bambino? Gli si fanno delle domande per guidarlo nella lettura delle immagini?
Non credo ci sia una vera risposta a questa domanda: sta a ognuno trovare la sua "via" al silent book, e forse quella "via" è diversa per ogni libro.

Per Indovina che cosa succede. Una passeggiata invisibile la nostra via l'abbiamo trovata.
Prima di spiegarvela, però, voglio presentarvi il libro: un libro splendido e curioso, che oltre a non avere parole, per la maggior parte delle pagine non ha nemmeno personaggi.
La storia è raccontata attraverso delle impronte: impronte di un bimbo, del suo cane, ma anche di un bastone o della ruota della carriola.
Impronte la cui origine viene spesso svelata nella pagina successiva (dove vediamo, ad esempio, la carriola abbandonata), o si intuisce dagli elementi presenti nella pagina stessa (dei rami tagliati a terra, varie impronte sul posto, e improvvisamente accanto alle orme umane ne appare una piccola e tonda, segno che il protagonista si è fatto un bastone).

I protagonisti li conosceremo solo alla fine, e scopriremo anche il perché di questa passeggiata sulla neve.

Una passeggiata che, prima ancora che con gli occhi, abbiamo seguito con le dita. Ecco la "chiave" di lettura che ho trovato: far ripercorrere al Piccolo T la storia, camminando con le dita sulle pagine del libro, mentre la raccontavo.
E a ogni nuova "passeggiata" la storia si arricchiva. Il bello di questo libro, infatti, è che si possono scoprire dettagli nuovi a ogni lettura (un passo indietro per aprire un cancello, un tratto in cui mancano delle orme e forse qualcuno ha saltato o è stato preso in braccio, una zona scivolosa in cui le impronte diventano scie).
Siamo partiti con la mia voce che raccontava la storia e le sue dita che la seguivano. Alla seconda lettura ho aggiunto delle domande ("Cos'è successo qui? Di chi sono queste orme?"), finché è stato il Piccolo T a fermarmi nel racconto per indicarmi qualche particolare nuovo.

È questo il bello dei silent book: stimolano il dialogo, la fantasia nel ricostruire la storia, il ragionamento. E in Indovina che cosa succede la sensazione di "riempire" le pagine con la propria immaginazione è ancora più forte, dal momento che la storia segue tracce di personaggi che non si vedono.

E oltre a stimolare la fantasia, questo libro ha stimolato anche la nostra voglia di giocare. Così, tra un'orma e l'altra, mi sono inventata

Il percorso a impronte


un gioco facilissimo da fare in casa, quasi senza preparazione, in una giornata di pioggia.
Da dove si comincia? Dalle impronte!
Basta trovare delle impronte riconoscibili di animali che possibilmente si muovono in modo diverso tra loro, disegnarle e ritagliarle. E se proprio non volete disegnarle, stampate il mio pdf cliccando qui o sull'immagine qui sotto:

https://googledrive.com/host/0B_dFi1TzHvBEbDdLM1NWRU1qWFk

Poi, si distribuiscono per tutta casa, appoggiandole per terra e, volendo, fissandole con il nastro adesivo.
Il bimbo dovrà seguire il percorso e, quando trova un'impronta, spostarsi fino all'impronta successiva imitando (nei movimenti, ma volendo anche nella voce) l'animale a cui appartiene.

Ecco le mie orme:
  • delle scarpe: si cammina normalmente con le pantofole ai piedi,
  • i piedi nudi: ci si deve togliere le pantofole,
  • cane o gatto: si va a quattro zampe,
  • rana: si salta "a ranocchio", con le ginocchia larghe e mettendo ogni volta le mani a terra,
  • un canguro: si salta stando solo sui piedi, tenendo le mani al petto – e lo so, non è esattamente così l'impronta di un canguro, ma volevo crearla in un formato che fosse ritagliabile,
  • un uccellino: si "vola", saltellando e muovendo le braccia come se fossero ali.
E i draghi invisibili, che impronta lasceranno?




Lo dico a tutte le aspiranti future nuore in ascolto, anzi, in lettura: sto crescendo un perfetto (be', insomma, diciamo buono) ometto di casa.
Sarà merito del suo papà che è molto attivo nei lavori domestici, o della sua curiosità verso tutto quello che faccio, comprese cucina e lavatrice, ma gli piace molto aiutarmi in casa (per chi non è mamma, la traduzione esatta di "aiutarmi" è "rallentarmi, ma con buone intenzioni").
Così, la seconda pagina del mio quiet book l'ho dedicata a una delle sue attività domestiche preferite: fare la lavatrice e stendere.
Ohibò, e che ci fa un gatto con le scarpe?
Sarà la versione primavera-estate del suo più famoso collega con gli stivali?
No: è Rocco il gatto, un personaggio a quanto pare famosissimo nel mondo anglosassone, dove è noto come Pete the cat, ma che non avevo mai sentito nominare, e che ho scoperto grazie al consiglio di una bravissima bibliotecaria.
Be', grazie mille, bravissima bibliotecaria, perché io e il Piccolo T con questo libro ci siamo divertiti da pazzi. E in più, è anche una bella occasione per imparare un po' di inglese.

Di pesche magnetiche fai da te ne ho viste tantissime. Nessuna, però, con la lenza realmente avvolgibile. E se non si può avvolgere la lenza, che pesca è? Quando ho deciso di costruirne una, quindi, il mio obiettivo è stato questo: trovare un meccanismo semplice per creare una canna con la lenza avvolgibile.

Questo è un vero progetto di riciclo creativo: tutti i materiali sono stati raccattati in casa, tranne la calamita (ma anche lì, volendo, potete usare un vecchio magnete da frigo). Soprattutto, sono riuscita a riciclare lei: la mitica brugola Ikea!

Ne avete anche voi almeno una in casa, vero? Quelle brugole che rimangono dopo aver finito di montare un mobile e che riponete nella cassetta degli attrezzi perché "non si sa mai che un giorno".
Ecco, lo annuncio con gioia: quel giorno è arrivato!

Ecco quindi cosa vi serve per costruire la vostra pesca magnetica:
  • lei, la brugola Ikea!
  • un tubo di cartone (di quelli da pellicola, alluminio o carta forno)
  • un magnete rotondo
  • dello spago
  • un gancio a occhiello
  • un tubetto di dentifricio per bambini o da viaggio, insomma: piccolo
  • della colla a caldo.

Per prima cosa, tagliate un pezzo di spago calcolando  una lunghezza di circa tre-quattro volte quella del tubo. Fissate un'estremità dello spago alla brugola, in un punto vicino al suo gomito, con la colla a caldo (dovrete usarne molta: sul metallo non attacca benissimo).
Ora fate due fori a circa 1/5 della lunghezza del tubo, uno di fronte all'altro, in modo da poterci infilare la brugola. Vicino all'altra estremità del tubo, in linea con uno dei fori, avvitate il gancio a occhiello e fateci passare lo spago.
Ritagliate solo la parte finale del tubetto di dentifricio, quella con l'apertura. Fateci passare lo spago, fissatelo con un paio di nodi e quindi con la colla a caldo applicate la calamita a mo' di tappo.
La colla terrà fermi spago, tubetto e calamita.

Naturalmente prima di assemblare la canna da pesca, potete decorare il manico con i colori che volete o con del washi tape.
Dopo aver infilato la brugola nei fori, da parte a parte, è importante fissare l'altra estremità, quella non a gomito, in modo che non esca (ma lasciandola libera di ruotare).
Io ho trovato nella cassetta delle viti e dei bulloni un tappino di plastica della dimensione giusta, ma andrà bene anche un bullone fissato con la colla. L'importante è rendere l'estremità abbastanza grande da non rientrare nel foro del tubo.

Ora, girando la brugola, la lenza con il suo magnete in fondo dovrebbe avvolgersi su di essa, passando attraverso il gancio a occhiello.
Bene, la vostra canna da pesca è pronta e funzionante! Che ne dite? Io ne sono piuttosto soddisfatta (nella versione qui in foto, al posto del tappino di plastica avevo infilato un anellino di acciaio di cui ignoro l'origine – la mia cassetta delle viti produce oggetti impensati – che però non reggeva bene e tendeva a sfilarsi).


Cosa manca? Ah, già: i pesci. Prendete della carta colorata e ritagliate tante sagome della forma che volete, poi infilate una semplice graffetta colorata all'altezza della bocca. Il fil di ferro contenuto nella graffetta farà "abboccare" il pesce all'amo magnetico.
Secondo il gioco che volete fare, potete preparare pesci, granchi, meduse, squali e tutto quello che vi va. Potete anche scaricare il mio pdf stampabile e ricalcare o ritagliare le forme che ho disegnato per il Piccolo T.


Ora, scatenate la fantasia e inventate i tanti giochi possibili: per i bimbi più piccoli basterà pescare a caso, ma col tempo potrete chiedere loro che tipo di pesce volete, o assegnare una penalità a chi pesca granchi, squali o meduse, o ancora scrivere lettere o numeri sui pesciolini e invitarli a comporre il proprio nome o a ottenere un certo numero, se avete bimbi che stanno imparando a leggere o a fare i primi calcoli.
Il gioco preferito dal piccolo T? Cucinarmi squalo alla griglia appena pescato nella nostra "grotta per finta" sul suo lettino.


Carini gli alberi di Pasqua, vero?
Quelli con quei rami contorti e bianchissimi, e decine di uova decorate appese con i nastri colorati.
Peccato che per farne uno siano necessari dei rami adatti, grandi, lisci, ramificati ma non troppo, e altri due fattori fondamentali: il tempo per preparare una quantità sufficiente di uova e lo spazio dove appoggiare il vaso. Tutte cose che a casa nostra, al momento, mancano.
Ma una decorazione pasquale con il Piccolo T la volevo fare lo stesso.  E allora, perché non sostituire l'albero di Pasqua con un mazzolino di fiori, anzi, di uova?
"Mamma, quando andiamo al mare?" "Dobbiamo aspettare l'estate" "E domani è estate?" "No, amore: prima deve arrivare la primavera" "E domani è primavera?" La pazienza, si sa, non è la virtù dei bambini. Ma la magia delle stagioni è un modo bellissimo di insegnare che la pazienza dà i suoi frutti. Per raccontare al Piccolo T la primavera che sta arrivando, ho scelto un libro che parla proprio di attesa, e un gioco che racconta il fiorire della natura, ma in modo più veloce, come un video in time lapse.


E poi... è primavera! è un albo di Babalibri, delicato e poetico. Un libro in cui non succede granché: niente mostri, niente versi, niente inseguimenti, cacche, leoni, lupi o dinosauri.
Insomma: con il Piccolo T già lo davo per spacciato. E invece, contro ogni aspettativa, è riuscito a conquistarlo.


Nel libro ci sono soltanto due personaggi (e mezzo): un bambino con il suo cane, e la natura. Il bimbo semina delle piante e aspetta. Attorno a lui è tutto marrone.
E passano le settimane, ma non cresce nulla. Saranno stati gli uccelli? O gli orsi, che hanno calpestato tutto? Il bambino si preoccupa, ma continua ad aspettare. Passa ancora del tempo, arriva la pioggia, torna il sole. E improvvisamente il bimbo esce di casa e tutto attorno a lui è verde. La magia si è compiuta.
Tutto qui: nulla di straordinario, solo la magia delle stagioni che si rinnovano.
Nulla di eroico se non la forza della pazienza e dell'attesa, la forza di lasciare che la natura faccia il suo corso.
Nulla di incredibile, se non una poesia della quotidianità, che riesce a conquistare anche i bimbi più insospettabili.

E quella poesia e quella magia (ma senza la pazienza dell'attesa) le abbiamo ritrovate nel gioco che abbiamo fatto la sera, aspettando la primavera:

I fiori magici.


Per realizzarli, servono solo della carta colorata e una ciotola d'acqua.

Basta ritagliare tanti fiorellini a cinque o sei petali. Potete disegnarli, ritagliarli ad occhio o ricalcare le forme che ho già preparato in varie dimensioni in questo pdf stampabile.

Fatto? Fatene tanti, perché il vostro bimbo non ne avrà mai abbastanza!
Bene, ora ripiegate uno alla volta, in senso orario, tutti i petali l'uno sull'altro. alla fine otterrete un "pacchettino", che sarà il vostro bocciolo. Questa parte potete farla fare anche al vostro bimbo.


Ok, adesso arriva il bello: riempite una ciotola d'acqua e dite al vostro bimbo di prendere un bocciolo e appoggiarlo delicatamente sull'acqua.
L'acqua farà aprire piano piano tutti i petali, finché il fiore sarà completamente sbocciato.



La primavera è sempre uno spettacolo meraviglioso da guardare. Anche quando sboccia su un tavolino.



Possiamo inventarci qualsiasi regalo per la festa del papà: dolci, cravatte, portafogli, iPhone, ma mai nulla sarà gradito come qualcosa di fatto a mano, con il cuore, del proprio bimbo.

(Be', forse l'iPhone sì, in effetti, ma sorvoliamo.)

Ma se il bimbo è troppo piccolo per scrivere un biglietto, fare un disegno, creare qualcosa?
L'anno scorso abbiamo risolto così, facendo a mano il pacchetto, anziché il regalo.

In sostanza, ho impacchettato il regalo in un grande foglio di carta bianco (ho usato il rotolo di carta da disegno dell'IKEA, che tengo sempre pronto all'uso) e poi ho chiesto al Piccolo T di fare "Un disegno per il papà" con i suoi pennarelli.
E così, nel regalo per la festa del papà, ci abbiamo messo anche il suo zampino. Facile, no?


Ah, già, vi chiederete anche cosa ci fosse dentro il pacchetto, immagino. Dei libri, naturalmente. Dei libri per il Piccolo T, ma anche per il papà che glieli avrebbe letti: dei piccoli momenti di coccola tutti per loro.


Il primo è Per sempre... di Emma Dodd. Un libro fatto apposta per trasmettere amore.
Un libro che, come (quasi) tutti i libri di Emma Dodd, non ha una vera e propria trama, ma è quasi una lettera d'amore.


Pagina dopo pagina, papà orso (ma potrebbe essere anche una mamma, se non fosse specificato in quarta di copertina) racconta al suo piccolo quanto lui lo renda felice, e lo rassicura sul fatto che sarà sempre accanto a lui e lo amerà. Per sempre, appunto.
È un libro da leggere sapendo che quell'orso sei tu (tu papà, in questo caso), e il suo orsetto è lui.
Ma senza l'imbarazzo di dire queste cose in prima persona (che si sa, agli uomini riesce difficile).
Un libro gradevole anche al tatto, con le pagine ruvide verniciate d'argento qua e là, per rendere la luce di una neve brillante e preziosa.

Il secondo libro è stato a lungo uno dei preferiti del Piccolo T. Si tratta di Ci pensa il tuo papà, di Mireille D'Allancé.
Un dialogo dolcissimo tra un altro papà orso e un altro piccolo orso, tra illustrazioni colorate e delicate al tempo stesso, con tocchi di acquerello a sfumare gli sfondi.
Il piccolo orso si chiede cosa succederebbe se un giorno lui cadesse nell'acqua, e suo papà lo rassicura dicendo che lo cercherebbe dappertutto, e che sfiderebbe coccodrilli, mostri e ogni ostacolo pur di ritrovarlo.
Mentre il piccolo orso immagina gli scenari più strani, le immagini seguono le sue fantasie, facendo vedere il papà nelle sue mille avventure.


"Papà, sei grande! Ma allora, non c'è niente che possa separarci?"
"Assolutamente niente. Non preoccuparti: ci pensa il tuo papà".

(Vi viene in mente un regalo più bello? A parte l'iPhone, d'accordo.)

  
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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