Passaparola.

Il telefono senza fili è un gioco divertente e a suo modo istruttivo sul funzionamento della comunicazione e del rumore e delle tante sfumature tra verità e bugia.

Riflettere su come un messaggio non arrivi necessariamente così come intendevamo trasmetterlo non è cosa semplice: perfino molti adulti danno per scontato il contrario. I bambini piccoli, poi, che ancora non riescono bene a distinguere l'altro da sé, pretendono che l'adulto capisca qualcosa anche solo perché l'hanno pensata.

Ho sentito dire che

Ho sentito dire che… di Mariapaola Pesce, illustrato da Martina Tonello e edito da Terre di Mezzo porta questo meccanismo in un mondo di animali più o meno antropomorfizzati, per darne un esempio efficace e a portata di bambino.

Ho sentito dire che

Tutto nasce dalla considerazione del postino piccione, che da un po' di tempo non vede in giro la talpa.

Questa semplice constatazione si trasforma nell'ipotesi del topo, che immagina che la talpa sia partita.

Ma l'ipotesi, come spesso accade, diventa certezza al passaggio successivo, e la dinamica si ripete, animale dopo animale, bocca dopo bocca, fino a creare una storia completamente fittizia che vede la talpa prima coinvolta in un furto e poi vincitrice della maratona di New York e non solo.

Ho sentito dire che

Il meccanismo, solo apparentemente semplice, non è immediato per un bambino (può aiutare qualche commento del genitore / lettore), ma il ritmo dell'albo e la ripetizione, scena dopo scena, di uno stesso schema sia testuale che visivo, aiutano a coglierne il senso.

Ogni doppia pagina ospita sulla sinistra l'animale che dà la notizia, sulla destra il suo interlocutore, che la amplifica creando una nuova ipotesi. 

Ancora a destra, troviamo un terzo animale, un semplice ascoltatore, che diventa però protagonista della trasmissione del nuovo messaggio nella pagina successiva.

Ho sentito dire che

Il meccanismo a ripetizione rende più chiara la dinamica e permette inoltre di amplificare a dismisura la falsità della storia, fino allo svelamento finale dell'equivoco, in una scena corale e spassosa.
Insomma: in un mondo in cui le fonti di comunicazione si moltiplicano, meglio insegnare ai ragazzi che le fonti vanno sempre verificate.


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