Tendiamo spesso a pensare che i bambini siano più "paurosi" dei grandi. Siamo pronti ad allargare le braccia per consolare i nostri figli e dire loro "Non è niente, mamma e papà sono qui".
Ma davvero i grandi non hanno paure immotivate?Ed è più coraggioso chi non ha mai paura o chi ne ha?
Mal di paura
Le pagine alternano un "mal di paura" dei bambini e uno degli adulti, tratteggiando dodici personaggi con le loro fissazioni, e tra leggerezza e ironia ci portano a riflettere sull'insicurezza profonda da cui nascono queste paure e, ancora di più, sulle conseguenze da esse provocate.
Già , perché accanto a paure più classiche (in genere quelle dei bambini), come quella del buio o dei ragni, troviamo paure che si trasformano in patologie, o in violenza.
C'è chi ha così tanta paura dei ladri da armarsi fino ai denti, chi ha paura dei mendicanti e non si rende conto che il pericolo può arrivare da chi è ben vestito e profumato, chi ha paura di lasciar fare al figlio le proprie esperienze, e vorrebbe proteggerlo da tutto, impedendogli di vivere.
Le paure di cui si parla non sono quelle "lecite" e inevitabili (la paura della morte, la paura di perdere i propri affetti), ma comportamenti nati da una visione distorta della societĆ e che spesso non fanno altro che rendere la societĆ peggiore.
Le situazioni, buffe ed eccessive ma anche molto amare, tratteggiate dalle filastrocche di Chiara Ingrao, trovano espressione perfetta nelle illustrazioni caricaturali di Giulia Pintus, che ci mostrano persone fagocitate dalle proprie ossessioni, attraverso l'uso di immagini iperboliche (le troppe armi sotto il cuscino) o metaforiche (il bimbo "conservato" in una bottiglia di vetro).
Nonostante non assumano mai toni angoscianti, le filastrocche non mancano di sottolineare gli esiti infausti di queste paure malsane, che spesso si ritorcono contro chi le prova.
Leggerezza e ironia portano insomma a riflettere su molti mali del nostro tempo, visti attraverso la lente della fragilitĆ umana e messi un po' in ridicolo per sottolinearne l'assurditĆ .
Alcune trovate linguistiche (come la ricorsivitĆ di "Salvatore ha paura di avere paura") accompagnano il lettore attraverso riflessioni profonde sulla psicologia delle paure e sull'assurditĆ di alcuni atteggiamenti.
La paura diventa una lente attraverso cui leggere xenofobia, bullismo, germofobia, comportamenti ossessivi e ansiosi che fanno del male a chi li mette in atto e anche alle persone che gli stanno attorno.
Perché questa è l'unica cosa di cui dovremmo davvero avere paura: delle nostre assurde, immotivate paure.