Il bagno è sempre in fondo a destra.

"Io tengo la lappa!"
"Mappa, si dice mappa"
Dal nostro ultimo viaggio itinerante, per il Piccolo T le "lappe" sono una vera e propria mania. Le prende in mano e dice "Vi porto io! Si va da questa parte!". E naturalmente sceglie una direzione completamente a caso, nella maggior parte dei casi sbagliata.


D'altra parte, se il senso dell'orientamento l'ha preso dalla mamma, non c'è da stupirsi.
Ma si può insegnare il concetto di mappa a tre anni?

Sinceramente non lo so, ma ci ho voluto provare. E per spiegare questo concetto così astratto, la relazione tra un oggetto e la sua rappresentazione schematica, ho pensato fosse giusto iniziare dal posto più familiare che esista: casa nostra.

Volete provarci anche voi? Basta avere del nastro adesivo di carta e della carta, magari colorata, per disegnare i mobili (e un metro. Non è indispensabile ma può aiutare, se non riuscite a ricavare a occhio la piantina di casa).

Per prima cosa, disegnate su un foglio quadrettato la piantina della vostra casa, tracciando i muri e lasciando i buchi per le porte. Anche questo passaggio non è necessario, ma vi servirà da guida per riportare poi la mappa sul pavimento.

Ora prendete dello scotch carta e riportate sul pavimento la mappa: facilissimo.
Il vantaggio dello scotch carta è che è molto semplice da mettere, da strappare anche senza forbici e anche da togliere, il che, visto che quel pavimento poi lo dovrete pulire, non è un dettaglio.

Per completare l'opera, disegnate e ritagliate i mobili e gli arredi principali: cucina, tavolo con
sedie, divano, doccia, wc, letti e poltrone.
Nel tracciarli sulla carta, immaginate naturalmente di guardarli dall'alto.

E ora che si fa?
Si usa la mappa.

Per prima cosa, per spiegare che cosa fosse quella strana cosa sul pavimento e come funziona una piantina, ho provato a simulare un percorso insieme al Piccolo T, accompagnandolo prima fisicamente tra le stanze e poi riportando tutto sulla mappa: "Vedi? Quando entri dalla porta, se guardi dritto vedi il salotto, e se invece vai a destra trovi il bagno. Lo facciamo con le dita sulla mappa?".

Una volta capito il meccanismo, abbiamo sperimentato tre giochi:

  • Il percorso.
    Simulando le gambe con le dita, abbiamo ricreato la nostra giornata sulla mappa: ci si sveglia, si va in bagno a lavarsi e fare pipì, poi in cucina a fare colazione, eccetera eccetera.

  • Metti i mobili.
    Presi in mano i foglietti colorati sui quali avevo disegnato letti, cucina, tavoli e altri mobili, ho chiesto al Piccolo T di mettere ogni pezzo nella stanza giusta.

  • La caccia al tesoro.
    Lo ammetto: questo gioco non ci è riuscito. Ma funzionerà sicuramente con i bambini un po' più grandi, che hanno interiorizzato meglio il rapporto tra mappa e realtà. L'idea è nascondere un oggetto o un regalino in una stanza, posizionare un segnalino sul punto corrispondente della mappa e lasciare che, guardando la mappa, il bimbo capisca dov'è nascosto il "tesoro" e lo trovi. Ci riproveremo presto.

Quello che conta è che il gioco della mappa abbia incuriosito e divertito il Piccolo T, che piano piano sta prendendo confidenza con l'idea della rappresentazione astratta di un luogo.


"Ok, Piccolo T, adesso è ora di nanna. Vai in camera?"
Ehm, no: non era questo quello che intendevo.

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