Nuvole in scatola
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La storia della notte di Natale è una di quelle narrazioni talmente radicate nella nostra cultura da diventare spesso stereotipo.

Se pensiamo alla natività, ci viene in mente un'iconografia precisa, e storicamente del tutto inadeguata, con una Madonna bionda e San Giuseppe ritti in piedi o inginocchiati davanti al Bambinello. Quelle che vediamo nella nostra mente sono statuine di un presepe che ormai è archetipo, e difficilmente pensiamo alla concretezza, all'umanità della Sacra Famiglia.

Natale notte di meraviglia

Natale, notte di meraviglia, con le illustrazioni di Lara Hawthorne e il testo di Silvia Vecchini (edizioni Lapis) restituisce a questo scenario la dimensione umana, e al tempo stesso il suo mistero.

Le parole raccontano semplicemente la cronaca di quella notte, con gli occhi però di un personaggio comprimario: San Giuseppe.

Con la pelle scura e abiti umili, San Giuseppe si sposta per dovere, per un censimento di cui non capisce il senso. Non sa che sta per diventare parte della storia dell'umanità.

Tutta questa strada per scrivere il mio nome.
Come se di noi rimanesse traccia.
Come se a qualcuno potesse interessare la nostra storia.


Natale notte di meraviglia

Così profondamente religioso da essere laico, il testo è pervaso da una forte spiritualità, pur senza mai nominare il nome di Gesù o di Dio.

Nelle immagini e nelle parole, vediamo dei protagonisti umani, increduli di fronte a ciò che accade loro.

Vediamo i gesti di affetto di un marito, che chiama Maria semplicemente "la mia sposa" e la guarda con affetto e tenerezza.


Natale notte di meraviglia
 
Non coglie la portata di ciò che sta accadendo, San Giuseppe, ma si accorge che
Quando il bambino viene al mondo, scende una grande pace.
 
Incredulo, assiste alla gioia di angeli e pastori, alla venuta dei Magi, ma soprattutto alla partecipazione degli animali e di tutta la natura alla gioia e al mistero di questa nascita.

Natale notte di meraviglia

 

Le sue sono le parole di un uomo semplice, ma le immagini che le accompagnano, nel respiro dato dal grande formato del libro, così brulicanti di vita, di foglie che si aprono come a primavera, di specie diverse che si avvicinano e osservano meravigliate, rendono bene lo stupore del Creato di fronte alla natività.

 
Nella sua versione originale, le immagini di questo libro illustravano semplicemente il testo della canzone Silent Night, ma le parole della Vecchini aggiungono a queste tavole dal fondo scuro eppure così luminose un senso nuovo.

Natale notte di meraviglia

Il Natale è un evento privato, familiare, e al tempo stesso una festa che coinvolge il mondo intero.
Giuseppe ha capito che quella sera è successo qualcosa di eccezionale, eppure conclude raccontando ciò che per lui, in quel momento, è più sorprendente e meraviglioso:
 
Sono diventato papà.


Anche voi, da piccoli, avete atteso con eccitazione e impazienza un microscopio, per poi riporlo dopo non più di 10 minuti di utilizzo?
Il problema della maggior parte dei microscopi per bambini è che non sono accompagnati da qualche solida spiegazione sul loro utilizzo. Nella migliore delle ipotesi, sono corredati da un paio di vetrini pronti, senza però alcun aiuto sull'interpretazione da dare a quello che vediamo.

E gli altri vetrini, quelli vuoti? Be', a parte la classica buccia di cipolla, viene difficile capire come poterli sfruttare.

Il tuo mondo al microscopio

E poi arriva Editoriale Scienza con il suo Il tuo mondo al microscopio, che contiene un libro, ma anche un vero microscopio da costruire.

Questa è la prima, importante differenza con un microscopio giocattolo: costruendolo con le proprie mani, il bambino ne comprende meglio i meccanismi e la funzione delle diverse parti.

Il tuo mondo al microscopio

Le istruzioni sono semplici e chiare: ogni pezzo è numerato e ogni passaggio ben spiegato. Un bambino di 9-10 anni può seguirle da solo (ma vorrete mica privarvi del divertimento?).
L'unico passaggio dubbio è quello in cui si richiede di montare la lente "con la superficie curva verso l'alto", mentre la figura mostra un elemento orizzontale in cui di fatto non ci sono un alto e un basso.
Ma se state leggendo queste righe, potete imparare dai miei errori: con "alto" ci si riferisce alla collocazione finale che avrà il pezzo in questione, quindi basta sbirciare la pagina seguente per capire meglio.

Il tuo mondo al microscopio

Il risultato può sembrare poco "professionale", ma nonostante le apparenze il microscopio funziona alla perfezione ed è molto più solido di quanto ci si possa aspettare. Per poterlo utilizzare, basta aggiungere un fonte di luce, come la torcia del proprio telefono.

Quello che questa operazione ci insegna è che a contare è il meccanismo ottico, e nulla più.

Il tuo mondo al microscopio

Il cofanetto di Il tuo mondo al microscopio comprende da un lato la scatola con i pezzi per la costruzione, compreso il piedistallo su cui installare lo strumento, e dall'altro il libretto, che può essere sfilato dal suo supporto ed essere utilizzato separatamente.

Di fatto, dopo aver costruito il microscopio e sfilato il libro, il cofanetto non serve più (peccato: il suo aspetto è molto gradevole e solido).

Il tuo mondo al microscopio

Il libro spiega innanzitutto il principio ottico alla base del microscopio, passa a un rapido excursus sulla storia della microscopia, e poi, finalmente, arriva al dunque: come si usa il microscopio.

Dopo qualche nota tecnica sulla giusta illuminazione e sulla preparazione dei vetrini, Il tuo mondo al microscopio passa in rassegna le diverse tipologie di materiali da poter analizzare.

Il tuo mondo al microscopio

In 17 doppie pagine, vengono presentate altrettante categorie di oggetti di studio, dalle polveri alla frutta, dai liquidi ai capelli, dai metalli alle stoffe e molto altro.

Il tuo mondo al microscopio

Dopo una breve presentazione teorica sulla materia d'indagine, si passa alla pratica.

Finalmente i miei quesiti di bambina trovano una risposta: il libro spiega chiaramente, con molti esempi e immagini, cosa guardare, come guardarlo e cosa aspettarsi di vedere, dando un'interpretazione alle forme che il microscopio ci mostra.

Al termine di ogni doppia pagina, un "continua tu!" invita il lettore a ulteriori sperimentazioni.

Il tuo mondo al microscopio

Imsomma: teoria e pratica del microscopio, finalmente insieme.
Se solo l'avessero pubblicato 30 anni fa.


Ve lo ricordate Wacky Races? L'insetto scoppiettante, il diabolico coupé, e soprattutto Dick Dasterdly e Penelope Pitstop?

macchinina yogurt

Ecco: questo curioso libro di Alex Cousseau, illustrato da Charles Dutertre (Sinnos editore), me lo ha ricordato moltissimo, nonostante lo stile visivo non possa essere più diverso.

Il fatto è che, come i cartoni di Wacky Races, anche in L'incredibile corsa dello sciroppo la trama sembra a volte passare in secondo piano rispetto alle descrizioni degli improbabili personaggi e dei loro ancor più improbabili veicoli.

Certamente l'ambientazione è più bucolica e già nella prima pagina il testo sembra farsi largo tra il brulicante verde delle piante.

 macchinina yogurt

Quattro pagine vengono spese nella descrizione dei veicoli, le cui parole non riescono a tenere il passo con un'illustrazione così ricca di dettagli che l'occhio non sa dove posarsi.

 macchinina yogurt

E quando la gara è iniziata, lo sguardo si perde sulla pagina e non coglie una fila ordinata, ma un insieme accavallato e confuso di macchinari che sembrano funzionare per miracolo.

Soltanto quando uno dei personaggi impatta con veicolo vero ne scopriamo le reali dimensioni, e ci diventa più chiaro che i protagonisti sono in realtà tutti insetti.

macchinina yogurt

Tra un guasto, una fuga e una strada sbagliata, il gruppo avanza in modo buffo e squinternato verso il traguardo. Già, ma quale traguardo?
È nel finale che L'incredibile corsa dello sciroppo ritrova un'anima poetica, che mette sotto una luce nuova i personaggi e lo spirito stesso del libro. 

L'invenzione tecnica lascia il posto alla natura e al suo incanto. Nessuno vince, ma vincono tutti, perché possono assistere al grande spettacolo dell'alba.

L'aspetto che abbiamo preferito? Sicuramente le assurde caratteristiche dei veicoli in gara, come Spooky, il treno fantasma con il suo binario mobile, o OxyGurt3, il vasetto di yogurt volante.

macchinina yogurt

E così lo abbiamo voluto creare anche noi, un veicolo-yogurt.

Abbiamo forato un vasetto con la punta di un coltello scaldata sulla fiamma (non lasciatelo fare ai bambini!).

macchinina yogurt

Vi abbiamo infilato due stuzzicadenti da spiedino, e quindi quattro ruote di cartone.

Il nostro OxyGurt non vola, ma ci stiamo lavorando.

macchinina yogurt
Chissà che l'anno prossimo L'incredibile corsa dello sciroppo non la riusciamo a vincere noi.


Certo che siamo noiosi, noi adulti, qualche volta.
Quanta importanza ci diamo! Pensiamo che tutto quello che facciamo sia molto importante, mentre quello che fanno i bambini si possa interrompere senza problemi.
Per fortuna, molti di noi hanno una dote importante: l'autoironia.

giacomino giacheseinpiedi

Sicuramente ne è dotato Angelo Mozzillo, che ha scritto Giacomino già che sei in piedi, con le illustrazioni di Umberto Mischi, per la collana Mini Zoom di biancoenero edizioni.

Perfetto per le prime letture autonome, con il suo font ad alta leggibilità e una sintassi semplice che non va a scapito della qualità del testo, Giacomino già che sei in piedi ha la genialità delle idee semplici: quelle che hai sempre avuto sotto gli occhi, ma non hai mai guardato da quel punto di vista. Prende una situazione quotidiana, reale, in cui tutti prima o poi ci siamo trovati,  ci aggiunge un po' di gusto surreale e ne fa intrattenimento.

Il protagonista, Giacomino, è tartassato da tutta la famiglia, che gli chiede dei favori "già che è in piedi", per l'appunto.

giacomino gia che sei in piedi

Il gusto dell'assurdo traspare fin dalla prima pagina, dove il nonno gli chiede:

già che sei in piedi... Non ricordo se ho chiuso il gas nella casa in montagna. Puoi andare a controllare?

giacomino gia che sei in piedi

In fondo, come dicevo, si dà un po' per scontato che le esigenze degli adulti siano sempre più importanti di quelle dei bambini.
Ma un giorno Giacomino si ribella e decide che non si alzerà più.
La sua famiglia prova a convincerlo, ma lui non cede. Per portarlo a scuola, devono issare la sua poltrona su due assi, come fosse una portantina.

Lì, gli insegnanti si indignano, finché uno di loro cambia la prospettiva di tutti gli altri:

"E se fosse una provocazione?", si chiede il maestro d'arte.

Da ragazzino pigro e testardo, Giacomino diventa immediatamente un genio ribelle, che con il suo gesto simbolico denuncia le contraddizioni della società. Acclamato e venerato, sarà accolto da autorità e personalità importanti e adorato dalla folla, fino all'ironico, spassosissimo finale (che non vi svelo).

giacomino gia che sei in piedi

La verità è che Giacomino già che sei in piedi, dietro la sua vena ironica e il suo effetto umoristico, di spunti di riflessione e di critica sociale ne nasconde davvero. Sotto la patina di leggerezza, troviamo la denuncia di un atteggiamento poco costruttivo che gli adulti istintivamente adottano verso i bambini, ma anche del meccanismo sociale con cui la moda genera fenomeni dal nulla e per nulla. 
È un libro comico, ma con quella comicità che sposta i punti di vista e fa vedere le cose di ogni giorno con occhi un po' diversi.

Ma noi siamo adulti, e queste cose da bambini non le prendiamo mai troppo sul serio.


Perché ai bambini piacciono tanto i libri con le alette?
Credo che molto abbia a che fare con una delle principali attività in cui un bambino è impegnato: la scoperta. Ogni attività, ogni gioco, ogni osservazione, e naturalmente ogni lettura sono un'informazione in più sul mondo che lo circonda, che gratifica e aiuta a comprendere.

mimino

I due cartonati interattivi Mimino e la pioggia e Mimino e la luna, di Franco Cosimo Panini, rappresentano due volte la scoperta: prima nella forma, poi nel contenuto.

Nella forma, perché le grosse pagine quadrate e resistenti sono arricchite, fin dalla copertina, da meccanismi "scorri e scopri" (inglobati nelle pagine stesse, e perciò più resistenti delle classiche alette).
Nel contenuto, perché il simpatico Mimino, gatto curioso, ricorda tanto l'indole da esploratore di tanti bambini.

 mimino e la pioggia

 Ãˆ con questo spirito che in Mimino e la pioggia il protagonista esce di casa con gli stivali di gomma, salta nelle pozzanghere e scopre che la pioggia ha fatto spuntare tanti bei funghi.

mimino e la pioggia

E se ricomincia a piovere, poco importa. Basta aprire l'ombrello (muovendo il meccanismo a scorrimento) e si continua a giocare, trovando poi il modo di far tornare il sole. 
L'avventura di Mimino è fatta di gesti semplici e quotidiani in cui il bambino si riconosce, con qualche elemento di fantasia in più (tra i tanti cappelli di fungo, spunterà anche quello di un mago!).

mimino e la pioggia

Nel secondo episodio, Mimino e la luna, lo scenario si fa più surreale.

Il gattino vede la luna piena, in cielo, e vuole scoprire cosa c'è sopra, così prende una scala e ci sale.

mimino e la luna

Delizioso il meccanismo con cui vediamo allungarsi la scala, sullo sfondo nero della notte, e divertentissimo è vedere Mimino sbucare dall'alto della pagina dopo un salto sulla superficie lunare.

Lassù, Mimino incontra lumache spaziali e beve il latte lunare da un cratere con l'amica stella: è un racconto più onirico, ma dotato della stessa semplicità del primo: un susseguirsi di azioni essenziali che rendono il libro adatto dai 18 mesi, quando un bambino inizia a cogliere i meccanismi narrativi.

mimino e la luna

Lo spirito di Mimino ricorda quello di un altro più celebre personaggio legato alla stessa casa editrice: La Pimpa. Come lei, Mimino parla con gli elementi naturali, e compie con quotidiana normalità piccole azioni che a un adulto possono sembrare magiche, ma rientrano perfettamente in una logica infantile. Quella in cui una scala, se lunga abbastanza, può arrivare dappertutto.


Ognuno, nella vita, ha il suo supereroe, ma solo chi è dotato di grande ironia può eleggere a propri idoli un a banda di vecchietti sgangherati, per quanto abbiano alle spalle un passato glorioso e di tutto rispetto.
Ma l'ironia di Davide Calì non teme confronti, ed è per questo che adoriamo la trilogia dei suoi anziani supereroi.


trilogia supereroi 

Vi avevo già parlato di La casa di riposo dei supereroi in un post sui libri tascabili. E se anche voi vi siete affezionati a questi improbabili personaggi, potete completare la serie con L'accademia dei supereroi e l'ultimo uscito, La supergita dei supereroi. 

Editi da Biancoenero edizioni nella collana Minizoom, sono libri tascabili ed economici, perfetti per i primi lettori: il testo, in stampatello minuscolo, è in font ad alta leggibilità, con spaziature e densità pensate per facilitare la lettura.

I due sequel perdono un po' dell'azione e del pathos presenti nel primo episodio della serie, per concentrarsi sulle singolari caratteristiche di ogni personaggio e sulla loro portata umoristica: qui non c'è una città messa in pericolo, né un nemico da sconfiggere, ma una serie di gag, di episodi e di tormentoni ricorrenti che rendono la lettura coinvolgente e divertente.

accademia dei supereroi

L'accademia dei supereroi inizia con un'impietosa descrizione di ciò che i supereroi in pensione non riescono più a fare: a causa dell'artrosi, Siberia non può più schioccare le dita per provocare tempeste, mentre Tritone evita l'acqua che gli provoca reumatismi. Tremendamente annoiati dalla routine della casa di riposo, cercano di impegnarsi in un programma di attività che si rivela fallimentare, finché decidono di avviare un'accademia per formare nuovi, giovani eroi grazie alla loro esperienza.

accademia dei supereroi

Nonostante l'iniziativa finisca in tv, i nostri non troveranno di meglio che insegnare le proprie arti ad altri vecchietti di un'altra casa di riposo, e tutto finirà in un'allegra battaglia di purè.

La supergita dei supereroi vede comparire accanto al nome di Calì quello di Alice Piaggio, che ha curato le illustrazioni aggiungendo un po' di profondità ma conservando i colori e lo stile fortemente caricaturale.

Qui la presentazione iniziale si sofferma ironicamente su un altro cliché della senilità: i farmaci. Testa di Ferro prende una pillola per le giunture, Capitan Ametista ne prende due per la memoria (a meno che non si dimentichi di prenderle!), e così via.

la supergita dei supereroi

Ma anche in questo episodio i nostri eroi si annoiano e decidono così di organizzare una gita.

Ognuno di loro si equipaggia a modo suo: chi vuole andare a raccogliere funghi, chi preferisce il mare.

la supergita dei supereroi

Ma tra tante mete, nessuna sembra andare bene: l'acquario e lo zoo sono chiusi di lunedì, il mare e la montagna sono troppo lontani.

Finiranno in un centro commerciale, ma attenti a considerarla una meta banale o da vecchietti, perché ai loro occhi ormai poco avventurosi quel luogo è pieno zeppo di scoperte e di meraviglie.

la supergita dei supereroi


E così, tra Nefasto che prova improbabili occhiali e Testa di Ferro che trova un lucido per la sua armatura, ci sarà anche chi riesce ad esaudire il suo desiderio e raccogliere i funghi... tra gli scaffali del supermercato!
Ogni cosa, in fondo, è un'avventura, basta prenderla con lo spirito giusto.


Sarà il freddo che ci prende la mattina o la voglia di goderci un po' di più gli affetti dentro casa, ora che quelli esterni dobbiamo tenerli a distanza, ma fa bene, di questi tempi, leggere qualche storia rassicurante, fatta di buoni sentimenti, di quelle classiche in cui le buone azioni vengono premiate e i cattivi sono meno cattivi di quel che sembra.

julian e la volpe

Julian e la volpe, dell'inglese Joe Todd-Stanton (pubblicato in Italia da Babalibri) ci immerge in un bosco da fiaba. Dietro una copertina ruvida, piacevole al tatto e con inserti lucidi, si spalancano immagini in stile fumetto, dallo spiccato gusto cinematografico, in cui il contesto incornicia l'azione definendone l'inquadratura e i diversi piani, più o meno ravvicinati, ci accompagnano nella storia seguendo il punto di vista del protagonista, il topino Julian.

Julian non è un tipo socievole. Ha organizzato la sua vita in modo da incontrare il meno possibile gli altri.

julian e la volpe
 
Vediamo la sua tana in uno spaccato: ha un ingresso indipendente, in modo da non dover incrociare gli animali delle altre tane.

julian e la volpe
 
Ma qualcuno lo osserva: è una volpe, che alla prima occasione spicca un balzo e prova a prenderlo, ma resta incastrata con il muso nell'apertura della tana di Julian.

julian e la volpe
 
È particolarmente buffa l'immagine che ci mostra la volpe letteralmente piantata col muso nella tana. Con un espediente teatrale (benché poco corretto, perché il corpo della volpe dovrebbe farle ombra) il muso appuntito è illuminato da un fascio di luce solare, guidando l'occhio del lettore proprio dove deve andare.
 
Emerge in modo evidente la differenza di stazza tra i due animali, che rende il loro rapporto ancora più improbabile: la volpe chiede aiuto al topo per uscire da quella imbarazzante stuazione, e dopo un po' di ritrosia (perché insomma: non dimentichiamoci che la volpe voleva mangiarlo!), Julien glielo offre, così tra i due nascerà una bella amicizia, rafforzata da un gesto di protezione della volpe verso il topolino, quando poi verrà attaccato da un barbagianni.

julian e la volpe
 
Julian e la volpe ci racconta che l'amicizia non ha confini nè razze e supera perfino gli istinti.
Ci racconta che un amico è una risorsa.
Ci racconta che essere amici non significa esserci sempre, ma esserci quando conta.


Quando parliamo di dinosauri, ci sembra sempre di riferirci a qualcosa di completamente estraneo da tutto ciò che abita la Terra oggi: ci sono stati loro, poi – BAM! – forse un meteorite, e tutto è ricominciato da capo.
È il rischio di una didattica strutturata a settori e compartimenti stagni, che lascia poco spazio all'interconnessione.

amici preistorici

Ma Editoriale Scienza, lo sappiamo, è maestra di interdisciplinarità, e lo dimostra ancora una volta con un titolo originale, che unisce zoologia, storia e... cartotecnica!
Amici Preistorici è un libro pop-up dalle grandi pagine spesse, che incanta i bambini e li invita a una ricerca che unisce il presente a un passato molto remoto.

Ogni doppia pagina, che a sua volta si apre con una grande aletta laterale, è dedicata a un animale domestico: porcellino d'india, cocorita, serpente (possiamo considerarlo domestico?), gatto, pesce rosso, cane e cavallo.

amici preistorici

Ad aletta chiusa, scopriamo alcune caratteristiche dell'animale e della sua famiglia (o genere, o ordine, o classe). Senza la pretesa di una descrizione esaustiva di ciò che identifica questa categoria, le didascalie raccontano alcuni dettagli curiosi, quelli più interessanti da scoprire, ad esempio il fatto che gli incisivi dei roditori continuino a crescere incessantemente.
A destra, una rapida carrellata di altre specie che appartengono alla stessa categoria, o altri dettagli da approfondire, come la funzione delle piume negli uccelli.

amici preistorici

Ma è l'aletta laterale che ci apre allo stupore: un'illustrazione pop-up che si alza tridimensionalmente davanti a noi ci accompagna in un viaggio nel tempo, alla scoperta dell'antenato preistorico del nostro animale domestico: il velociraptor per la cocorita, la tigre dai denti a sciabola per il gatto e così via.

amici preistorici

Al fascino della costruzione cartotecnica si accompagnano le "pillole" dei brevi box di testo, che non si limitano a descriverci l'animale, ma raccontano anche un giorno-tipo della sua vita, e soprattutto ci danno un'idea del lavoro ricostruttivo dei paleontologi, descrivendoci da quali reperti si è arrivati a conoscere le sue caratteristiche.

amici preistorici

Quello di Amici Preistorici Ã¨ un percorso trasversale, che accende la curiosità su temi come la classificazione dei viventi, l'evoluzione e la ricerca storica. Un viaggio ricco di stupore, che non vuole approfondire o esaurire un argomento, ma gettare spunti e soprattutto connessioni che ci aiutino a comprendere meglio la complessità del mondo.

Effetto collaterale frequente è la curiosità di capire anche come funzionano i meccanismi pop-up.

Per sperimentare, ne ho costruito uno facile facile: potete disegnarlo facilmente da soli, oppure usare il mio pdf stampabile o il mio file print & cut pronto per essere usato sulla Silhouette Cameo (la trovate sul sito di Creativamente Plotter).

amici preistorici

Piegate a metà la parte superiore e quella inferiore della bocca del dinosauro e posizionatele su un biglietto piegato, facendo coincidere le rispettive pieghe e utilizzando gli occhi come aletta da incollare.

amici preistorici

 Prima di incollare i pezzi, divertitevi a disegnare il resto del corpo del dinosauro.

amici preistorici

Il senso non è tanto quello di creare un biglietto "bello", ma quello di esplorare i meccanismi, le pieghe, le variazioni del funzionamento al variare della collocazione delle incollature.
Essere insomma anche qui un po' scienziati.


Quante volte avete provato a discutere con un bambino in piena crisi di capricci?
Quella personcina sveglia e ragionevole con cui avevate costruito un rapporto di dialogo e fiducia sembra improvvisamente una creatura nuova, giunta dritta dritta da un altro pianeta. Perché probabilmente, in quel momento, è proprio così che si sente: incompreso, fuori posto, estraneo.

Il bambino venuto da Marte

È quello che succede al protagonista di Il bambino venuto da Marte, di Simon James (Pulce edizioni).

Il bambino venuto da Marte

La mamma di Mattia deve assentarsi per un po' (che bello che per una volta a partire per lavoro sia la mamma e non il papà!), e Mattia non la prende bene. Non la saluta quando esce e poi...

Mattia corse fuori in giardino, entrò nella sua navicella spaziale e decollò verso lo spazio profondo... diretto verso Marte.

Il bambino venuto da Marte

Poco dopo, la "navicella" atterra nuovamente nel giardino, e ne esce un "marziano".

Il bambino venuto da Marte

L'albo lavora con una relazione non lineare tra parole e immagini, regalando al lettore uno sguardo onnisciente attraverso le illustrazioni, ma "mentendogli" nel testo.
Non verrà mai esplicitamente detto che il marziano è Mattia stesso, né che la navicella non va davvero su Marte: le parole reggono il gioco alla finzione del bambino, ma le immagini non ingannano. L'inferenza viene lasciata al lettore, che viene gratificato da questo meccanismo ("Ehi, ma quello non è un marziano! È sempre lui!") ed è al tempo stesso portato a identificarsi empaticamente con il protagonista.

Il papà di Mattia asseconda il figlio, mostrandosi indulgente con la sua intemperanza, anche quando il piccolo si ribella alle norme familiari: i marziani, infatti, non si lavano le mani, non mangiano patate, non vanno a letto presto e non si devono lavare i denti.

Il bambino venuto da Marte

Questa sua nuova identità, però, gli porterà qualche problema al di fuori del nido protettivo della famiglia, perché a scuola non tutti saranno così comprensivi. 

Il bambino venuto da Marte non dipinge Mattia come un furbetto che approfitta della sua "nuova identità" per sottrarsi alle regole: il bambino sembra piuttosto paralizzato di fronte al suo disagio, e reagisce alla mancanza della mamma rifugiandosi in un mondo diverso, dal quale saprà uscire solo attraversando la crisi.

Siamo tutti un po' marziani, in fondo, quando questo mondo ci sta stretto.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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