Nuvole in scatola
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"L'alunna dimostra doti da leader", scriveva sulla mia pagella la maestra delle elementari.
Suppongo fosse un modo gentile per dire "è una rompiscatole che vuole far tutto a modo suo, ma gli altri non si lamentano".
A distanza di qualche anno e dall'altro lato della prospettiva (quello del genitore) mi ritrovo oggi a cercare di capire cosa significhi la "leadership" nei bambini.

Io credo che una buona chiave per comprendere la leaderhip stia nel vedere chi conduce i "facciamo che eravamo...".
I giochi di fantasia hanno regole fluide, ma qualcuno le deve pur dettare. Ci deve essere qualcuno che decide personaggi, luogo, tempo, e che magari conduce la storia, lasciando spazi di compromesso secondo la propria e l'altrui flessibilità.



Ora che, dopo queste righe, ognuno di voi avrà provato a visualizzare i giochi di fantasia dei propri figli (o magari i propri), dipanandone meccaniche e svolgimenti, voglio raccontarvi di iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.

Nuovo nato di casa Lupoguido, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii mi ha conquistato prima di tutto per il titolo: coraggioso, spontaneo, incurante di tutto come solo un bambino può essere.
Prima di iniziare a leggerlo, insomma, avevo già deciso che mi sarebbe piaciuto.
E poi?
Poi è stato come tuffarmi in un gioco di bambini, perché questo albo è né più né meno di questo.

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Protagonisti sono due fratelli, e l'albo esordisce così come farebbe un gioco (compreso il classico errore di modo verbale):

Facciamo che siamo due gorilla.
Io sono il papà gorilla
e tu sei il gorillino.

Appare subito chiaro che il leader, dei due, sia il fratello maggiore, seguito con incanto dal più piccolo, con il suo "iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii" che diventa di volta in volta grido di eccitazione, di paura, di battaglia.

Dei giochi di fantasia, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii rispecchia la dinamica sconclusionata e volubile: non c'è un vero e proprio filo narrativo che viene seguito, ma ogni cosa che i bambini vogliono accada, accade.
E accade realmente, perché il punto di vista del racconto è interno. Il dialogo non è mediato da un narratore, e le illustrazioni mostrano esattamente quello che i protagonisti immaginano. 
E così vediamo effettivamente dei gorilla (non scopriamo mai le loro sembianze reali), un sole con la faccia, la pagina che diventa nera appena i due protagonisti (o meglio, il maggiore dei due) decidono che è notte.

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Ci sono momenti in cui il piccolo prova a cambiare la storia, e il grande si oppone.
 
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Ci sono gli imprevisti creati ad hoc solo per superarli e dimostrare che si è "fortissimissimi" e "velocissimissimi".
Ci sono momenti di impasse (il piccolino che non riesce a tenere gli occhi chiusi) che il grande risolve cambiando in corsa la trama del gioco.

E poi ci sono momenti di straordinaria tenerezza, in cui l'affetto dei due fratelli si esprime in un modo così maldestro e impacciato eppure così vero ed essenziale:

Lo sai perché mi corri sempre dietro?
No.
Perché mi vuoi tanto bene.

Realtà e immaginazione si sovrappongono. Il grande "comanda" anche l'affetto, come fosse una delle regole della fantasia, eppure si intravede dietro questa direttiva anche il bisogno di essere rassicurato, di dimostrare che il fratellino non lo segue solo perché il gioco lo impone.

Leggere iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii significa spogliarsi delle strutture adulte e immergersi completamente nella bolla che si crea durante un gioco di fantasia.
I piccoli lettori lo ascoltano ridendo, riconoscendosi, forse ricordando il loro ultimo gioco, o progettando il prossimo.

Eppure, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii è un libro così bambino che forse solo gli adulti possono capirlo fino in fondo. L'autrice, la svedese Barbro Lindgren (con la traduzione di Laura Cangemi, perfettamente aderente al linguaggio bambino) riesce a entrare talmente a fondo nei meccanismi del gioco, da farsi paradossalmente spettatore esterno e imparziale, rendendo visibili meccanismi che per chi gioca sono quasi impossibili da notare.

E se questa analisi vi è sembrata troppo complicata, pazienza. Alla fine, di parole per descrivere bene questo albo ne basta una sola: iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.


Una delle tante sfide che accomoagnano l'educazione di un figlio è quella di insegnare la complessità in modo semplice: spiegare a qualcuno che di natura tende a polarizzare ogni cosa che non tutto è bianco o nero, allenare chi di natura è egoriferito a mettersi nei panni degli altri.

Che poi, a dirla tutta, anche noi adulti facciamo una bella fatica, ogni tanto, a non giocare al buono e al cattivo, o a provare a comprendere le ragioni altrui. Ci avete mai fatto caso a cosa si è scatenato attorno all'olio di palma? È scoppiata una guerra dicotomica tra pro e contro, abilmente sostenuta anche da chi ha sfruttato la bagarre a scopi di marketing, e che ha lasciato poco spazio all'approfondimento delle cause e delle motivazioni.

Perché vi parlo proprio di olio di palma? Subito ci arriviamo.

un orango nella mia cameretta

C'è un orango nella mia cameretta, nuova uscita di Editoriale Scienza, scritto da James Sellick e illustrato da Frann Preston-Gannon inizia, come il titolo lascia presagire, con una bimba che entrando in camera, trova un orango.
È un orango cucciolo e ci fa sorridere, perché si comporta proprio come farebbe un bambino: gioca con i suoi giochi, usa le sue scarpe.

un orango nella mia cameretta

Ma si accanisce in modo particolare su alcuni prodotti, come lo shampoo e il cioccolato.

un orango nella mia cameretta

La bambina, arrabbiata, lo manda via, ma non prima di chiedergli spiegazioni.
È qui che il racconto si rovescia e, con una perfetta simmetria, l'orango racconta:

C'è un umano nella mia foresta
e io non so che fare.
Ha distrutto la mia casa,
cibo e shampoo ne vuol fare.

un orango nella mia cameretta

E così viene introdotto in modo inaspettato ma molto efficace il tema della deforestazione e della distruzione di molti habitat causata dalla produzione (ecco il punto) dell'olio di palma.
L'idea alla base di tutto l'albo è un semplice cambio di prospettiva che ci fa vedere le cose dal punto di vista dell'orango.

C'è una chiave molto forte, nelle illustrazioni: gli occhi dei due protagonisti.
Sono occhi bambini, entrambi stupiti di fronte all'invasione di una specie straniera nel proprio territorio. Sono occhi uguali. Disegnati allo stesso modo, si scambiano sguardi di reciproca comprensione.
Immedesimarsi nell'orango e capirne il dramma diventa così naturale.

Il ritmo del testo, nonostante le rime un po' ingenue (con moltissimi -are / -are), aiuta a percepire la struttura simmetrica della narrazione e a rafforzare il messaggio sotteso: non è giusto distruggere la casa di qualcun altro.

La bambina di C'è un orango nella mia cameretta inizia così una mobilitazione, coinvolgendo i suoi amici, scrivendo petizioni, sensibilizzando sul tema quante più persone può, e al termine del libro, nato in collaborazione con Greenpeace, ci sono alcune pagine di approfondimento sugli oranghi, la produzione dell'olio di palma e qualche suggerimento per fare la propria parte parlando del tema ai propri amici e scrivendo alle aziende che utilizzano questo ingrediente.

un orango nella mia cameretta

Una nota di merito di C'è un orango nella mia cameretta è che non riporta mai facili accuse sul fatto che l'olio di palma faccia male alla salute, né suggerisce che sia necessariamente da evitare.
Sottolinea invece il suo impatto ambientale, e l'importanza di ricavarlo da coltivazioni sostenibili e responsabili.
Non crea insomma un nemico che è cattivo a 360°, ma spiega perché e in che cosa lo è, senza inutili demonizzazioni.

La lettura di questo albo può trasformarsi (per i più grandicelli che sanno già leggere) in un'interessante attività di approfondimento sugli ingredienti ma anche sui claim pubblicitari che si trovano sulle confezioni.

un orango nella mia cameretta


Quanti prodotti utilizzano l'olio di palma?
Quanti dichiarano di non utilizzarlo?
Quanti invece specificano l'utilizzo di olio di palma "da coltivazioni responsabili"?
Per districarsi nella selva della comunicazione sui prodotti, bisogna imparare anche a disboscare la informazioni fuorvianti.


La vicinanza, fisica, cronologica, emotiva, è uno dei primi fattori di interesse.
Normalmente non tendiamo a dare attenzione a qualcosa che accade lontano da noi, a persone molto diverse da noi, in un contesto che ci è estraneo. E credo che questo sia uno dei più grandi ostacoli, per i bambini, allo studio della storia.

Se anziché raccontarci di guerre, economia o accordi tra re e imperatori i libri ci raccontassero la vita quotidiana della gente comune di un tempo, forse riusciremmo a sentire improvvisamente tutto più semplice da capire e da interiorizzare.

vita dei bambini nell antica roma

È questa la filosofia alla base di Bambini nell’antichità, la collana di Lapis edizioni nata in collaborazione con il British Museum, per la quale sono già usciti Vita dei bambini nell'antica Grecia e Vita dei bambini nell'antico Egitto.
L'ultimo nato della collana, e il più vicino a noi anche geograficamente, è Vita dei bambini nell'Antica Roma. Usi costumi e stranezze all'ombra del Colosseo.

vita dei bambini nell antica roma

Questa serie si caratterizza in modo molto evidenteme per l'approccio spiccatamente amichevole nei confronti del piccolo lettore, al quale rivolge continue battute, con un linguaggio spesso un po' sopra le righe.
Un tono che potrà far storcere il anso a qualche genitore, ma sicuramente conquisterà i ragazzini, ai quali sembrerà di parlare con un compagno di classe.

I diversi capitoli affrontano numerosi aspetti della vita quotidiana: gli abiti, la casa, la famiglia, l'educazione, per poi, dopo aver coinvolto il lettore facendolo immergere nel contesto, passare ad argomenti più tipicamente storici come gli imperatori o le divinità romane.
 
vita dei bambini nell antica roma

Ogni capitolo inizia con un parallelismo tra la vita quotidiana del ragazzo e quella di un bambino dell'antica Roma. La logica è sempre la stessa: pensi di essere sfortunato? Non sai cosa ti sarebbe capitato se fossi nato allora!

E così Chae Strathie (autore, tradotto da Alessandra Valtieri) e Marisa Morea (illustratrice), evocando ad esempio lo strazio di aspettare che papà e mamma siano pronti per andare in gelateria, introducono le infinite preparazioni degli antichi, che si mettevano sui capelli intrugli orrendi a base di lumache tritate o cacche di piccione.


vita dei bambini nell antica roma

Numerosi i siparietti comici, anche sotto forma di vignetta, che rendono ancora più divertente e leggera la lettura.

Il libro risente a tratti della sua appartenenza alla cultura anglosassone, soprattutto per quanto riguarda il cibo, con riferimenti continui ai frappè (in USA e UK i milkshake sono certamente più popolari che da noi), o addirittura parlando di un pranzetto preparato dalla nonna come di una "schifezza" (nessuna nonna italiana si riconoscerebbe in questo episodio!).

Le illustrazioni supportano le descrizioni a volte chiarendo, a volte esemplifcando, a volte sdrammatizzando. 

vita dei bambini nell antica roma

Un po' eccessiva forse la ricerca della battuta o del gergo giovanile, che è la cifra stilistica più evidente di questa collana.
Però, se non siete turbati all'idea di far leggere a vostro figlio frasi come "hai mai desiderato avere la macchina più figa di tutte?", o ironici suggerimenti come "se rimanevi a corto di cera potevi sempre usare quella piccola riserva che avevi dentro le orecchie", in Vita dei bambini nell'Antica Roma troverete uno splendido supporto per rendere molto più accattivante l'approccio allo studio della storia.


La tavoletta per la scrittura.


Prendendo spunto dal capitolo sull'educazione, ho voluto provare a rendere ancora più concreta l'immersione nella vita dell'antica Roma, costruendo una tavoletta di cera su cui scrivere. 

Sono partita da due cartoncini di uguale dimensione e ho ritagliato uno dei due a forma di cornice, incollandolo sull'altro.

vita dei bambini nell antica roma

Ho poi fuso a bagnomaria alcune candeline e, facendo attenzione a non scottarmi, ho versato la cera all'interno della cornice.

vita dei bambini nell antica roma

Il risultato non è stato molto omogeneo (forse avrei dovuto versare la cera tutta insieme), ma ho comunque creato una superficie su cui fosse possibile scrivere, incidendola con un attrezzo appuntito.

vita dei bambini nell antica roma

Usando il cacciavite come punta, abbiamo creato la scritta.

vita dei bambini nell antica roma

Usando poi il lato piatto, l'abbiamo cancellata raschiando la cera, come gli antichi romani.

vita dei bambini nell antica roma

Un gioco da usare come esperimento educativo o come promemoria, per tutte le volte in cui un bambino si lamenta della penna che scrive male o della gomma che non cancella bene.
O tempora! O mores!


Ci sono, credo, due vie possibili alla divulgazione.
Una passa a volo d'uccello su un tema, esplorandolo da tutti gli aspetti possibili, l'altra è quella che va a fondo di uno specifico argomento in una specifica disciplina.
Sono due approcci in qualche modo complementari: con il primo si prepara il terreno, sollevando l'attenzione e ossigenando la curiosità, perché vi possano attecchire le radici del secondo.

fatti assodati sulle uova

Qui il tema sono "le uova", e naturalmente l'approccio non poteva che essere quello a volo d'uccello (perdonate la battutaccia!)

Fatti assodati sulle uova, della svedese Lena Sjöberg, pubblicato da Camelozampa con traduzione di Samanta K Milton Knowles, mi ha conquistato d'impatto per due motivi, il primo molto futile (il titolo, traduzione ben resa di un identico gioco di parole in lingua originale, mi ha fatto ridere), il secondo più pertinente: lo stile delle illustrazioni, molto grafiche, moderne e vintage al tempo stesso.

fatti assodati sulle uova

Questo libro si dipana come una mappa mentale a partire dall'uovo, inteso come concetto e come parola, per toccare ogni possibile disciplina che possa averci a che fare.

Si mostrano uova diversissime tra loro, per spiegarne le caratteristiche, si passa poi alla fisiologia della gallina e alla dinamica della deposizione e della cova, per poi analizzare la composizione delle varie parti dell'uovo.

fatti assodati sulle uova

Si parla di uccelli, di insetti, di rettili, di uova di dinosauri.

fatti assodati sulle uova

Si parla di uovo nella storia e nella cultura, tra antichi Egizi, uova di Pasqua e uova Fabergé. Si esplorano le uova in cucina, dalle loro caratteristiche come il timbro sul guscio a qualche piccola ricetta.
Si suggerisce qualche piccolo esperimento scientifico, e c'è anche un breve vocabolario di termini legati alle uova, come embrione, oviparo, viviparo, ermafrodita.

E siccome anche l'uomo, in un certo senso, nasce da un uovo, non mancano nemmeno un paio di pagine veloci ma accurate di educazione sessuale.


fatti assodati sulle uova

Il testo è interamente strutturato a box indipendenti uno dall'altro. Ciò consente al lettore di sfogliare il libro anche in modo non lineare, soffermandosi solo su ciò che coglie la sua attenzione, e all'autrice di inserire le nozioni più disparate, comprese quelle in cui "uovo" è poco più di un riferimento linguistico (come "la poltrona a uovo" o le "uova cosmiche").

Non a caso, insomma, questo è il primo libo di una collana che si chiama "sinapsi": sembra nato per accendere collegamenti, suggerire connessioni, cercare oltre.
E anche per gratificare tutti quelli che amano raccontare aneddoti curiosi agli amici ("Lo sai che alcuni pesci covano le uova in bocca?").

Noi, che amiamo mettere mano alle cose, ci siamo cimentati nell'esperimento del guscio d'uovo dissolto.

esperimento guscio uovo

Basta prendere un uovo e ricoprirlo di aceto bianco, in un contenitore.
Subito la superficie del guscio si riempie di bollicine: è una reazione chimica tra l'acido dell'aceto e il carbonato di calcio di cui è composto il guscio, che insieme formano anidride carbonica.

esperimento guscio uovo

Dopo un paio di giorni, il guscio si sarà dissolto (basterà lavare via i pochi residui) e l'uovo avrà consistenza gommosa, tanto da rimbalzare da un'altezza di qualche centimetro.

esperimento guscio uovo

La pellicola è semitrasparente, e illuminando l'uovo con una torcia, si può vedere il tuorlo all'interno.

esperimento guscio uovo

Ricordate solo che, nonostante l'aspetto, l'uovo non è affatto "assodato", ma resta crudo all'interno.
Tenetelo presente prima di utilizzarlo come una palla rimbalzina o... farete una frittata.


Sono libri? Sono giochi? Sono per bambini piccoli o bambini grandi?
È difficile far rientrare in una categoria precisa qualcosa che nasce dalla creatività di Hervé Tullet.

fiori forme tullet

Forme! e Fiori!, pubblicati da Franco Cosimo Panini, benché dotati di un codice isbn, mancano di molti elementi che rendono un libro tale: non hanno una trama, non hanno una linearità, non hanno tecnicamente nemmeno pagine vere e proprie.
Ma non c'è dubbio che abbiano molte cose da raccontare.

Si tratta di due cartonati a fisarmonica, resistenti, colorati, contenuti in spessi cofanetti forati.
Sulla costa del cofanetto, un'icona rappresenta visivamente come "vanno letti", se così si può dire, ovvero aprendo, piegando, sovrapponendo, sperimentando.

fiori forme tullet

Le pagine di Forme! sono texture grafiche forate da fustelle quadrate, rotonde, rettangolari e così via.

fiori forme tullet

Da un lato le superfici sono dipinte a righe monocromatiche o colorate, dall'altro sono riempite con campiture di colori pieni, a volte piatti, altre volte segnati dalle sfumature delle pennellate.

fiori forme tullet

La sovrapposizione delle pagine una sull'altra crea effetti di forma, finestre sempre nuove su ciò che viene sotto, giochi di cucù tra i colori.

Fiori! è invece una carrellata di forme stiizzate che in qualche modo richiamano corolle, anch'esse realizzate con diverse logiche (schizzi, cerchi, righine sottili) e anch'esse forate.
I fori sono però riempiti stavolta da un foglio plastico colorato e trasparente, che lascia intravedere quello che c'è sotto. Si può così appoggiare l'occhio su queste finestre per vedere il mondo a colori, trovare nuove sovrapposizioni tra le corolle e anche formare i colori secondari sovrapponendo più fori colorati e guardando verso la luce.

fiori forme tullet

Entrambi i libri terminano con pagine a specchio, che amplificano il gusto della ricerca aggiungendo nuove possibilità.

fiori forme tullet

Non ci sono "istruzioni d'uso", per Forme! e Fiori!, perché l'approccio di Tullet all'arte passa attraverso il gesto spontaneo, il segno grafico casuale, la sperimentazione.
La sua è un'arte spontanea e in qualche modo pura, in cui l'artista non segue un disegno preciso ma si lascia trasportare e a volte capisce solo a posteriori ciò che ha creato. È proprio l'assenza, o quasi, di figurativismo, ad aprire ai bambini nuove riflessioni.

Nell'ultimo mese, ci siamo divertiti a entrare nel mondo di Tullet (io e i tre piccoli, ognuno a modo suo) seguendo il suo laboratorio online L'Expo Idéale, di cui aveva parlato anche l'editore Panini.
In una serie di video (per vederli cliccate qui e inserite la password Tobo Studio), Tullet invita a creare dei segni, strappare fogli, sovrapporli, bucarli, guardarci attraverso.

È interessante il modo in cui, attraverso la pratica, questa attività educhi i bambini al gusto estetico.
Basta sovrapporre due fogli in un senso o nell'altro per ottenere un effetto molto diverso: bisogna provare e scegliere quale sembra il più riuscito.

expo ideale tullet

Le linee dritte permettono interruzioni e continuità, contrasti e sfumature: quali sono più interessanti?
La superficie stessa dello strappo, quel bordo bianco lasciato dallo spessore della carta, ha una sua dignità nel risultato finale.

expo ideale tullet

E che dire dei ritagli e degli avanzi delle opere precedenti? Anche da qui può nascere quacosa di nuovo.
Tutte queste esplorazioni, queste riflessioni, questi sguardi sul colore e sugli accostamenti sarebbero stati impossibli se avessimo cercato di rappresentare qualcosa, ed è questo il senso di libri come Forme! e Fiori!.

expo ideale tullet

Costruire una piccola "mostra d'arte" in cameretta è stata per noi un'esperienza divertente e intensa.
E anche se le nostre "opere" non finiranno mai battute all'asta da Sotheby's, credo che la prossima volta che entreremo in un museo lo guarderemo con occhi un po' più consapevoli.


 
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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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