Nuvole in scatola
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Al di là di ogni invenzione, di ogni manifestazione, di ogni sorpresa, i gesti d'affetto che più ci coinvolgono, quelli più autentici, restano in fondo quelli che si rifanno in qualche modo ai bisogni primari: nutrire, scaldare.


Lucy e il filo dell'amicizia (Terre di mezzo editore) è un albo che unisce il calore di un gesto d'affetto all'allegria dei disegni e della storia creati dalla texana Vanessa Roeder.

La storia è semplice e un po' surreale. Un giorno Lucy trova un filo rosso e lo tira.


Finché scopre che all'altro capo del filo c'è un orso, al quale ha appena disfatto i pantaloni.


L'orso è arrabbiato, e Lucy prova a usare il filo in modo creativo per farlo ridere un po'. Niente da fare.


Fa allora diversi tentativi, uno più buffo e maldestro dell'altro, per ridargli un vestiario completo.


Alla fine troverà una soluzione sferruzzando un maglione, ma non sarà la soluzione che tutti si aspettano. Ma ciò che conta di più è che sarà riuscita a conquistare l'amicizia dell'orso.

In Lucy e il filo dell'amicizia bastano due colori, il nero e il rosso, per dare vita a un racconto vivace e non banale, che incuriosisce e racconta di come l'amicizia stia anche nel prendere qualcosa dall'altro e saperlo trasformare in un dono.

E poi, come si può resistere a un orso fatto a maglia?


E voi, sapete trasformare un filo in qualcosa da regalare?
Basta un semplice cartoncino per creare

un piccolo telaio fai da te


La forma e la lunghezza del cartoncino dipendono dal tipo di lavoro che volete ottenere: una copertina o un tappeto per le bambole saranno più larghi di un braccialetto, che deve essere stretto e lungo.
Fate dei tagli uniformi sul bordo del cartoncino e fateci passare un filo da un lato all'altro.


Sul retro, il filo dovrà passare da un taglio a quello accanto.


È utile (ma non indispensabile) usare dei bastoncini(come quelli da ceretta o da ghiacciolo) per distanziare il vostro lavoro dal bordo. Distanziate molto se volete ottenere un braccialetto (vi servirà più filo libero da legare, alla fine).
Ecco il telaio pronto con l'ordito:


Ora, con un perforatore, fate un buco al centro di un bastoncino, oppure legatevi semplicemente il filo. Altrimenti, se non avete bastoncini, fissate il filo a una graffetta o a un ago.
Iniziate a creare la vostra trama mandando il filo alternativamente sopra e sotto l'ordito.


Di tanto in tanto, usate il bastoncino per compattare la vostra trama, spingendola verso il bordo.


Quando avete finito, iniziate a togliere l'ordito dalle fessure e legatelo al capo libero della trama, da entrambi i lati (esistono metodi più professionali per fissare la vostra tessitura, ma questo è più semplice per i bambini).


Tagliate gli altri fili sul retro e legateli tra loro a due a due per fissare la trama.

Potete creare facilmente un braccialetto dell'amicizia o una copertina per una bambola.
Sui pantaloni per l'orso bisognerà invece lavorarci un po' di più.


   
In un mondo in cui tutti hanno tutto, qual è la vera ricchezza?


È un Paese all'incontrario quello che Alex Cousseau e Charles Dutertre ci raccontano in Il re senza reame (ed. Sinnos). Tutti i suoi sudditi hanno dei castelli e il re invece non ha niente di niente, quindi sta seduto e aspetta.



A fargli compagnia arriva presto un gatto, che non avendo di meglio da fare inizia ad aspettare con lui.


Il re ha talmente poco che non ha nemmeno un nome. Tutti lo chiamano semplicemente "re".
E nemmeno il gatto ha un nome. Tutti lo chiamano semplicemente "gatto".


Da qui inizia una serie di vicende fatte di incontri con strani personaggi e di piccoli stratagemmi del gatto (un gatto che a un certo punto infilerà un paio di stivali, tanto per rendere più fiabesca la storia).
In questo Paese così assurdo, c'è perfino un pesce che preferisce farsi mangiare dal gatto (parlerà poi dalla sua pancia) che stare con la signora che lo teneva.


Il mondo di Il re senza reame è tutto capovolto, ma le riflessioni che genera sono concrete e reali.
Ricchezza significa possedere tante cose o avere qualcuno con cui condividere il poco che si ha? Si può possedere una persona? E un gatto? Un re è re per il proprio nome o perché governa su qualcosa?

Il re senza reame ha due distinti piani di lettura: la fiaba, con le sue stranezze e le sue vicende, e la metafora, più concettuale, in cui ogni elemento diventa una chiave di lettura della realtà.
La presenza di personaggi chiave delle fiabe classiche, ma decontestualizzati (il cavaliere, il gatto con gli stivali che però non è "quel" gatto con gli stivali) contribuisce a smontare la costruzione che ci si attende da un racconto, con un effetto straniante che accende domande nel lettore.
Sembra una fiaba d'altri tempi, ma le sue suggestioni sono più che mai attuali, o meglio senza tempo.

Le illustrazioni vintage, dai colori piatti e brulicanti di dettagli e strane prospettive come moderni arabeschi, ci aiutano a entrare nella dimensione fiabesca e invitano alla caccia al dettaglio.

Ognuno può essere re, senza un regno.
Possiamo inventarci re noi stessi. Basta una corona, anche di carta (in fondo, per regnare su qualcosa che non c'è, non servono orpelli preziosi).
Potete costruirla con la tecnica dell'origami, a partire da tanti quadrati di carta colorata, di dimensione da 10 a 15 cm circa.
Piegate ogni quadrato in quattro per "segnarne" i quattro quadranti, quindi riapritelo e ripiegate a punta due angoli.


Poi piegate a metà il rettangolo rimasto, in modo che il bordo tocchi le due punte ripiegate.


E ripiegate ancora una volta verso l'alto.
Avete ottenuto un modulo. Ora dovete infilare i moduli uno nell'altro fino a metà, fino a raggiungere la larghezza desiderata. Potete continuare sempre nella stessa direzione o alternare tenendo una punta all'interno e una all'esterno, come ho fatto io.


A questo punto infilate una dentro l'altra le due estremità per chiudere la corona.



Ok, forse non sono molto brava a spiegare le istruzioni degli origami.
Facciamo così: vi metto un video che ho trovato su YouTube e spiega tutto passo passo.


Che ne dite, più semplice ora?
Siete pronti a diventare re e regine? E avete deciso su cosa regnerete?



Qui si regna sul Paese degli Spettinati. Pronti a combattere ogni pettine che osi assalirci.


Qual è la vostra routine prima della nanna?
Da noi dopo cena c'è un cartone, poi ci si mette il pigiama, si va in bagno e si lavano i denti. Un paio di albi al Piccolo D e un paio di capitoli di qualche libro al Piccolo T, poi si spegne la luce (e a quel punto Piccolo D e Piccolo T iniziano a parlare di Pokemon, ma questa è un'altra storia).


Uno dei nostri libri preferiti per la nanna in questi ultimi giorni è Buonanotte signor Panda, di Steve Anthony, edito da Zoolibri, in cui ritroviamo gli irresistibili protagonisti che avevamo amato in Per favore signor Panda (qui la mia recensione).


Anche in questo albo, il signor Panda si confronta con altri animali. Tutti stanno per andare a letto e passano a dargli la buonanotte, mentre il Panda si sta preparando.
Tutti, però, hanno dimenticato qualcosa, e il Panda non manca di ricordarglielo: c'è chi non ha lavato i denti, chi non si è lavato, chi non ha messo il pigiama. Ma nessuno sembra curarsene; nessuno, tranne il lemure, che ad ogni doppia pagina sbuca da qualche parte per far vedere al Panda che lui, a differenza degli altri, ha ricordato tutto.


L'espressione tra l'indifferente e il rassegnato del Panda fa da contrasto con i sorrisi entusiasti del lemure per arricchire una lettura fatta di botta-e-risposta e delle voci diverse di tutti gli animali.

Buonanotte signor Panda sfrutta pienamente la ricchezza della lettura ad alta voce offrendo molteplici possibilità di cambiare timbro vocale ed espressione: è un libro che diverte e si lascia godere, offrendo anche ai bambini l'appiglio rassicurante di una routine a loro familiare, come quella della preparazione per la nanna.

E i vari "buonanotte" ad ognuno degli animali aiutano ad accompagnare i bambini al sonno.


Alla fine sarà proprio il Panda ad aver dimenticato qualcosa, e il lemure glielo ricorderà: non si va mai a dormire senza un abbraccio della buonanotte.


Buonanotte signor Panda è perfetto per la lettura dai 3 anni, proprio nella fase in cui i bambini iniziano ad acquisire indipendenza nelle proprie routine, imparando gradualmente a vestirsi e prepararsi da soli.

Per aiutarli, può essere utile costruire una tabella delle routine del risveglio e pre-nanna, da appendere da qualche parte.
Per una versione base, basterà un cartoncino e un pennarello per disegnare, ma potete anche creare una tabella fatta a finestrelle da chiudere ogni volta che uno dei compiti è stato svolto.


Per chiudere le finestrelle, potete applicare del nastro adesivo magnetico sulla parte principale e  delle graffette alle bande di cartoncino che si aprono (fate prima delle prove di tenuta con diverse graffette. Quelle non rivestite ovviamente tengono di più).
Una buona alternativa, se il cartoncino è resistente, è usare delle striscette di velcro.


E anche se non li inserite nella tabella delle routine, non dimenticatevi mai gli abbracci della buonanotte.


   
Ci sono personaggi che è difficile abbandonare, dopo la lettura di un libro.
Ma per fortuna esistono i sequel. Che, se fatti bene, non allungano semplicemente la storia, ma aggiungono qualche valore in più.


In Cane puzzone va a scuola ritroviamo l'ingenuo, simpatico, irresistibile Cane puzzone (di cui vi avevo parlato qui) di Colas Gutman e Marc Boutavant, Terre di Mezzo editore.
Più che un vero e proprio sequel, si tratta di un'avventura indipendente: non ci sono riferimenti temporali e non c'è una vera e propria successione degli eventi, né un'evoluzione nei personaggi, per cui i due libri possono essere letti anche indipendentemente, se non teniamo conto del fatto che nel primo libro i due protagonisti, Cane Puzzone e Spiaccigatto, vengono presentati e introdotti, mentre qui si va subito al vivo della vicenda.



In questa avventura, Cane Puzzone è stato sorteggiato tra i randagi del quartiere per una giornata di prova alla Real Accademia Canina, e lui è molto contento, perché così imparerà a leggere le etichette delle scatole che trova nei cassonetti e non rischierà più di mangiare cibo avariato.
 

Subito si trova ad avere a che fare con basset hound e barboncini snob, che lo escludono dal proprio gruppo, e nemmeno la maestra lo tratta molto bene, usandolo come materiale di studio per far riconoscere agli altri cani pulci e altri parassiti (viene un po' il dubbio, insomma, che questo "sorteggio" non sia stato fatto proprio a fin di bene).
Per fortuna c'è un labrador dal buon cuore che decide di essergli amico e di proteggerlo.


Anche stavolta, Cane Puzzone subisce parecchio, ma non perde il suo sorriso, un po' perché non capisce cosa gli sta succedendo, un po' grazie al suo inguaribile ottimismo.
La sua ingenuità, ben tratteggiata nei dialoghi, si esprime perfettamente nelle illustrazioni, che lo ritraggono sorridente e con l'aria sempre poco sveglia. 



Cane puzzone va a scuola mescola umorismo e verità, e diventa anche l'occasione per parlare di bullismo, che viene ritratto in vari aspetti, dagli scherni verbali a gesti più forti, come chiudere il labrador in bagno.

Resta solo un alone di dubbio attorno alla figura della maestra: un'ingenua che si fa trascinare dai suoi studenti o una bulla a sua volta?

Anche questa volta, insomma, Cane Puzzone ci fa ridere e ci fa pensare.
E ci aiuta a vivere al vita sorridendo di più.

 
"C’era una volta..."
"Un re!" diranno subito i miei piccoli lettori.
E se lo scriveva Collodi nel 1883, figuratevi quanti re sono passati per le fiabe e i racconti prima e dopo di allora.
Ma quello di cui vi parlo oggi non è il solito re che ci si aspetta da una storia per bambini.


Il gatto e il re e il drago sputafuoco, di Nick Sharratt, della serie Il battello a vapore, ci racconta di un re che deve imparare a vivere da persona qualunque.


Il re ha perso il suo castello a causa di un incendio provocato da un terribile drago.
Con il suo gatto (un gatto speciale, che funge in sostanza da maggiordomo reale) si trasferisce quindi in città, dove trova casa in vicolo al Castello: un nome che gli suonava familiare.


Fuori dal suo castello, il re deve imparare un sacco di cose che a noi sembrano scontate: fare la spesa, lavare i piatti, ma anche semplicemente aspettare l'autobus, che è la cosa che gli riesce più difficile, perché un re non è abituato ad aspettare.
Tutte le cose in cui era bravissimo prima (fare discorsi, tagliare nastri alle inaugurazioni, camminare sul tappeto rosso) non gli servono a molto, ora.

Per fortuna il gatto è molto abile a trovare stratagemmi per vincere la nostalgia della sua vita precedente, costruendo un trono a partire da una poltrona o accompagnandolo sul piano superiore del bus, che al re ricorda il suo balcone, da dove salutava i suoi sudditi.

Pagina dopo pagina, scopriamo anche che la vita "regale" del re si fondava in realtà su un grosso costrutto di finzione: a vestire i panni dei suonatori della banda, dei sudditi che lo salutavano festosi e perfino degli invitati alle sue feste regali erano sempre i suoi dodici fedeli domestici, mentre il gatto coordinava questa messinscena per renderlo felice.


Ne emerge la figura di un re molto ingenuo e infantile, che fa sorridere e riflettere. Non mancano piccoli giochi di parole che rendono la storia più assurda, come la fissazione di comprare, al supermercato, solo cose dal nome regale o prezioso (stranisce un po' che i giochi di parole siano scritti in maiuscolo: sembra quasi si voglia sottolineare lo scherzo, ma probabilmente questa scelta risponde alle esigenze di un pubblico che ha da poco iniziato a leggere e non è abituato a soffermarsi per cogliere l'ironia dei dettagli).



Il gatto e il re e il drago sputafuoco è adatto, per stile e tipologia, alle prime letture "lunghe", dai 7 anni circa. Il formato con copertina rigida e sovracoperta è quello dei libri "da grandi" e la lucidatura dorata richiama in qualche modo il contenuto, con quella vita ricca di finzioni e cose preziose solo all'apparenza.

Alla fine del libro, il re avrà fatto amicizia con i propri vicini e scoperto una vita più vera e concreta, ma nel frattempo ci avrà fatto riflettere in modo leggero e divertente su cosa significhi l'indipendenza, la capacità di cavarsela, sull'importanza di non restare legati alle proprie abitudini, e anche sul fatto che a volte le cose più difficili da imparare non siano quelle concrete e tangibili.
In fondo per molti aspetti ogni bambino è come un piccolo re, abituato ad essere servito e non molto bravo ad essere paziente, e deve abituarsi a crescere e abbandonare queste piccole e grandi comodità.
Con o senza l'intervento di un drago.

E i vostri figli, sono più re o più draghi sputafuoco?
Se volete potenziare le loro... ehm... abilità distruttive, ecco un

fuoco portatile per draghi

(perfetto per completare un travestimento di carnevale)


Bastano un po' di cartoncino giallo e rosso e un anello di cartoncino ricavato da un rotolo di carta igienica.
Ritagliate tante fiamme e incollatele all'interno dell'anello, che poi rivestirete di cartoncino rosso.


Ed ecco le vostre fiamme da drago portatili.


Soffiandoci dentro le lingue di fuoco vibreranno rendendo ancora più temibile il vostro drago di casa.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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