Nuvole in scatola
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Ci sono libri che fanno sorridere, libri che fanno ridere, libri che fanno sbellicare dalle risate.
Quello di cui vi parlo oggi, per noi, appartiene senza ombra di dubbio all'ultima categoria, e trovare un modo per giocarci ha prolungato la storia e il divertimento a lungo, molto oltre la lettura.

Siete pronti a conoscerlo?
Si chiama Abbaia, George, e nel 2011 ha vinto un meritatissimo premio nazionale Nati per Leggere nella sezione Crescere con i libri.

Una delle migliori svolte, nella mia breve carriera di mamma, è stata il passaggio da "Ehi, ora dorme! Devo muovermi a fare i lavori di casa!" a "Ehi, Piccolo T, mi aiuti con i lavori di casa?".
Non che il suo aiuto sia risolutivo, sia chiaro, ma coinvolgerlo nelle faccende domestiche mi permette di intrattenerlo e fare qualcosa di utile al tempo stesso (vi pare poco?).
Fare il casalingo piace abbastanza anche a lui (futura nuora mia, ringraziami!), così, oltre alla versione "life size" delle attività (svuotare la lavatrice, mescolare gli impasti, staccare le foglioline di prezzemolo) cerco, se possibile, di proporgliene alcune anche sotto forma di gioco simbolico.


Aprite il frigorifero. Sì, anche se siete a dieta.
Cosa vedete? Latte, formaggio, carne, affettati (la Nutella no, mi raccomando! Metterla in frigo è un delitto contro l'umanità!).
E se ci fosse anche un mammut?
Lo so, la cosa è piuttosto surreale, per questo amo questa storia.
Ma chissà se l'avrei mai scoperta, se non me ne avesse parlato la mia amica Isabella.
Ah, a proposito: questo progetto è tutto suo, io non ho fatto niente!
Ma mi è piaciuto così tanto che le ho chiesto di poterlo ospitare sul mio blog.

Dunque, iniziamo dal libro: si chiama Un mammut nel frigorifero ed è semplice, agile e divertente. Ma soprattutto, è un inno alla fantasia.
Inizia così: con un bambino che trova un mammut nel suo frigo e chiama il papà. E il papà chiama i pompieri. Ma il mammut scappa su un albero e chi lo prende più.
Già qui la storia avrebbe molti elementi per far impazzire i bimbi (l'animale curioso, la scena buffa del mammut chiuso nel frigo, il "neee-nooo" della sirena dei pompieri), ma è il finale, almeno per me, l'aspetto più bello.
Arriva la notte, e la sorellina del bambino si avvicina all'albero, chiama giù il mammut offrendogli delle carote e se lo porta in camera, raccomandandogli di stare più attento per non farsi beccare.
 
Già, perché la bimba, nella sua cameretta, nasconde lui, ma anche un unicorno, un drago e un grande mostro peloso!
Amici immaginari?
Segreti che solo una bambina può tenere?
In ogni caso, un invito a non smettere mai di sognare e di credere alle favole.
Sì, perché un mammut può entrare in casa da un momento all'altro, se ci credi. Forse non un mammut in carne ed ossa, è vero, ma in carta e peli di spago sì. Ecco come ha fatto l'amica Isabella, con i suoi due bimbi, a ricostruirlo:
Per prima cosa, ha disegnato (ricalcando, vero? O sei così brava a disegnare, Isa?) su un cartoncino il mammut e la sagoma di tanti alimenti diversi da mettere in frigo. Ah, e anche il frigo, naturalmente.

Per creare i ripiani, ha ritagliato da una bustina portadocumenti la plastichina trasparente, e l'ha fissata al frigo con del nastro biadesivo.
Poi ha armato i bimbi di pennarelli perché colorassero frutta, verdura e barattoli vari.
E i peli del mammut? Pezzetti di spago da incollare con la colla vinilica. Un altro ottimo modo di tenere impegnati i bimbi per un po'.
Ecco fatto: un bel frigorifero in cui infilare, una volta ritagliati, tutti gli alimenti appena colorati, e da cui, all'improvviso, far uscire lui: il pauroso, gigantesco, preistorico mammut da appartamento.



E insomma, si è parlato di cucine, si è parlato di pentole, ma alla fine: che se magna?
Dovremo pur vedere cuocere qualcosa dietro quel vetro di pluriball del forno. Dovremo pur mettere a scaldare qualcosa in quelle padelle di cartone. O stiamo qui a morire di fame immaginaria?

Certo che no: quando si fa da mangiare per finta, qui, lo si fa sul serio.
Volete scoprire il gustosissimo menu della premiata cucina del Piccolo Chef T? Eccolo qua.


Il Piccolo T ha iniziato ad amare i libri verso i 18 mesi.
Mi sono sempre chiesta se avrei potuto fare qualcosa prima, e la risposta è sì. Io ci avevo provato, in effetti, solo che sbagliavo libri.

Dopo un corso come lettore volontario di Nati per leggere e la scoperta di blog splendidi, come mammamogliedonna e milkbook, avrei voluto prendere una Delorean, lanciarla fino a 88 miglia orarie e tornare indietro di qualche mese, per potergli proporre qualcuno dei bellissimi libri per bambini che ho imparato a conoscere. Questo è uno di quelli.

Ho scoperto i Quiet Book su Pinterest e ancora non ho capito perché si chiamino così.
Ho due ipotesi in proposito.
La prima è che si chiamino quiet perché sono dei libri-attività che tengono "quiet" i bimbi per un bel po'.
La seconda è che essendo sostanzialmente di tessuto, feltro o panno, non fanno rumore quando giri le pagine.

La mia conclusione è che chi ha inventato il nome sperava nell'ipotesi uno, ma si è dovuto accontentare della due.

Due anni e otto mesi e sì, ancora abbiamo il pannolino.
(Ok, ammetto che in questo caso l'abitudine tutta materna di declinare i verbi al plurale ha risultati un po' inquietanti. Se per caso ve lo state chiedendo: no, io ho tolto il pannolino trentaenonvelodico anni fa.)

Che si fa? Si legge un libro a tema! E magari ci si inventa anche un gioco.

Funzionerà? No che non funzionerà. Ma sarà divertente lo stesso.

Acciaio inox? Ghisa? Terracotta? No, cartone.

Sono le pentole del Piccolo T.
Certo, non sono propriamente antiaderenti, né adatte ai moderni piani a induzione (tantomeno ai fornelli a gas), ma sulla nostra cucinetta di cartone (ve la ricordate?) funzionano alla perfezione.

E i cibi di feltro non attaccano, anche senza l'aggiunta di grassi.




Vi eravate rilassati con il post precedente, eh?
Nessun materiale da preparare, incollare, ritagliare: bastava aprire quattro cassetti e tutto era pronto.
Ma adesso è giunta l'ora di dimenticare le ferie (ahimè) e applicarsi un po' di più.

Ad esempio, con un progetto che riguarda il primo libro che, a distanza di mesi dalla prima lettura, abbiamo dovuto prendere nuovamente in prestito dalla biblioteca perché il piccolo T lo chiedeva a gran voce.

Il libro è Tutti in coda, di Babalibri, e la prima volta che l'ho aperto mi sono detta: e adesso questo come lo leggo?
Sì, perché tre quarti del libro sono fatti così: un elenco di animali, numerati da 50 a 1, in coda uno dietro l'altro. Alcuni dicono qualcosa, altri no. Alcuni interagiscono tra loro, altri no. Alcuni (quasi tutti) sono animali comuni, altri no (che caspiterina è un vombato?).
Ah, e poi c'è un uccellino che fa da guida e tiene d'occhio tutti quanti.


Insomma: come fare? Leggere il nome di tutti gli animali? Nominare solo quelli che parlano? Cercare di dare un senso alle espressioni di quelli che stanno zitti?
Non lo nego: sul momento, dentro di me, non ho avuto parole gentili per Ohmura Tomoko, l'autore.  Ma tutti me ne avevano parlato bene, e il Piccolo T sembrava entusiasta, così ho continuato, un po' curiosa, in fondo, di scoprire cosa facevano gli animali in coda.

SPOILER ALERT - Gli animali, alla fine, salgono a dorso di una balena, che per loro è una specie di parco giochi vivente. Fa una grande capriola, si immerge sott'acqua e poi – SPLASH! – li fa volare con il suo gigantesco spruzzo.


E devo ammettere che, dopo la prima lettura, mi sono dovuta ricredere. Nonostante le premesse, Tutti in coda è uno dei nostri libri preferiti.
A ogni lettura si scopre un nuovo particolare, ogni volta il Piccolo T si concentra su un animale diverso e quando arriviamo alla balena, ci sembra di salire a bordo e divertirci con tutti gli altri.
E ogni volta, naturalmente, sorgono nuove domande.
A volte non so rispondere ("Mamma, cos'è un vombato?"), altre volte ci provo. Ed ecco come ho provato a spiegare

il grande spruzzo della balena.

Per questo gioco, ho ripreso in mano la mia fidata (ricordate?) sega a traforo. E poi del compensato, della vernice colorata, uno stuzzicadenti da spiedino e della carta.


  1. Per prima cosa, si disegna la balena su un foglio, per poi ricalcarla sul compensato. Non sapete disegnare una balena? E che problema c'è? Ho preparato un pdf scaricabile con la mia.
  2. Ritagliate il compensato. Servono due sagome della balena e due delle sue pinne.
  3. Questo è più difficile (bisogna trovarelo strumento adatto: io ho usato il Dremel 4000, un multiutensile che permette anche di incidere il legno): bisogna scavare, all'altezza dello spruzzo, un piccolo canaletto dove passerà lo stuzzicadenti.
  4. Il canaletto deve essere inciso sulle due sagome in modo da coincidere una volta incollate.
  1. Solo dopo aver incollato le due sagome della balena (altrimenti rischiate che il taglio non coincida) potete ritagliare anche la bocca e levigare i bordi.
  2. Incollate le pinne (io le ho colorate di blu) facendo in modo che la loro base coincida con quella della balena. In questo modo starà in piedi più stabilmente. Aggiungete anche due puntini di colore per gli occhi.
  3. Arriva la parte più facile: fare tanti bei taglietti su una striscia di carta e incollatela attorno al vostro bastoncino
  4. per ottenere lo spruzzo.

Ed ecco qua: spingendo su e giù il bastoncino, vedrete "il grande spruzzo" uscire dal suo dorso.
(Inutile che ve lo dica: essendo di carta, lo srpuzzo durerà sì e no un paio di giorni.  Per fortuna, però, è la parte più semplice da rifare. E la balena è molto carina anche senza.)




Non so se ci avete fatto caso (se ne è parlato poco, in effetti), ma quest'estate non è stata propriamente delle migliori, meteorologicamente parlando.
Se siete mamme, il problema principale non sarà stata la mancata tintarella, o la mancata passeggiata in montagna, o il mancato mojito al tavolino all'aperto (be', quello un po' sì!), ma: "come caspita lo intrattengo mio figlio per l'ennesimo week end chiuso in casa?".

Sì, perché a un certo punto finiscono i giochi e anche i libri e inizia la crisi. E a questo punto che si fa? Si aprono dispense e cassetti.


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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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