Nuvole in scatola
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Vi siete mai innamorati di un libro guardando solo la copertina?
Avete mai deciso che senza dubbio quel libro vi avrebbe fatto impazzire? Con i romanzi basta una scelta un po' furba da parte dell'editore e si possono prendere delle belle cantonate.
Con gli albi illustrati è più semplice: la copertina, in fondo, esprime lo stile della metà visiva del libro, ed è già un buon indice della sua qualità.


Con Orsetto il terribile (edizioni Il Castoro) per me è stato così: amore a prima vista.
Ho trovato irresistibile quel muso candido e sorridente che abbassa immediatamente le difese, e il contrasto tra questa immagine, con il vezzeggiativo "orsetto", e l'aggettivo "terribile".

Mi ha fatto venire in mente il Piccolo D, con i suoi delicati soprannomi casalinghi che vanno da "Attila" a "Distruttore", ma che ci scioglie di tenerezza con ogni gesto che fa.

Alla lettura, Orsetto il terribile non ha deluso le mie aspettative, rivelando anche un risvolto inaspettato.
L'inizio è ironico, divertente e curioso come promette la copertina. Il testo avanza con piccoli ossimori (l'orsetto è "atroce e abominevole", ma è anche "alto tre mele") che rendono il personaggio buffo agli occhi di chi legge, soprattutto quando guarda dritto negli occhi il lettore cercando di fare il gradasso.


Orsetto il Terribile si rivela un vero e proprio bulletto, che infastidisce tutti gli animali del bosco con piccole cattiverie gratuite: spinge in acqua le rane, si pulisce i denti con la piuma strappata dal didietro di un fagiano.
L'ironia leggera iniziale, seppur ancora presente nelle parole dei protagonisti, lascia il posto a una sensazione sgradevole: questo Orsetto è proprio maleducato!

Solo quando arriva la notte, si intuisce dal suo sguardo, pur se il testo non lo dice, un senso di solitudine. Ma al mattino, eccolo pronto a nuovi dispetti e nuovi gesti maligni, finché...

Finché il libro non cambia tono ancora una volta, trasformandosi da ironico a inaspettatamente dolce e tenero (ma in fondo, non era forse tenera fin dall'inizio, la faccia buffa del Terribile Orsetto?).
Orsetto incontra un'orsa, che finalmente gli dà quel che si merita: un bacio.


Un bacio che, come accade in molte favole, cambia il senso a tutto.
Anche al libro stesso, che inizia come un albo divertente e un po' irriverente per finire con una lezione dolce e piena di buoni sentimenti: a volte un bullo è solo un bambino a cui serve un po' d'amore.

E diamoglielo, allora: facciamo diventare Orsetto un gioco in cui i baci vincono il bullismo.
Basta prendere l'immagine di copertina (ma anche un altro orso qualsiasi andrà benissimo) e piazzarla su un foglio, e poi stampare e ritagliare tanti "bacini" di carta.

Il gioco ha divertito anche il Piccolo T da solo, ma è perfetto per una festa, magari dopo la lettura ad alta voce del libro.
Si tratta di una semplice variante del classico "attacca la coda all'asino": bendato, il bambino deve riuscire ad attaccare il bacio (a cui è stato applicato del nastro adesivo) sull'Orsetto.

Un po' più a sinistra, un po' più in alto...


Uhm, mi sa che il nostro Orsetto farà il bullo ancora per un po'.


Questo è l'occhio bello, questo è suo fratello, questa è la chiesina e poi come continuava?
Clo clo, clo clo cavallo, la mamma che fa, che non mi ricordo?
Se la mia infanzia è stata allietata dalle filastrocche cantate da mia madre e dai nonni, la mia età adulta è caratterizzata dal totale oblio delle stesse. Tanto sono impressi nella memoria quei momenti, quanto sono scomparsi testi e musica che li accompagnavano.

Però la musica è importante, per i bambini. Il ritmo, il suono delle parole e la melodia sono per loro gioco e sperimentazione linguistica.
E se per i primi mesi può bastare qualsiasi canzone passi per la testa alla mamma, compreso "Nel boschetto della mia fantasia" di Elio, poi, quando le capacità di comprensione nella parola iniziano a svilupparsi, forse cantare le gesta de "l'orsetto ricchione" non è più molto indicato.

Ci vorrebbe qualcosa che...

Qualcosa come Papparappa, edizioni Sinnos.
Nato dal collettivo QB (quanto basta), formato da quattro musicisti e una pedagogista, Papparappa è una raccolta di quindici filastrocche in musica, da leggere e ascoltare nel cd allegato, che cantano i momenti della vita di ogni bimbo.
Dalla nanna al bagnetto, dalle puzzette alla pappa, dai giochi ai primi passi e alla pipì nel vasino, ogni tappa di crescita diventa ritmo e musica, e non a caso questo titolo è stato selezionato sia da Nati per leggere, sia da Nati per la musica.

Ci si può approcciare a questo libro così: una filastrocca alla volta, scegliendo "Primi passi" quando il bimbo impara a camminare e "Non bodi più" quando ha finalmente tolto il pannolino, e giocando nel frattempo con "Solletico" o "Cloppite", ripetendo i gesti descritti dal testo mentre si canta.

Anche se le illustrazioni di Gloria Francella, vivaci, allegre e irresistibili, accompagnano così bene i brani, interpretandone il tono, Papparappa è un libro che dimostra la sua utilità quanto più lo si accantona: con il tempo, le filastrocche verranno interiorizzate e imparate a memoria, e non serviranno più il supporto delle pagine o quello del cd.

A mano a mano che si ascolta e si impara, ogni pezzo prende vita propria, arricchendosi di gesti e coreografie "casalinghe" e familiari, che nasceranno spontanee dal canto condiviso e che descriveranno meglio di qualsiasi altro supporto lo spirito da cui nasce questo progetto.



Così è stato per noi, che abbiamo subito interiorizzato la divertente "Biriballo", iniziando a cantarla ad alta voce un po' ovunque (e sorprendentemente, il Piccolo T – cinque anni e mezzo – ne è stato contagiato subito, dimostrando che per divertirsi con le filastrocche in musica non si è mai troppo grandi):
Mira tira palla
casca giù birillo.

Anche se non eravamo in spiaggia e di birilli, in quel momento, non ne avevamo.












Ma il bello è anche questo: se non abbiamo un gioco, possiamo inventarcelo.
E il bowling è uno dei giochi più semplici e ricchi di possibilità. In quanti modi avete giocato a bowling a casa vostra?
Per noi ci sono stati:
  • il bowling con le bottiglie di plastica
  • il bowling "umano" con la palla che doveva colpire mamma e papà
  • il lego-bowling con i birilli di mattoncini (più basso il birillo, più punti si prendono)
  • il golf-bowling, con la palla tirata con un bastone. 








Uno dei nostri preferiti è il bowling con pennarelli al posto dei birilli e macchinina al posto della palla (se poi si gioca con una macchinina a molla, è ancora più divertente).


Così, mentre si cambia il gioco del bowling, ci si puà divertire anche a cambiare una canzone:
Mira tira macchina
casca pennarello...


Forse anche voi, alle prese con un bimbo piccolo, avete pensato almeno una volta "dov'è il libretto di istruzioni?".
Diventare genitori non è semplice, ma diventare bambini deve essere ancora più complicato, con tutte queste cose da imparare per la prima volta: ciucciare, dormire (su questo i miei figli ancora ci stanno lavorando), masticare, stare seduti, gattonare, camminare, parlare e – come se non bastasse – fare pipì in un vasino.


Ah, se ci fosse un libretto di istruzioni almeno per questo!
Ehi, aspettate: ma c'è! È Corso di pipì per principianti, edizioni Il Castoro.

Passo passo, le sue pagine spiegano esattamente cosa si deve fare quando provi quella "strana sensazione", e lo fanno in modo leggero e divertente, grazie alla matita briosa di Mo Willems (se ancora non conoscete la sua serie di libri con Reginald e Tina, provvedete subito!).

Il tono è semplice e divertente. Le scritte sono inserite in cartelli, striscioni e bandierine, sostenute da tantissimi topolini che sembrano fare il tifo per i bambini e la loro missione.

 
Le "istruzioni" sembrano banali, quasi scontate, ma nascondono al loro interno dei messaggi rassicuranti che colgono nel segno.
Dopo aver tirato l'acqua ed essersi lavato le mani, il bimbo può infatti uscire dal bagno:
"ogni cosa è ancora al posto di prima."
Anche i giochi, che i bimbi hanno sempre paura di abbandonare (finendo spesso per farsela addosso).

Corso di pipì per principianti dà allo "spannolinamento" una dimensione allegra e giocosa, che sarebbe bello riuscire a realizzare davvero.

Nell'impossibilità di trovare una "curva nord" di topolini tifosi, forse possono bastare alcuni cartelli disseminati per casa, nei posti più strani, con scritte semplici o  – meglio ancora – con piccoli disegni (dato che in genere, quando toglie il pannolino, il bimbo non sa leggere). Ad esempio, potete ricalcare dal libro il disegno del water.

In questo modo, create un percorso fatto di indicazioni da attaccare nei posti più strani, che conducono proprio lì: al vasino, o al wc.


E quando la "missione pipì" sarà conclusa, preparate trombette, palloncini e bandierine: sarà una festa.
Soprattutto per voi.



Le ferie si avvicinano? Avete fatto le valigie?
Controllato se c'è tutto? Mutande, costumi, scarpe da trekking, cracker per gli attacchi improvvisi di "mamma, ho fame", una maxi scorta di salviette umidificate. E i libri?
Già, quali libri portare in vacanza? Ho raccolto qualche consiglio, tra viaggi, mare, calura, voglia di fresco e di relax.



Per chi non si accontenta del solito castello di sabbia:
Giochi da spiaggia
Sessantotto attività da fare in spiaggia, che sia di sassi, di sabbia o di rocce. Giochi, osservazioni, attività di ogni genere, in pieno stile creativo-esplorativo.
Dai 5 anni (lettura condivisa) o dai 7 anni (lettura autonoma) Ne avevo parlato qui.


Per chi ama viaggiare:
Mappe
Un affascinante viaggio attraverso 67 mappe illustrate di Paesi di tutto il mondo, tra usi, costumi, cibi, monumenti, fauna, manifestazioni folcloristiche e curiosità di ogni genere, tutte da scoprire.
E voi scopritene di più qui. (Dai 6 anni).


Per chi si sente accaldato:
Ho caldo!
Vi sentite accaldati? Provate a leggere la storia di questi simpatici animali, che cercano uno spazio  ombra, ma trovano solo l'ombra di animali più grandi. Parole semplici e struttura ricorsiva lo rendono adatto dai 2 anni. Finale rinfrescante. Ne avevo parlato qui.


Per chi cerca refrigerio (e per chi ha paura di nuotare):
Mario il pinguino temerario
Se invece di caldo non volete nemeno sentirne parlare, fatevi un giro tra i ghiacci insieme a questo buffo personaggio che non vuole ammettere la sua paura dell'acqua e inventa marchingegni strampalati pur di non affrontarla. Dai 4 anni. Ne ho parlato qui.


Per chi vuole passare il tempo:
La casa degli oggetti scomparsi
Fermi in coda sull'Autostrada del Sole? Bloccati al gate? In attesa al ristorante? Coinvolgete i vostri bimbi in un gioco di "cerca e trova" in questo libro dalle illustrazioni ricchissime dal gusto vintage.
 Dai 4 anni. Ne ho appena parlato qui.

Buone vacanze!
(io me ne resto in ufficio ancora un po')

       
Come stanno i vostri bimbi quanto a pazienza?
Qui –  ehm – be', diciamo che hanno altre doti, ecco. E così le attese al ristorante, o per prendere un mezzo, sono sempre un'infinita tortura di "quanto manca?".
Il classico foglio con i colori funziona una volta su due, più spesso servirebbe qualcosa di nuovo, di insolito, di curioso.

Qualcosa come La casa degli oggetti scomparsi, di Terre di mezzo Editore.

La casa degli oggetti scomparsi è un libro gioco, ma non è soltanto questo.
Se vi state immaginando uno di quei giornaletti con qualcosa da risolvere in ogni pagina, insomma, avete sbagliato strada.
Qui il gioco si fonde con la storia, e la qualità delle illustrazioni rende questo albo degno di mille riletture, anche dopo aver risolto i misteri di ogni pagina.
È lo strumento ideale per i momenti in cui serve qualcosa di ludico ma non si vuole rinunciare ad educare all'arte, al bello, al valore di un'opera che esce dallo standard commerciale.

La storia che accompagna il gioco è molto semplice: un nonno vuole portare i nipotini al parco, ma prima di uscire deve trovare i suoi calzetti, le scarpe, gli occhiali e le altre cose che ha perso nell'affollata confusione della sua casa.
Al piccolo lettore è richiesto quindi di aiutarlo, esplorando ricchissime illustrazioni a tutta pagina alla ricerca dell'oggetto perduto. Il gioco e la storia procedono, non senza qualche sorpresa, finché tutti gli oggetti sono stati ritrovati.


Ogni doppia pagina corrisponde a una stanza della casa. 
Le splendide immagini dal gusto rétro dell'illustratore irlandese B. B. Cronin sembrano stampe monocromatiche (o bicromatiche in alcuni casi) nelle quali immergersi per ritrovare non solo ciò che il libro chiede, ma anche mille altre storie nascoste, i segreti, le abitudini e lo stile di vita di questo nonno un po' sbadato.

Terminato il gioco che ha lanciato, quindi, il libro non esaurisce il suo scopo, ma si lascia giocare ancora.
Si può fare a gara a chi trova più oggetti che iniziano con una certa lettera, ci si può inventare una storia su come alcuni oggetti siano finiti dove sono, si possono insomma sfruttare fino in fondo gli infiniti dettagli di ogni pagina, gustandosi totalmente ogni singola illustrazione.

È un modo affascinante per riempire momenti di attesa, ma anche per allenare l'attenzione e la pazienza, qualità che spesso non spiccano nei bambini di oggi.

E se l'esplorazione ha appassionato i vostri bimbi, portatela anche fuori dal libro, costruendo una semplice

bottiglia cerca e trova


Sarà anche un simpatico modo per riciclare sorpresine degli ovetti e altri piccoli oggetti che non avevate il coraggio di buttare, ma che erano lì inutilizzati da un bel po'.
Raccattate quindi tanti oggetti piccoli piccoli: graffette, campanellini, sassolini, conchiglie, sorpresine – per l'appunto – e tutto quello che vi viene in mente.

Mettete tutti gli oggetti su un piano e fotografateli (la foto vi servirà da "sommario" di tutto il contenuto della bottiglia).
Poi prendete una bottiglietta di plastica e del riso.


Riempite la bottiglia con il riso e gli oggetti, lasciando un po' di spazio per permettere al contenuto di muoversi all'interno del contenitore.
Per sicurezza, sigillate con colla a caldo il tappo (oppure preparatevi ad usare l'aspirapolvere, e non lo dico a caso).

Ora, sfidatevi a trovare, girando la bottiglia tra le mani, gli oggetti in foto.

Potete creare due bottiglie con gli stessi oggetti e fare una gara a chi li trova più velocemente. Potete sfidarvi a turno a cercare l'oggetto chiesto dall'altro. Potete fare degli indovinelli e chiedere al bambino di trovare l'oggetto che corrisponde alla risposta.

Soprattutto, potete lasciare a vostro figlio le redini del gioco: probabilmente troverà regole che voi non avreste mai immaginato.


L'ho detto tante volte: un libro è come un viaggio.
Ma sapete anche cos'è come un viaggio? Un viaggio.
Ecco, dovete sapere che oltre a quella per le graminacee, ho anche una terribile allergia allo stare per troppo tempo ferma nello stesso posto. Il Piccolo T si è preso sei aerei (più ritorno) nei suoi primi due anni di vita (dovevo approfittare: sotto i due anni volano gratis), oltre a tram, bus, treni, barche e auto a noleggio.

Trovare il modo di fare appassionare i miei bimbi ai viaggi, nonostante le tappe in posti spesso poco interessanti per un bambino e gli alberghi che offrono Peppa Pig soltanto in lingue sconosciute, è quindi per me di vitale importanza.
Come fare?
Non so se esista una ricetta comune. La mia consiste nel creare aspettativa, coinvolgerlo, raccontargli prima cosa può aspettarsi di vedere, farlo sentire importante con qualche piccola scelta (anche semplicemente lasciare che per un po' sia lui a decidere in che via girare, in città), trattarlo insomma come un piccolo esploratore. E magari pensare a qualche piccola tappa del viaggio dedicata a lui.


A rendere più facile questo compito, un anno e mezzo fa è arrivato a casa nostra Mappe. Un atlante per viaggiare tra terra, mari e culture del mondo (lo vedete in foto nell'edizione vecchia: quella attuale, ampliata, ha la copertina arancione-ocra).
È incredibile come a volte Babbo Natale azzecchi il regalo non solo per il bambino, ma anche per la sua mamma, vero?

Mappe è un atlante illustrato, o meglio: una collezione di 67 mappe illustrate su cui viaggiare con l'immaginazione.
Ha tutto il fascino dei libri di grande formato, quelli nei quali si "entra", sfogliandoli, come se ci portassero in una nuova dimensione, o se ci volessero svelare i loro segreti.



Ogni mappa, attraverso le illustrazioni dal gusto vintage di Aleksandra e Daniel Mizielinscy, ci accompagna tra usi, costumi, luoghi e particolarità di uno stato. Nessun testo, soltanto piccole didascalie che accompagnano il disegno di un cibo tipico, del monte più alto, di un monumento celebre, di una manifestazione folcloristica o di un animale della fauna locale.
Ci sono personaggi famosi, simboli, luoghi naturali e frammenti di storia.

Più che di geografia, qui si parla di magia, di quelle cose indescrivibili che rendono un posto diverso da ogni altro. Una magia che non si ferma ai bambini, ma ha effetti anche su qualsiasi adulto che ami viaggiare (sì, io e mio marito abbiamo sfogliato il libro almeno quanto il Piccolo T).





E poi, certo, non mancano pagine come quelle delle bandiere del mondo, da scoprire e imparare a memoria.
Ma pur avendo, non a caso, vinto il Premio Andersen 2013 come miglior libro di divulgazione, Mappe non è un libro che dà risposte: la sua vocazione è piuttosto quella di stimolare curiosità, infondere la voglia di scoprire le storie dietro a ogni immagine, e magari di fare subito le valigie e partire per esplorare quei luoghi dal vivo.


E allora? Si parte?

Sì, ma da veri esploratori, quindi non può mancare un

diario di viaggio


Prima del nostro viaggio in Andalusia, qualche mese fa, ho comprato per il Piccolo T un semplicissimo portalistini (quei quaderni con le buste trasparenti nelle quali infilare i fogli A4) e l'ho riempito con varie schede da guardare e compilare.

Ho stampato una semplice mappa dell'Europa con il tratteggio delle rotte dei nostri voli, da seguire col dito o ricalcare col pennarello. E siccome dopo il volo avremmo noleggiato una macchina, avevo anche preparato con Google Maps una mappa del nostro itinerario "on the road", così avrebbe potuto seguire i nostri spostamenti giorno dopo giorno.

Ho poi fotografato la pagina di Mappe sulla Spagna, perché potesse guardare le curiosità della zona dove eravamo diretti e magari fare una piccola "caccia al tesoro" per scoprire quante cose tra quelle disegnate riusciva a vedere dal vivo.

Per ogni giorno di viaggio, poi, ho preparato delle schede da completare con la data, il nome della località visitata e i vari dettagli della giornata, lasciando degli spazi per disegnare o scrivere cosa lo aveva colpito di più.


Il diario di viaggio è stato uno strumento fantastico per coinvolgerlo e renderlo entusiasta del nostro viaggio, e soprattutto per impegnare i tanti momenti di attesa, dall'aereo al ristorante, alle file fuori da alcuni luoghi da visitare.


 Certo, riguardandolo non sarà semplice ricordarsi cosa abbiamo mangiato, ma d'altra parte provateci voi, a disegnare una paella!

PS: vi piace il nostro diario di viaggio? E vi piace Nuvole in Scatola?
Allora iscrivetevi alla mia newsletter. Così, ogni mese potrete ricevere un riassunto delle recensioni e dei post sul mio blog, e il pdf stampabile del diario di viaggio è in regalo per voi.


   

Per ognuno, ci sono cose che non si discutono.
Per me, ad esempio, ci sono Friends tra le serie tv, Mordecai Richler tra i romanzieri, la tartare tra le cose da mangiare, mentre tra gli autori di albi illustrati, oh, be', lì c'è proprio l'imbarazzo della scelta, tra Michaël Escoffier, Matthieu Maudet, Oliver Jeffers. E Mario Ramos, naturalmente.
Ve li ricordate i suoi lupi? Ve ne avevo parlato in un post poco tempo fa.


Nel frattempo, però, di lupo ne è uscito un altro, sempre edito da Babalibri: Il mio palloncino.
Il protagonista, a dire il vero, stavolta non è lui: è Cappuccetto Rosso, anzi, un palloncino rosso. Lo vediamo avanzare da una pagina all'altra, indice della passeggiata della bimba, che invece non si vede quasi mai.
È come se l'intera storia fosse raccontata da una macchina da presa con l'inquadratura troppo alta, quasi per sottolineare quanto sia piccola e indifesa questa bambina.

Cappuccetto Rosso avanza nel bosco cantando, e di tanto in tanto fa degli incontri curiosi e inaspettati. La voce narrante li anticipa con delle domande un po' nonsense, mentre il lettore si aspetta da un momento all'altro di incontrare lui, il lupo:

E quella cos'è?
Una farfalla?
Una cattedrale?
La torre Eiffel?
I personaggi? Be', quelli sono ancora più nonsense delle domande: un leone che corre, una giraffa in incognito, perfino un'autocitazione da un altro libro di Ramos.
Così tra canzoncina, animali curiosi e strani indovinelli, l'attenzione dei bambini resta alta e il tasso di umorismo ancora di più.


Vi state chiedendo quando arriva il lupo? Alla fine, naturalmente,
E se il palloncino farà una brutta fine sotto i suoi denti, anche il lupo, come da tradizione nelle storie di Ramos, finirà sbeffeggiato.
Il mio palloncino è un libro divertente, a tratti assurdo. Un libro che non va letto, ma cantato, mimato e recitato.

E magari drammatizzato anche un po', mettendosi nei panni dei due protagonisti.
A proposito: la sapete costruire una maschera da lupo facile facile?

Basta una scatola da scarpe, del cartoncino nero e poco più.
(Non avete una scatola da scarpe che vi avanza? Correte a comprarvene un paio nuovo, subito! Non è per voi, è per il lupo.)

Ricoprite accuratamente tutta la parte esterna della scatola con il cartoncino nero.
Poi ritagliate i dettagli da incollare: denti, occhi e orecchie.

Componete la maschera incollando occhi, denti e orecchie e un tappo nero che funga da naso.

Ora non resta che infilarla sulla testa, e magari giocare a rincorrere un altro bambino, con un palloncino rosso in mano.
A proposito, se vi state chiedendo perché il palloncino della prima foto sia blu, ecco: in realtà lo avevo preparato, un palloncino rosso, l'ultimo della confezione. Ma che siano veri o di cartoncino appuntito, dei denti di lupo non c'è mai da fidarsi.
BUM!



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Eccomi

Copywriter e anche un po' account, co-autrice di fumetti, dilettante (ma appassionata) del fai da te, navigatrice compulsiva, divoratrice di libri e di serie TV. Divido la casa con un marito, tre figli e parecchi gatti di polvere.

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