Qual è la prima cosa che diciamo a un amico o un'amica in attesa del primo figlio?
Spesso il primo pensiero va alle notti insonni, alla nostalgia delle serate al cinema, alla mancanza di privacy in bagno, alla difficoltà di trovare il tempo per farsi anche solo una doccia.
È un peccato che non si racconti invece di come i figli ci diano nuovi occhi per vedere noi stessi e le cose attorno a noi, ci portino nuove domande (e anche alcune risposte), ci spingano a essere migliori per diventare esempio e per costruire loro un pezzetto di mondo migliore di quello che abbiamo trovato.
Lo fa Silvia Vecchini in Ogni volta, una poesia resa albo con le illustrazioni di Daniela Tieni, per edizioni Lapis.
Ogni volta che ti guardo
sei tu che mi apri gli occhi.
In questo incipit è racchiuso il senso di tutto il libro: quel nuovo sguardo di genitore, filtrato dagli occhi nuovi di un bimbo.
L'albo procede con la potente anafora raccontata dal titolo, Ogni volta. Racconta come gesti quotidiani (giocare, fare il bagno, abbracciare, uscire di casa) cambino senso, con un figlio, perché trasfigurano l'intera essenza del genitore, come piccole epifanie quotidiane.
Le immagini, dolci e intense, procedono sempre nella stessa direzione: partono da un mondo reale, quotidiano, quello descritto dalla routine tra genitore e figlio, e poi nella pagina successiva ci trasportano fuori, verso un mondo altro, dove le regole sono sovvertite e ogni elemento assume connotazioni oniriche, di favola e sogno.
Ogni volta è il messaggio più importante da dare a un neogenitore: una nascita è solo l'inizio di un'avventura straordinaria, che ti porterà in posti di te che non pensavi di conoscere.