Prendi una manciata di animali, aggiungici una delle professioni più affascinanti per i bambini, mescola il tutto con il genio di due autori eccezionali e una casa editrice che non sbaglia un colpo.
Il risultato è
Buongiorno dottore, un libro divertente, sorprendente, adatto anche ai piccoli, che ci ha fatto venire voglia di infilarci anche noi nei panni del medico (anche se su questo punto, ammetto che la loro parte l'hanno fatta anche le millemila visite dalla pediatra di quest'inverno – grazie mille, scuola materna!).
Se siete mamme, la situazione la conoscete bene: pomeriggio di pioggia (sostituire a piacere la parola "pioggia" con "influenza", "varicella","qualsiasicosavitengachiusiincasa"), noia, rifiuto sistematico di tutti i giochi che avete in casa, ricerca disperata di qualcosa da fare che non sia piazzare il bambino davanti a Masha e Orso o, in alternativa, fuggire in Russia con la scusa di andare a cercare Masha e Orso, lasciando il bambino sul divano.
Si sa: la disperazione è sempre la fonte di ispirazione più efficace. E lo è stata anche nel caso di questo gioco.
Lo sapete riconoscere un elefante solo toccandolo?
Detto così sembra facile, ma se siete al buio, di notte, e potete toccare solo una piccola parte di questo elefante, siete sicuri di saperlo fare?
È quello che succede ai protagonisti di questo splendido libro, che parla di animali, paure e sensazioni.
Ed è quello che ho voluto provare a fare col piccolo T, con un gioco semplice semplice fatto tutto di tatto (e scusate le T).
La prova più difficile per una mamma non è il parto.
Non è nemmeno lo svezzamento.
Non è nemmeno il ritorno al lavoro, o l'inserimento all'asilo.
No, per una mamma (o almeno per me) la prova più difficile di tutte è stato lui: lo "spannolinamento".
Iniziato a due anni e mezzo, interrotto dopo tre o quattro mesi per palese insufficienza di motivazioni da parte del Piccolo T, ripreso a tre anni passati senza troppa fiducia nel risultato, lo "spannolinamento" mi ha insegnato una piccola grande verità : non esistono metodi efficaci da applicare, se non aspettare che il bambino lo voglia fare.
Ci sono libri istruttivi, libri con la morale, libri che commuovono, libri che (così dicono) aiutano a risolvere piccoli problemi quotidiani come il vasino e la paura del buio, libri che permettono di affrontare con i figli argomenti difficili.
Ma se mi chiedete quali sono i libri che io e il Piccolo T amiamo di più, quelli che leggiamo più volentieri, quelli più "consumati" dall'uso, be', non c'è dubbio: sono quelli che ci fanno ridere.
E in questi anni ne abbiamo trovati di eccezionali. Ve ne presento tre, tra i nostri preferiti di sempre.
"Mamma, oggi vado all'asilo o è vacanza?"
"Tesoro, sono le quattro, questa era la nanna del pomeriggio"
Non so da voi, ma qui la confusione tra giorni e ore del giorno regna sovrana.
Figuriamoci se alla doppia nanna si aggiungono la fortuna e il privilegio di avere ben due paia di nonni amorevoli a disposizione per coprire il tempo che passa tra la fine della scuola materna (troppo presto) e l'arrivo di mamma o papà da lavoro (troppo tardi).
Chiamate i giudici del Guinness World Record, o perlomeno quelli del Guinness (my) Home Record: stavolta abbiamo battuto ogni primato di "Me lo rileggi, mamma?".
Ho portato a casa questo libro di venerdì, ed entro la fine del week end lo avevamo già letto una trentina di volte, tra cui un paio in macchina, perché l'unico modo per convincere il Piccolo T a uscire era promettergli che glielo avrei letto in viaggio.
Per fortuna
Ti mangio! di John Fardell (Il Castoro), è divertente da leggere anche per mamma e papà . Anche trenta volte in un week end.