Questa volta niente feltro, pannolenci, spugne e cartoncino: vi parlo di cibo vero.
Lo so che dalla foto non si direbbe, ma giuro che è così: tutto quello che vedete sul piatto è commestibile, nonostante il colore, in effetti, sia un tantino inquietante.
Il libro no: quello non si mangia, ma scommetto che divorerete anche lui – in senso figurato, si intende.
Indovinello di inizio anno (a proposito: buon 2015 a tutti!): come fanno un leone, un pulcino e un maiale a stare dentro ad un baule?
Due davanti e due di dietro.
Ah, no, scusate, quelli erano gli elefanti.
Nel baule, invece, li abbiamo infilati sotto forma di maschera. È stato il nostro regalo per i due anni del piccolo T, un anno fa.
Uno scrigno magico da aprire per potersi trasformare in qualcos'altro, come solo i bambini sanno fare.
Manca pochissimo: è quasi Natale.
Voi siete pronti? Starete a casa? Andrete in vacanza? Avete riempito i frigoriferi? Preparato le valigie?
Io, presissima dagli ultimi preparativi, sto passando le mie serate a impacchettare regali, roba che neanche l'omino del magazzino Amazon (me ne immagino sempre uno solo, che corre come un elfo magico di Babbo Natale).
E così vi voglio salutare, prima delle feste, con un'altra piccola idea per i pacchetti regalo.
Chi mi segue su Facebook sa che poche settimane fa ho provato l'emozione della mia prima lettura ai bambini in biblioteca.
O forse dovrei dirlo al plurale, perché le emozioni sono state tante: paura, divertimento, curiosità , felicità . E un bel po' di soddisfazione, alla fine, nel vedere le facce felici del mio piccolo pubblico.
È stato così bello che voglio provare a trasmetterle un po' anche a voi, queste emozioni. E anche farvi conoscere gli splendidi libri che sono stati protagonisti della mia lettura (standing ovation per loro!).
Ho pensato parecchio al nome da dare a questa piccola idea. Tutte le verbalizzazioni e i concetti che giravano attorno al concetto di "pacco troppo grande" mi facevano presagire visite al mio sito da persone non propriamente interessate ad argomenti materni.
Alla fine ho guardato (letteralmente) negli occhi la mia creazione e ho decretato che si sarebbe chiamata "Pupacco di neve".
L'idea è nata in un momento di panico: il regalo di Natale per il Piccolo T era più grande della carta da pacchi che avevo.
Ma perché dovrei parlarvi di libri solo se riesco a inventarci un gioco?
Ci sono libri meravigliosi che non mi hanno ispirato attività ma che abbiamo amato e letto fino a consumarli.
Non so se anche i libri per bambini si possano dividere in generi. In biblioteca si trovano tutti mescolati in un'unica sezione, divisi al massimo per età .
Io però una personale suddivisione me la sono fatta: mi serve per capire quale libro leggere in un certo momento (non che il Piccolo T mi lasci molta possibilità di scelta), o a regalare il libro giusto secondo il carattere di un bambino.
Il Natale, si sa, quando arriva arriva (e arriva tra un mese!), e con esso arriva anche, inesorabile, la furia distruttrice dei "toddlers"
(dicesi "toddler" un bimbo tra uno e tre anni circa, che ha imparato a camminare ma non ne ha ancora il pieno controllo, ma soprattutto un essere di cui VOI non avete il minimo controllo).
Quali soluzioni possibili?
Uno. Rinunciare a un albero.
Due. Creare un albero toddler-safe, con addobbi infrangibili.
Tre. Creare un albero apposito per il toddler, sperando che questo lo distragga dall'altro.
Ci sono libri che fanno sorridere, libri che fanno ridere, libri che fanno sbellicare dalle risate.
Quello di cui vi parlo oggi, per noi, appartiene senza ombra di dubbio all'ultima categoria, e trovare un modo per giocarci ha prolungato la storia e il divertimento a lungo, molto oltre la lettura.
Siete pronti a conoscerlo?
Si chiama
Abbaia, George, e nel 2011 ha vinto un meritatissimo premio nazionale Nati per Leggere nella sezione Crescere con i libri.
Una delle migliori svolte, nella mia breve carriera di mamma, è stata il passaggio da "Ehi, ora dorme! Devo muovermi a fare i lavori di casa!" a "Ehi, Piccolo T, mi aiuti con i lavori di casa?".
Non che il suo aiuto sia risolutivo, sia chiaro, ma coinvolgerlo nelle faccende domestiche mi permette di intrattenerlo e fare qualcosa di utile al tempo stesso (vi pare poco?).
Fare il casalingo piace abbastanza anche a lui (futura nuora mia, ringraziami!), così, oltre alla versione "life size" delle attività (svuotare la lavatrice, mescolare gli impasti, staccare le foglioline di prezzemolo) cerco, se possibile, di proporgliene alcune anche sotto forma di gioco simbolico.