Facciamo finta che andiamo a scuola?

Il filtro del gioco è quella straordinaria capacità di trasformare qualsiasi esperienza in qualcosa di divertente, appassionante, coinvolgente. È una capacità innata (anche se – ahinoi – sempre meno allenata) nei bambini, che sanno vedere negli oggetti, nei luoghi e nelle persone strumenti chiave del loro gioco simbolico o per le storie che la loro fantasia sa inventare.


Anche Buddy e Spillo, protagonisti di una serie di libri di Maureen Fergus e Carey Sookocheff,  pubblicati in Italia da Lupoguido, possiedono questa meravigliosa dote. Li abbiamo conosciuti immersi nelle loro prime avventure e li avevamo ritrovati alle prese con un nuovo bebè in casa. Li riscopriamo in questo delicato periodo dell'anno con un nuovo titolo, perfettamente a tema: Buddy e spillo vanno a scuola.

Fin dall'incipit l'albo evidenzia la tematica del gioco simbolico, con un ironico scarto tra testo e immagini: mentre vediamo Buddy che aiuta Spillo a salire su una tenda, le parole spiegano:

Buddy e Spillo si stavano per arrampicare sul fagiolo magico


Questa volta, nel gioco è però coinvolta anche Meredith, la bambina di casa, che invita i due protagonisti ad andare a scuola.
Spillo spiega a Buddy che con gli studi giusti si può diventare tutto ciò che si vuole. Perfino un idrante (anche se Buddy, pensando a cosa fa sugli idranti, decide che preferisce diventare altro).


Anche la scuola di Meredith è naturalmente frutto di fantasia: la bambina, alla lavagna, spiega la sua lezione a una classe di pupazzi e giocattoli.
E quando Meredith si stanca di spiegare e va "in riunione con altre maestre", è Spillo a diventare professore.



Dimenticate italiano, matematica e geografia: le lezioni del piccolo riccio comprendono materie come annusare e prendersi la coda. Tutte discipline nelle quali Buddy eccelle, naturalmente.


Come gli altri titoli della serie, Buddy e spillo vanno a scuola conferma una sensibilità speciale al "sentire" dell'infanzia, rappresentando l'amicizia e il gioco con sguardo bambino, e riuscendo nell'impresa di costruire una forma di ironia accessibile anche ai più piccoli.
Il lavoro combinato tra testo e illustrazioni, fatto a volte di contrasti e a volte di conferme, è infatti una perfetta rappresentazione del gioco simbolico e allo stesso tempo un elemento di divertimento per il lettore.

Le immagini prendono a volte un punto di vista esterno (facendoci vedere la realtà), a volte quello dei protagonisti (visualizzando la loro fantasia), mentre le parole "reggono il gioco" della loro fantasia (non viene mai detto esplicitamente, ad esempio, che i compagni di classe sono tutti pupazzi).

Buddy e spillo vanno a scuola è un ottimo modo per aiutare i più piccoli a familiarizzare col concetto di scuola, per farli sentire più vicini ai fratelli maggiori oppure per introdurli a un mondo che li aspetta in un futuro non troppo lontano.

Basta poco per allargare l'attività dalla lettura del gioco al gioco simbolico stesso.
Potete ad esempio usare il mio pdf stampabile per

giocare alla scuola



Potrete così costruire un libretto e un registro, fare l'appello, dare voti e inventare, come Buddy e Spillo, le materie più buffe: sbaciucchiamento applicato, capriole sul letto o tecniche di costruzione di macchinine coi Lego.
E mi raccomando: non dimenticatevi della materia più importante: la ricreazione!


     

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