Il più vasto dei regni.

In un mondo in cui tutti hanno tutto, qual è la vera ricchezza?


È un Paese all'incontrario quello che Alex Cousseau e Charles Dutertre ci raccontano in Il re senza reame (ed. Sinnos). Tutti i suoi sudditi hanno dei castelli e il re invece non ha niente di niente, quindi sta seduto e aspetta.



A fargli compagnia arriva presto un gatto, che non avendo di meglio da fare inizia ad aspettare con lui.


Il re ha talmente poco che non ha nemmeno un nome. Tutti lo chiamano semplicemente "re".
E nemmeno il gatto ha un nome. Tutti lo chiamano semplicemente "gatto".


Da qui inizia una serie di vicende fatte di incontri con strani personaggi e di piccoli stratagemmi del gatto (un gatto che a un certo punto infilerà un paio di stivali, tanto per rendere più fiabesca la storia).
In questo Paese così assurdo, c'è perfino un pesce che preferisce farsi mangiare dal gatto (parlerà poi dalla sua pancia) che stare con la signora che lo teneva.


Il mondo di Il re senza reame è tutto capovolto, ma le riflessioni che genera sono concrete e reali.
Ricchezza significa possedere tante cose o avere qualcuno con cui condividere il poco che si ha? Si può possedere una persona? E un gatto? Un re è re per il proprio nome o perché governa su qualcosa?

Il re senza reame ha due distinti piani di lettura: la fiaba, con le sue stranezze e le sue vicende, e la metafora, più concettuale, in cui ogni elemento diventa una chiave di lettura della realtà.
La presenza di personaggi chiave delle fiabe classiche, ma decontestualizzati (il cavaliere, il gatto con gli stivali che però non è "quel" gatto con gli stivali) contribuisce a smontare la costruzione che ci si attende da un racconto, con un effetto straniante che accende domande nel lettore.
Sembra una fiaba d'altri tempi, ma le sue suggestioni sono più che mai attuali, o meglio senza tempo.

Le illustrazioni vintage, dai colori piatti e brulicanti di dettagli e strane prospettive come moderni arabeschi, ci aiutano a entrare nella dimensione fiabesca e invitano alla caccia al dettaglio.

Ognuno può essere re, senza un regno.
Possiamo inventarci re noi stessi. Basta una corona, anche di carta (in fondo, per regnare su qualcosa che non c'è, non servono orpelli preziosi).
Potete costruirla con la tecnica dell'origami, a partire da tanti quadrati di carta colorata, di dimensione da 10 a 15 cm circa.
Piegate ogni quadrato in quattro per "segnarne" i quattro quadranti, quindi riapritelo e ripiegate a punta due angoli.


Poi piegate a metà il rettangolo rimasto, in modo che il bordo tocchi le due punte ripiegate.


E ripiegate ancora una volta verso l'alto.
Avete ottenuto un modulo. Ora dovete infilare i moduli uno nell'altro fino a metà, fino a raggiungere la larghezza desiderata. Potete continuare sempre nella stessa direzione o alternare tenendo una punta all'interno e una all'esterno, come ho fatto io.


A questo punto infilate una dentro l'altra le due estremità per chiudere la corona.



Ok, forse non sono molto brava a spiegare le istruzioni degli origami.
Facciamo così: vi metto un video che ho trovato su YouTube e spiega tutto passo passo.


Che ne dite, più semplice ora?
Siete pronti a diventare re e regine? E avete deciso su cosa regnerete?



Qui si regna sul Paese degli Spettinati. Pronti a combattere ogni pettine che osi assalirci.


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