Bestia, che spettacolo!

Cos'ha di così affascinante il tendone di un circo?
Forse il fatto di nascondere un mondo a cui può accedere solo chi paga il biglietto, forse la promessa di meraviglie mai viste prima, forse il suo essere "a termine", perché si ferma per un po' e poi se ne va.


E non serve che il circo prometta spettacoli in grande quantità. Ne può bastare anche uno solo, se è veramente fuori dal comune. Ad esempio, se dentro il tendone vi aspetta La più straordinaria bestia del mondo.


Il breve romanzo di Guido Sgardoli (Notes edizioni), agile da leggere anche per i primi lettori autonomi che abbiano preso confidenza con testi un po' più lunghi del normale albo, inizia così: con un uomo che arriva di notte nella piazza del paese e allestisce il suo tendone, con tanto di insegna che promette di mostrare, per l'appunto, La più straordinaria bestia del mondo.


La narrazione si dipana in un racconto corale, che tratteggia il microcosmo di paese, con i negozianti, gli artigiani e i diversi personaggi che lo animano e che, uno dopo l'altro, vengono attratti da questa misteriosa creatura.
All'interno del tendone può entrare una sola persona per volta, e anche questa regola ferrea contribuisce ad alimentare la curiosità attorno all'evento.
La protagonista è Miriam, una bambina molto curiosa ma troppo povera per potersi permettere il soldo del biglietto.


Passando tra i concittadini in fila per entrare e quelli che sono appena usciti, Miriam sente le voci e le esperienze sull'aspetto di questa strana bestia. Incredibilmente, sembra che ognuno abbia visto delle cose diverse. Qualcuno dice che ha peli, qualcuno che ha squame, qualcuno è certo di aver visto delle strane orecchie, altri giurano che si tratti di corna.
Come spesso accade, soprattutto tra le "voci di paese", la verità non è mai una sola, e ognuno ne ha una sua versione. Ognuno, nelle cose, vede quello che vuole vedere.

Ma come sarà fatta davvero questa creatura?


Sarà proprio Miriam a scoprirlo, e a capire che la cosa più straordinaria non sempre è l'aspetto, ma il cuore.

La più straordinaria bestia del mondo colpisce per la curiosità che suscita, per il mistero che sottende, ma anche per i siparietti tra i diversi personaggi, per la loro visione diversa di una stessa cosa, per come le caratteristiche dei personaggi si riflettano a volte sul loro modo di vedere "la bestia".

Il lettore non saprà mai, nemmeno alla fine del libro, l'aspetto reale di questa creatura, ma avrà sognato e immaginato, mettendo assieme i pezzi e gli indizi, e formando nella propria testa una sua idea di come possa essere.

Col Piccolo T mi sono divertita a inventare anche una "nostra" bestia, che fosse corale come il libro, in un gioco di disegno e fantasia che abbiamo chiamato

L'inventabestie.

Per giocare, serve un dado.
Un dado da personalizzare con dei simboli ad hoc, da disegnare e incollare sulle sei facce con del nastro biadesivo (proprio come avevo fatto nel mio post precedente).
Ogni simbolo indicherà una parte della bestia da disegnare: corpo, occhi, viso, mani, piedi, bocca.


A turno (si può giocare in due o più) si tira il dado e ognuno disegna la parte del corpo che esce.
Se esce due volte la stessa parte, si può arricchire di particolari ("viso" significa tracciarne la forma, ma anche le orecchie, i capelli, o le corna) o aggiungere qualcosa (ci sono già due occhi? E chi lo dice che non può essercene un terzo?).


Il disegno finisce dopo un certo numero predefinito di lanci oppure quando i giocatori si dichiarano soddisfatti.
Non c'è un vincitore, solo il gusto di creare qualcosa insieme.


Questo il nostro primo risultato.
Oh, be', la "bestia" doveva essere straordinaria, mica bella, giusto?







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