La guerra dei rossi (e dei verdi).

Uno dei ricordi più vividi che ho delle elementari è di una volta in cui a ricreazione ho scritto dietro la lavagna "Non sarò mai più amica di Chiara". Non so quale fosse il motivo del litigio, so solo che il giorno dopo, Chiara era diventata la mia migliore amica (e lo fu per almeno una settimana) e che io e Chiara ancora ci ridiamo su, quando ci ritroviamo alle cene di classe.
Non è facile nemmeno per i bambini capire che certe guerre non servono a nulla. Loro, però, almeno hanno il pregio di farle durare poco.

 
 
 
Lucertole verdi e rettangoli rossi, di Steve Antony (edizioni Zoolibri) è una perfetta allegoria di queste guerre inutili, quelle che nessuno si ricorda più perché siano iniziate.

È un albo dal forte contenuto metaforico, con tutti i pregi e i limiti che questo comporta, e sebbene semplicissimo nel linguaggio e nelle immagini, non lo proporrei prima dei 5 anni, perché non comprenderne l'allegoria significherebbe non comprenderlo affatto.


Lucertole verdi e rettangoli rossi, protagonisti del libro, sono diversi sotto ogni aspetto, anche quelli meno scontati: agli animali, vivi e morbidi nelle linee, flessibili e mutevoli nelle posture e nelle espressioni, si contrappongono figure fisse, bidimensionali, nette e spigolose. Perfino i due colori sono complementari.

La maggior parte di queste cose, un bambino che legge non le sa, ma riesce ugualmente a percepirle dalla raffigurazione grafica, che mostra due entità che non potrebbero essere più contrastanti.

 
La narrazione usa lo spazio-pagina e le scelte tipografiche in modo espressivo, mostrandoci i protagonisti costretti, schiacciati, in un continuo gioco di forza.

 
Fino alla guerra totale, che ce li mostra disordinatamente sparsi sul foglio, a battersi senza una regola o una strategia.

 
Alla fine, lucertole e rettangoli, queste due entità da cui è così difficile aspettarsi un'interazione, troveranno un modo per coesistere in pace.

Lucertole verdi e rettangoli rossi ha un forte messaggio pacifista, di quelli un po' semplici, forse, ma veri: è inutile fare la guerra; molto meglio trovare insieme una soluzione.

Ed è all'insegna di questo spirito che io e il Piccolo T ci siamo cimentati in una sorta di gioco cooperativo. Un gioco nel quale in realtà non si perde, ma si può soltanto proseguire insieme trovando una strategia comune.

Lucertole e rettangoli verso l'infinito e oltre.


Scopo del gioco è far arrivare lucertole e rettangoli alla cima del foglio, partendo dal basso.

I materiali:
  • un foglio quadrettato
  • un dado
  • un pennarello rosso
  • un pennarello verde

Le regole:
Si gioca a turno (il giocatore-rettangolo userà un colore rosso e il giocatore-lucertola ne userà uno rosso). Non è necessario disegnare lucertole, naturalmente. L'importante è che le figure coprano un determinato numero di quadretti.
A turno, quindi, ogni giocatore lancia un dado e disegna una "lucertola" o un rettangolo lungo tanti quadretti quanti sono i punti del dado.
Attenzione: gli elementi possono essere messi in orizzontale o in verticale, ma secondo regole precise:
  • si può piazzare un pezzo in orizzontale solo se appoggia su almeno altri due quadretti occupati (quindi può essere appoggiato su un altro pezzo orizzontale, sovrapponendolo di almeno due quadretti, oppure su almeno due pezzi verticali che arrivino a pari altezza).
  • si può piazzare un pezzo in verticale solo sul piano inferiore oppure su un pezzo orizzontale. Non è consentito piazzare un pezzo verticale sopra un altro pezzo verticale.
  • I pezzi da uno possono essere piazzati ovunque.
 
(immagine senza colori e lucertole, per esemplificare meglio i diversi casi)

E si prosegue così, costruendo una struttura complessa sempre più alta, sostenendosi (letteralmente) a vicenda, cercando e condividendo strategie, sperando insieme nell'uscita del numero giusto.

In pace, come bravi rettangoli e brave lucertole.


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